Al lavoro per 4 giorni con lo stesso stipendio: è possibile!

La settimana lavorativa da 4 giorni su 7 è il sogno di moltissimi lavoratori: la proposta è stata avanzata in Spagna, mentre in Francia è stato adottato un modello di lavoro per 35 ore a settimana. Cosa sta succedendo in Italia? Quando e come potremmo lavorare 4 giorni a settimana?

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Lavorare per 4 giorni a settimana senza perdere denaro sullo stipendio: il sogno che molti lavoratori attendono da anni, ma che ancora (almeno in Italia) appare lontano. Non si può dire lo stesso per la Spagna, dove è stata avanzata la proposta di ridurre le ore settimanali a 32, da distribuire nell’arco di quattro giorni. Alcune aziende internazionali, come Unilever o Microsoft, hanno già intercettato la proposta e avviato le sperimentazioni: i risultati sono molto promettenti.

Adottando la settimana lavorativa breve di 32 ore suddivise su quattro giorni, ai lavoratori verrebbe concesso più tempo libero da dedicare allo studio dei nuovi strumenti informatici per ampliare le loro conoscenze e competenze in merito. Oppure, come nel caso della Francia, le famiglie potrebbero dedicarsi allo shopping ed effettuare degli acquisti per accrescere il PIL del Paese. Numerosi sarebbero anche i benefici legati all’inquinamento (che verrebbe ridotto drasticamente con la settimana breve) e alla riqualificazione della forza lavoro. In Francia la settimana lavorativa da 35 ore è già realtà, mentre in Spagna potrebbe presto diventarlo.

Cosa succede in Italia: il nostro Paese potrebbe seguire l’esempio di altri Stati introducendo la settimana lavorativa da 4 giorni? Vediamo nel dettaglio come funzionano le settimane lavorative di 35 e 32 ore rispettivamente in Francia e in Spagna e quali potrebbero essere i benefici portati dalla riduzione dell’orario effettivo di lavoro per i dipendenti.

Settimana lavorativa da 35 ore in Francia: come funziona

In Francia la settimana corta è già stata adottata alcuni anni fa, nonostante la proposta risalga al lontano 1997. In quell’anno, fu l’allora presidente francese Jacques Chirac a proporre la riduzione della settimana lavorativa da 39 a 35 ore: lo Stato aveva previsto, infatti, di concedere ai lavoratori più tempo libero che si pensava fosse utile anche per dedicarsi agli acquisti, portando un aumento dei consumi medi nelle famiglie e un conseguente aumento del PIL del Paese. Inoltre, lo Stato stesso proponeva di farsi carico degli oneri fiscali e contributivi.

Il dibattito si accese per anni di fronte a proteste e opposizioni delle aziende stesse, fino a quando, nel 2002, venne finalmente introdotta – per obbligo di legge – la tanto attesa settimana lavorativa da 35 ore.

Nonostante le opposizioni registrate in un primo momento, alla fine della fiera si optò per il via libera alla sperimentazione, ma si resero necessari cinque anni prima dell’effettiva introduzione della proposta del presidente Chirac. Tuttavia, ad oggi, nessuno – tra lavoratori e aziende – in Francia penserebbe di tornare indietro. I benefici, quindi, sembrano maggiori dei costi. 

Settimana lavorativa di 4 giorni: la proposta in Spagna

Seguendo il modello francese, anche la Spagna punta all’introduzione della settimana lavorativa corta da 32 ore (anziché 35 come in Francia) da spalmare su 4 giorni: gli obiettivi riguardano, appunto, la crescita del PIL dovuta allo sperato aumento dei consumi e degli acquisti delle famiglie che disporranno di un tempo libero maggiore da dedicare al soddisfacimento di alcuni sfizi. 

Il 2021 potrebbe essere l’anno chiave per la Spagna, anche per rilanciare la sua economia dopo la pandemia da Covid-19. L’aumento del PIL è necessario per la ripresa dell’economia e in questo modo l’obiettivo potrebbe essere più facile da raggiungere.

Entro la fine del mese dovrebbe essere avviata la discussione sul tema, che potrebbe portare al coinvolgimento di circa 200 aziende piccole o medie e che potrebbe portare anche allo stanziamento dei fondi necessari per l’avvio della sperimentazione entro il prossimo autunno.

