Invalidità civile INPS: notizia bomba! Ritorna l'assegno!

L'invalidità civile INPS è un supporto assistenziale per chi ha subito un handicap e non può più mantenersi completamente autosufficiente. Oltre a questo, di recente l'Istituto avrebbe decretato la soppressione dell'assegno a chi lavorava. Fortunatamente il Governo Draghi s'è imposto sulla questione, e sta cercando di evitare che migliaia di diversamente abili perdano l'assegno perché, purtroppo, lavorano.

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L'invalidità civile INPS ora è garantita anche per chi lavora.

Sembrerebbe una cosa normale, in realtà è una notizia bomba rispetto a quanto la stessa INPS aveva dichiarato poco tempo fa.

E cioè che, per via di un cavillo burocratico, chi deteneva un'occupazione ad oggi avrebbe avuto la rescissione dell'assegno dell'invalidità civile.

Perché stando ad un'interpretazione della legge 118/1971 in realtà non si potrebbe mantenere la prestazione se intanto si ha un reddito da lavoro, perché si richiederebbe come requisito l'inoccupazione, e non l'incollocamento al lavoro.

Ma ora la situazione s'è ribaltata, anche grazie alle ultime dichiarazioni del Ministro del Lavoro Andrea Orlando, a favore del reintegro dei lavoratori con disabilità tra gli assegnatari.

Se però, nel peggiore dei casi, il Governo Draghi non dovesse farcela, ti suggerisco comunque di valutare l'idea di affidarti alla Legge 104. Con il lavoro che hai potresti garantire comunque un'uscita pensionistica, anche andando in pensione a 57 anni e con soli 10 anni di contributi versati.

Intanto, per avere un riassunto sulla questione, ti suggerisco di vedere il video di Speedy News Italia.

In questo articolo faremo invece il punto della situazione in merito a chi ha diritto ad oggi all'assegno dell'invalidità civile, e anche le nuove percentuali previste per accedere alla prestazione economica.

Invalidità civile INPS: ma a chi spetta oggi l'assegno?

Per invalidità civile si intende la condizione in cui il cittadino si ritrova a non poter più condurre in maniera autonoma ed efficiente la propria vita civile, a causa di una malattia disabilitante.

Nel caso proprio di questa norma, che si rifà alla legge 118/1971, lo Stato considera invalido civile chi soffre di:

  • una minorazione congenita e/o acquisita,
  • esiti permanenti delle infermità fisiche e/o psichiche e sensoriali permanente e/o progressivo, 
  • una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore ad un terzo o se minori di 18 anni.

Ma chi si parla in concreto? Praticamente di tutti coloro che soffrono di sordità, cecità, paraplegia o tetraplegia, così come tutti coloro che hanno sofferto di amputazioni o mutilazioni.

Cioè tutti coloro che hanno subito dei danni in maniera del tutto involontaria e non possono più vivere appieno la vita civile.

Ma come per molte cose la situazione è, oltre che umana, purtroppo burocratica. 

Lo Stato ti deve dare la certificazione di invalidità civile per poterti considerare tale nei propri archivi e fonti amministrative.

Per avere questa "nomina" è necessario avere la conferma dei propri handicap da parte di un'apposita commissione medica

Ma questa commissione medica si limiterà a certificarti non solo la malattia, ma anche la percentuale di invalidità in cui ti trovi.

Infatti i problemi sono sorti da lì.

A quanto è l'invalidità civile INPS? Ecco le percentuali!

Le percentuali per l'invalidità civile sono dettate dall'INPS, e ognuna di queste limita l'accesso ad alcuni servizi o prestazioni.

Teoricamente si possono riassumere in quattro prestazioni e servizi:

  • hai accesso alle liste speciali dei Centri per l'Impiego (assunzione agevolata) se hai più del 46% di invalidità;
  • hai accesso all'assistenza sanitaria specialistica gratuita e alle agevolazioni fiscali se hai un handicap tra il 33% e il 73%;
  • hai accesso all'esenzione del ticket sanitario se hai oltre il 46% di handicap riconosciuto.

Mentre per l'assegno dell'invalidità civile scatta se hai un handicap superiore al 74%.

La rigidità di queste percentuali è stata oggetto di polemica, specie se per un punto percentuale perdi l'assegno.

Purtroppo è uno dei sistemi con cui lo Stato cerca di ridurre la platea, anche davanti al rischio di aumentare troppo i costi degli ammortizzatori sociali e degli sgravi, ad oggi oltre i 70 miliardi di euro l'anno, secondo l'Osservatorio dei Conti Pubblici.

Ma la vera polemica l'ha fatta scatenare la questione del lavoro. Perché per questi c'è stato il rischio di perdere l'assegno.

Invalidità civile INPS e lavoro: ora ritorna l'assegno! Ecco a chi

Prima c'era il rischio che l'INPS annullasse definitivamente l'invalidità civile per coloro che hanno un lavoro, come sembrava da quanto è stato dichiarato nel messaggio n. 3495 dello scorso 14 ottobre.

Questo ha messo in allerta tutti coloro che fino ad oggi lavoravano, anche se di poche ore, e potevano avere comunque l'assegno.

Ma il Ministro del Lavoro Andrea Orlando in occasione del Question Time alla Camera ha ribadito di far ritornare l'assegno ai lavoratori.

Perché sennò l'INPS bloccherà l'assegno a tutti coloro che non hanno come requisito fondamentale l'inattività lavorativa.

Questa scelta delll'"inattività lavorativa" deriva dall'interpretazione della legge 247/2007, che ha portato il requisito dell'incollocazione al lavoro con quello dello stato di inoccupazione.

