L’Italia ha i lavoratori più tristi d’Europa! Stress e rabbia fanno da padroni in ufficio

Nuovo record negativo per l’Italia: i lavoratori più tristi d’Europa! Stress e rabbia fanno da padroni in ufficio, con un grado di coinvolgimento bassissimo.

Nuovo primato per il Bel Paese: i lavoratori più tristi dell’Unione Europea. Si tratta di lavoratori che restano in ufficio con stress e rabbia, senza avere delle prospettive di miglioramento, oltre che di cambiamento, per il proprio futuro. Andiamo a vedere nel dettaglio di cosa stiamo parlando. 

L’Italia ha i lavoratori più tristi d’Europa! Stress e rabbia fanno da padroni in ufficio

L’Italia domina ancora una volta le classifiche, in negativo, per i lavoratori più tristi d’Europa. Stress e rabbia fanno da padroni nelle loro giornate in ufficio. Questo è quanto è emerso di recente nelle analisi Gallup sullo “Stato globale del mondo del lavoro”. 

Il quadro generale mostra il fallimento per tutti i lavoratori del pianeta, ma in particolare, l’Italia sembra essere lontana anni luce per quel che riguarda il loro benessere e la felicità, segnando un nuovo record nell’Unione Europea.

Nell’intervista il 27% del totale degli intervistati ha dichiarato di aver provato una forte tristezza nella giornata lavorativa. A fare peggio del Bel Paese, solo Cipro, con il 28% di tristissimi in ufficio. La media è alta: un lavoratore italiano su tre, mentre lavora è triste. 

Senza vantarsi troppo, riacquistiamo posizioni nella classifica dei lavoratori più arrabbiati, classificandoci al sedicesimo posto. I lavoratori italiani sono molto tristi, sì, ma non troppo arrabbiati: solo 16 % degli intervistati, infatti, ha dichiarato di essere irritato. 

Nella classifica dei più arrabbiati dominano i paesi dell’Est UE. Non c’è comunque da gioire, poiché, se nell’Est fa da padrona la rabbia, in Italia domina quel permanente senso di rassegnazione

Gli intervistati hanno anche dovuto rispondere a una domanda particolare: “in che posizione si stanzia, in una scala che va da 1 a 10, la tua vita oggi”? Questa scala voi permetteva di calcolare non solo il benessere psicofisico, dunque la felicità, ma anche la prosperità, intesa come crescita. 

In questa scala l’Italia scende di nuovo e si ferma al ventottesimo posto. Sotto il Bel Paese solamente l’Est Europa e, a chiudere, Cipro. 

Se i lavoratori italiani sono fra i più tristi d’Europa, chi sono i più felici?

In molti lo avevano già capito: il Paese più felice d’Europa è la Finlandia. Qui si riscontra una percentuale elevatissima di sorrisi in ufficio: l’84%. Seguono anche:

  • Danimarca
  • Islanda
  • Paesi Bassi
  • Svezia
  • Norvegia

L’Italia ha solo un 40 % di lavoratori sorridenti e felici, mentre più della metà, il 60%, si colloca nella parte bassa della scala della contentezza. Niente speranze per loro, nessun potenziale progresso positivo. Nemmeno tra qualche anno.  Tutto ciò si traduce con una sola parola: rassegnazione.

I lavoratori italiani pensano che questo sia un periodo in cui la propria ricollocazione all’interno del mondo del lavoro sia davvero impossibile. Le speranze del cambiamento si traducono con un bassissimo 18%. Solo questa percentuale dei lavoratori italiani crede che sia un ottimo momento per cercare nuove possibilità lavorative.

Viceversa, danesi, tedeschi e inglesi credono rispettivamente con le percentuali del 69%, 53% e 43% che sia giunta l’ora più proficua per cambiare lavoro.

Lavoratori italiani, tristi e poco coinvolti nel loro lavoro

I lavoratori italiani, inoltre, dichiarano di essere poco coinvolti nel proprio lavoro. L’indagine è stata sempre effettuata da Gallup, che ha posto loro una serie di domande mirate a testare l’engagement sul posto di lavoro.

Più risposte positive venivano date dal lavoratore intervistato, maggiore era il suo coinvolgimento nel posto di lavoro e, in particolare, nello svolgimento della propria mansione. Abbiamo sempre detto, infatti, che le persone più coinvolte lavorativamente parlando sono più creative e proattive, sempre pronte a prendersi dei rischi, con relazioni più profonde e un umore migliore. Tutto questo si traduce nella loro produttività al lavoro, l’equazione è semplice: lavoratore più felice = lavoratore più produttivo.

Solo il 4% del totale degli intervistati ha dichiarato di essere coinvolto nello svolgimento del proprio lavoro. Con questo scenario raccapricciante L’Italia occupa il trentottesimo posto nella classifica di tutta l’Unione Europea e nel mondo intero: l’ultimo posto.

La media degli altri Stati è pari al 21%. Poco coinvolti come lavoratori del Bel Paese i lavoratori giapponesi, con una percentuale del 5%. Un punto in più.

In poche parole, in Italia si lavora solo per dovere, principalmente per arrivare a fine mese, come se non ci fosse altra scelta.

Il lavoratore italiano è triste, un po’ arrabbiato e poco coinvolto, che si impegna a fare solo il minimo sforzo durante lo svolgimento della sua attività.

I lavoratori italiani si sono abituati allo stress, come confermato dal 49% degli intervistati, oltre che alla preoccupazione costante, confermato da un altro 45%. 

Ma il dato più raccapricciante riguarda i non thriving, lavoratori che si sono definitivamente abituati all’insoddisfazione perenne e alla mediocrità, con un 60% degli intervistati

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