Record negativo per l’Italia: giovani con stipendi più bassi d’Europa, sotto gli 876 euro

Complimenti all’Italia, ancora una volta Paese dei record…in negativo! Sì, perché i giovani italiani sono a rischio povertà con gli stipendi tra i più bassi d’Europa. Fortunatamente, però, nella classifica dei “peggiori” siamo solo penultimi, davanti alla Romania. Che magra consolazione.

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Complimenti all’Italia, ancora una volta Paese dei record…in negativo! Sì, perché i giovani italiani sono a rischio povertà con gli stipendi tra i più bassi d’Europa. Fortunatamente, però, nella classifica dei “peggiori” siamo solo penultimi, davanti alla Romania. Che magra consolazione. 

Record negativo per l’Italia: giovani con stipendi più bassi d’Europa, sotto gli 876 euro

I giovani lavoratori italiani sono a rischio povertà. Non lo diciamo noi, ma è quanto emerso dalla recentissima classifica Eurostat. Va da sé che il Bel Paese si è guadagnato un altro trofeo, sia a livello europeo, che nazionale: siamo secondi solo alla Romania nella classifica dei peggiori, tra gli Stati con gli stipendi più bassi

Quanti sono i giovani italiani tra 20 e 29 anni a rischio povertà? I dati parlano chiaro: 360 mila giovanissimi, il 13.1% nello scorso anno. Questo significa che un italiano under 30 guadagna meno di 10.591 euro in un intero anno, con stipendi che si stanziano al di sotto degli 876 euro mensili

Pensate un po’, “guadagna” di più al mese un percettore di Reddito di Cittadinanza. Eppure, questa misura è sulla bocca di tutti, soprattutto ora, in piena campagna elettorale, mentre degli stipendi bassissimi percepiti mensilmente dai giovani, no. Tutto tace. 

Sottolineiamo che non si tratta di una problematica che comincia e si conclude con la giovane età, che magari potrebbe essere dovuta alla poca esperienza dei ragazzi, ma che prosegue anche quando i giovani non sono più giovani. 

Ad avvalorare questa tesi, il report pubblicato dalla commissione di esperti voluta dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando, dello scorso gennaio. Cosa è emerso in questo rapporto? Che un lavoratore su quattro, di qualsiasi fascia di età, si trova in povertà lavorativa. 

Questo disagio tocca maggiormente tre categorie di soggetti: innanzitutto, quella dei giovani, come abbiamo visto, abbiamo poi le donne (era facile aspettarselo) e i cittadini del Mezzogiorno.

Stipendi troppo bassi, ecco le cause della povertà

Perché si parla di povertà lavorativa? Semplice, perché i lavoratori svolgono unicamente poche ore di lavoro alla settimana, oppure poche settimane durante l’anno, ma soprattutto perché gli stipendi sono davvero troppo bassi

Le imprese investono poco sul capitale umano e non innovano (eh sì, è troppo costoso) e per questo gli stipendi sono bassi, tanto bassi da non garantire una qualità della vita “normale” per i cittadini. Secondo i dati Ocse per la crescita degli stipendi medi, l’Italia è il fanalino di coda di tutta l’Unione Europea. 

Il Bel Paese in trent’anni ha mantenuto standard gli stipendi – dal 1990 al 2020 – o, meglio, in certi casi ha anche giocato al ribasso. Negli altri Stati d’Europa, invece, questi sono saliti: 

  • + 33.7% in Germania,
  • + 31.1% in Francia,
  • + 6.2% in Spagna. 

Da noi, invece, è stato registrato un -2.9%. E non è finita qui, perché con l’inflazione alle stelle (+8%) pagheremo più di tutti la perdita del potere di acquisto di pensioni e stipendi, registrando un -3% rispetto alla media Ocse -2.3%.

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Precarietà alle stelle e sfruttamento

Gli stipendi in Italia sono bassi anche perché, sempre a differenza di altri Stati UE, non esiste un salario minimo; inoltre, la precarietà che è diventata ormai strutturale. Fioccano sempre più contratti con scadenza, retribuiti poco e niente. 

Girando sugli annunci delle offerte di lavoro si vedono proposte per giovani con esperienza, che sappiano almeno due lingue e che abbiano un diploma di laurea, che a stento superano i 600 o 700 euro al mese (ovviamente full time). 

Quando vediamo cifre un po’ più elevate, invece, c’è l’inganno. Quante volte ci siamo candidati ad offerte di lavoro per 1.500 o 2.000 euro al mese, ma che poi nel momento in cui si è iniziato a parlare della retribuzione (che in Italia è quasi un peccato chiedere) sono diventati 500 o 600 euro al mese iniziali e “poi si vedrà?

Stipendi bassi e disagio occupazionale

Nel 2021 l’area del disagio occupazionale si è estesa ancora di più. 4.8 milioni di lavoratori svolgono la propria professione con un part-time involontario o con un tempo determinato non volontario. Ma ci sono altri che sono:

  • sospesi;
  • in cassa integrazione
  • inattivi, ma pronti a lavorare. 

In questa macro area di disagio occupazionale, dove fanno da padroni precarietà, stipendi bassi e contrattucci, si trovano 2/3 di giovani con meno di 24 anni e 1/3 dei giovani adulti tra i 25 e i 35 anni, per un totale di circa 2 milioni di cittadini. 

Inoltre, di questi 2 milioni, 388 mila sono costretti al mix: part-time non voluto e contratto a termine non voluto, con un risultato di “doppio disagio”. 

Se a queste categorie, poi, sommiamo i disoccupati sostanziali, che comprendono chi cerca lavoro, chi non può lavorare per impegni familiari, ma che vorrebbe (per lo più donne), chi non trova lavoro da tempo e si è scoraggiato ecc., che seco l’ISTAT sono categorie disponibile ad essere impiegate nell’immediato, arriviamo a toccare 9.1 milioni di lavoratori in difficoltà. Di questi, si pensi, 3.5 milioni sono giovani under 34. 

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