E non si parla della stessa cosa:

L'incollocazione è quanto, pur iscritto nelle speciali liste per il collocamento obbligatorio, non trovi mansioni compatibili con la propria condizione fisica o psichica.

Mentre l'inoccupazione è quando tu non stai facendo alcun lavoro, nemmeno occasionale. La cosa ovviamente è curiosa, visto che comunque l'INPS stabiliva un reddito preciso:

  • 8.145 euro all’anno in caso di lavoro dipendente,
  • 4.800 euro all'anno in caso di lavoro autonomo.

Però, stando anche alle sentenze della Corte di Cassazione, l'orientamento giurisprudenzale con cui interpretare il requisito sarebbe quello per lo stato di inoccupazione. 

Altrimenti non si avrà accesso a tutto ciò a cui avresti diritto.

Invalidità Civile INPS: ecco a cosa dà diritto!

Come visto, con l'invalidità civile l'INPS ti garantisce una serie di servizi, che vanno dall'accesso alle liste di collocamento agevolate, fino al ticket sanitario gratuito e alle visite specialistiche gratuite.

Diversamente, superato il 73% di handicap riconosciuto, scatta l'assegno ma in realtà questo assegno sarà disposto solo in tre modalità:

  • pensione di inabilità per gli invalidi totali (cioè 100% d'invalidità),
  • indennità di frequenza per i minori invalidi (cioè tra il 74% e il 99%),
  • assegno mensile per gli invalidi parziali, di età compresa tra i 18 e i 67 anni.

Questo assegno ammonta a circa 287,09 euro al mese, per tredici mensilità.

E solo se hai anche un reddito ISEE basso, come previsto anche per altre prestazioni o ammortizzatori sociali (Reddito di Cittadinanza, NASPI, Reddito di Emergenza...).

Come visto, la legge considererebbe l'accesso all'assegno (salvo novità dal Governo Draghi) solo se sei disoccupato. 

Redditualmente, la disoccupazione rimane se si denuncia un reddito inferiore a 4.931,29 euro annui.

Se superi quella soglia, diventi automaticamente un "occupato", e perderesti l'assegno. Infatti c'è da chiedersi se convenga passare alla Legge 104.

Invalidità civile INPS o Legge 104: ecco quale conviene!

L'invalidità civile spetta a chi ha subito una malattia disabilitante, che l'ha portato a non avere più le stesse capacità di prima per andare avanti nella propria vita civile.

L'INPS, come visto, la certifica secondo alcune percentuali, e per ognuna spetta una data prestazione o servizio.

Nel caso in cui lo sblocco promesso dal Ministro del Lavoro Andrea Orlandi non dovesse andare in porto, rimarrebbe la Legge 104 come alternativa, almeno per chi detiene un lavoro ma perde l'accesso all'assegno dell'invalidità civile.

La Legge 104 garantisce l'accesso ad una pensione d'invalidità se si ha una condizione di disabilità riconosciuta dalla commissione medica dell'USL, e se nel frattempo si può garantire una quota contributiva versata all'INPS.

Hai il vantaggio di poter andare in pensione anche a 57 anni, ma dovrai garantire almeno per 10 anni di contributi versati.

Per la precisione, 10 anni di assicurazione e contribuzione dopo la comparsa della cecità.

Sennò c'è poca speranza. Inoltre c'è già chi teme al peggio, cioè ad una possibile reintroduzione dell'assegno dell'invalidità civile nei redditi tassabili.

Ma l'invalidità civile INPS fa reddito ISEE?

Davanti alla prospettiva di tagliare le gambe a chi lavora e percepisce fino ad oggi l'invalidità civile INPS, la domanda è legittima, visto che ci fu un precedente abbastanza imbarazzante.

Sto parlando del caso del 2015, quando il Governo Renzi stabilì che le rendite INAIL, quelle spettanti a chi ha subito un handicap sul luogo del lavoro, non sarebbero state più considerate come esentasse.

In pratica il contributo assistenziale dello Stato diventava un tuo reddito, come uno stipendio qualsiasi.

Fortunatamente la norma rientrò in tempo, anche perché avrebbe creato molte difficoltà a chi, oltre al danno dell'infortunio sul lavoro, si ritrovava infortunato dallo Stato a livello fiscale.

Nel caso dell'invalidità civile, anche la stessa pensione di invalidità è fuori tassazione IRPEF.

Quindi non concorre alla formazione di redditi, dato che non è richiesta nemmeno la Certificazione Unica!

Altrimenti sarebbe stata una beffa in tutto e per tutto.

Invalidità civile INPS: ecco le novità sull'assegno

Se la situazione non migliorerà sull'invalidità civile INPS, molte associazioni andranno sul piede di guerra.

Già il presidente dell'ANMIC, Nazaro Pagano, parla di una "beffa". E in effetti abbiamo visto che non ha tutti i torti.

Lo stesso Governo Draghi sta valutando di proporre un emendamento al testo del Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2022, anche per far rientrare il tutto in una serie di proposte per favorire ancora di più l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità.

Anche perché col Covid ancora al giro, proprio queste categorie fragili sono quelle che dovrebbero avere maggior interesse da parte dello Stato.

Purtroppo non sembra sia andata così, visti i vari ritardi in merito all'assistenza e al supporto medico che sono stati registrati durante le varie ondate Covid e i lockdown da marzo 2020.

Inoltre, se nulla verrà fatto per impedire questo blocco, l'assegno verrà interrotto verso fine febbraio, dato che il comunicato stampa è del 20 ottobre, e l'interruzione sarà entro 120 giorni dopo.

Diciamo che come regalo di Natale si poteva fare di meglio, invece di togliere un supporto, anche se minimo, a chi rischia più di tutti l'estromissione sociale.