Pensioni, brutte notizie per molti l’INPS vuole i soldi indietro! Ecco come salvarsi

Quando l'INPS chiede soldi indietro delle pensioni? Quando l'INPS si sbaglia sulle pensioni? Cosa sapere per tutelare la pensione evitando la restituzione.

Per le pensioni le notizie brutte corrono veloci. Sicuramente, non farà piace saper che l’INPS rivuole i soldi indietro. L’Istituto negli ultimi giorni sta inviando ai pensionati lettere richiedendo la restituzione immediata delle somme percepite senza diritto, ovvero indebitamente. 

Un’amara sorpresa caduta in un momento economico estremamente dedicato, per cui si comprendono le difficoltà dei tanti pensionati messi nelle condizioni di dover restituire anche cifre importanti. Peraltro, c’è da chiedersi come mai l’INPS richiede indietro del denaro quando procede all’erogazione diretta di diversi trattamenti economici previdenziali spettanti. 

Per assurdo, l’INPS commette degli sbagli sulle pensioni. I casi sono tanti, non sono pochi i pensionati che hanno ricevuto somme più alte rispetto a quelle realmente spettanti. Tuttavia, va fatta una precisazione importantissima, l’INPS non può sempre procedere con il recupero delle somme, a suo dire: percepite indebitamente.

Pensioni brutte notizie per molti l’INPS vuole i soldi indietro! Ecco come salvarsi

In linea generale, è importante comprende che l’Istituto inoltra una sorta di “richiamo” a coloro che hanno integrato il proprio trattamento economico. Ben il 30% delle lettere inoltrate dall’INPS hanno come oggetto la restituzione delle somme erogate a titolo d’integrazione al trattamento minimo o maggiorazioni e così via.

In altre parole, il pensionato richiedendo l’aggiornamento della pensione ottiene di più, ma per l’INPS il più delle volte sono stati commessi errori, per cui l’importo erogato in più sul trattamento economico previdenziale deve essere restituito. 

È, importante, comprendere che due sono i motivi che spingono l’Istituto a richiedere le somme indietro, il primo errore può essere stato commesso direttamente dall’INPS, mentre per il secondo spesso sono i pensionati che sbagliano. In base alla circostanza che ha fatto scattare la percezione indebita, viene modificata l’azione dell’INPS. 

Non tutti sanno che se l’Istituto sbaglia erogando delle somme in più, importi che tecnicamente non spettano sulla pensione, non può sempre reclamarle. Nello stesso modo, l’INPS potrebbe trovarsi nella condizione di non poter richiedere le somme che il pensionato ha ricevuto in più sul cedolino.

È, questa, sicuramente è una buona cosa che salva il pensionato dall’azione di restituzione delle somme richieste dall’INPS a titolo di percezione indebita.  

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L’INPS si trova nella posizione di reclamare la parte versata in più, rientra nei diritti dell’Istituto avviare la procedura immediata per il recupero delle somme percepite indebitamente. 

Purtroppo, il vero problema sono le prestazioni economiche previdenziali subordinate alla presenza di aggiornamenti legati alla situazione reddituale o familiare. 

Occorre, sottolineare, che anche l’eventuale sbaglio nella procedura di liquidazione del trattamento economico previdenziale, porta l’Istituto a richiedere le somme versate in più.

Nello stesso modo, il pensionato si trova nella posizione di dover dimostrare agli atti che l’errore non è di sua competenza. E, quindi, è il pensionato che deve richiedere al tribunale competente l’annullamento della procedura di recupero delle somme percepite indebitamente. D’altra parte, esistono tante sentenze in cui è emerso il danno ingiusto a carico del pensionato. 

Quando sbaglia il pensionato? Come si salva la pensione 

È, importante, comprendere che anche le cartelle esattoriali che hanno per oggetto la restituzione INPS di somme percepite indebitamente si possono impugnare. Anche, in questo caso, viene chiesto al giudice l’annullamento del titolo esecutivo. 

In altre parole è il pensionato che deve tutelarsi impugnando la restituzione delle somme versate in più, come ad esempio, la restituzione di maggiorazioni sociali, quattordicesima e così via. 

Bisogna, anche tener conto degli elementi incisi che portano a modificare l’importo dell’assegno pensione, come l’applicazione del tasso d’inflazione, il limite reddituale da rispettare e così via. 

In quest’ultima ipotesi ricordiamo che i redditi annui sono subordinati a variazione, in questo caso l’aggiornamento viene prodotta dal pensionato attraverso l’esibizione del modello RED. 

Modello utilizzato dall’INPS per aggiornare l’importo della pensione spettante. 

In presenza d’importi non aggiornati, l’INPS potrebbe comunque procedere all’aumento del trattamento economico previdenziale, per poi richiedere la restituzione di quanto percepito indebitamente.

In questo caso, è difficile promuovere un’opposizione, ma è più facile produrre un’ulteriore documentazione che avvalori le annualità che hanno generato la maggiorazione della pensione. In altre parole, se subentra questa condizione, si dovrebbe spingere l’INPS nel riesaminare l’intera condizione debitoria del pensionato. 

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