A lanciare la proposta di lavoro per 4 giorni a settimana è stato il piccolo partito Más País di Iñigo Errejón, particolarmente vicino al vicepresidente del governo Pablo Iglesias. I due sarebbero in contatto diretto su alcuni temi, tra i quali la proposta in questione, ma sarebbero stati divisi inesorabilmente per motivi legati alla gestione del potere. Come funziona la proposta spagnola di introduzione della settimana corta?

4 giorni di lavoro a settimana: come funziona la proposta spagnola

L’idea avanzata dal Governo centrale di Madrid prevedrebbe la sperimentazione della settimana breve di 32 ore da organizzare su quattro giorni a settimana, ma su un numero ridotto di piccole e medie imprese.

Per finanziare la settimana lavorativa di quattro giorni si prevede uno stanziamento iniziale di 50 milioni di euro, che verrebbero destinati a tutte le aziende coraggiose e pronte a mettersi in gioco. Lo Stato ha intenzione di coprire i costi sostenuti dalle singole società suddividendo le annualità di sperimentazione come segue:

  • fino al 100% per il primo anno,
  • fino al 50% per il secondo anno,
  • fino al 33% per il terzo anno. 

Terminato il triennio di sperimentazione ciascuna azienda potrà fare un bilancio della produttività realizzata e valutare se mantenere o eliminare la possibilità di svolgere la settimana lavorativa breve di 32 ore in 4 giorni.

I benefici della settimana lavorativa breve

Ridurre la settimana lavorativa a 4 giorni per un totale di 32 ore (nel caso della Spagna) o 35 ore (nel caso della Francia) avrebbe delle virtù importanti sia per l’ambiente sia per i lavoratori stessi. Infatti, sempre più spesso il lavoro si protrae addirittura oltre l’orario nel quale si dovrebbe presenziare in ufficio: con la spinta dello smart working è sempre più difficile distinguere il momento del lavoro da quello del relax.

Le persone sono sempre connesse, si svegliano controllando il telefono e le e-mail e rimangono reperibili da quando suona la sveglia a quando chiudono gli occhi. Il pranzo si fa di fronte al piccolo schermo o comunque con il telefono a portata di mano per eventuali chiamate last minute del datore di lavoro. Anche per questo motivo la Commissione Europea aveva lanciato la proposta di introduzione del diritto alla disconnessione, ovvero la possibilità di staccare definitivamente dal lavoro al termine del proprio orario, stabilito da contratto.

Ridurre l’orario di lavoro, quindi, andrebbe nella direzione di concedere più tempo libero ai lavoratori che potrebbero dedicare la loro attenzione allo studio del funzionamento delle nuove piattaforme tecnologiche, oltre a potersi godere i propri figli subito dopo la scuola.

Un impatto decisamente rilevante sarebbe legato anche alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Molte persone si spostano per raggiungere il luogo di lavoro con mezzi privati, come l’auto, e ogni giorno emettono nell’aria gas inquinanti dannosi per l’ambiente. Riducendo le giornate lavorative a quattro giorni a settimana, quindi, si andrebbe a risolvere una delle problematiche che sono al centro dell’attenzione dell’Unione Europea in vista della riduzione (o completo azzeramento) delle emissioni entro il 2030.

Infine, andando a ridurre l’orario di lavoro si potrebbe anche cercare di sviluppare nuove piattaforme tecnologiche che sfruttano – per esempio – l’intelligenza artificiale per demandare quelle mansioni ripetitive e noiose alle macchine e impiegare i lavoratori in modo più efficiente e produttivo.

Al lavoro 4 giorni: le aziende nelle quali è possibile

Dopo gli esempi di Francia e Spagna (che si accinge a introdurre la settimana lavorativa breve), è bene ricordare anche gli esempi efficaci di alcune aziende internazionali.

È il caso, per esempio, di Microsoft, che in Giappone ha già avviato la sperimentazione nell’estate del 2019 registrando un aumento della produttività pari al 40% con una conseguente diminuzione delle emissioni di CO2 nell’aria corrispondente a circa il 20%. Uno dei benefici portati dalla settimana di 32 ore – adottata da Microsoft – è infatti legata all’aumento della produttività dei lavoratori è che la vera zavorra di molti Paesi del mondo.

Anche l’azienda Unilever offre un clamoroso esempio di applicazione della settimana lavorativa breve per 80 dei suoi dipendenti impiegati in Nuova Zelanda. La sperimentazione durerà un anno, ovvero fino a dicembre 2021.

Settimana corta, in Italia è possibile?

Secondo una ricerca condotta dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) l’Italia è il Paese dove si lavorano in media più ore alla settimana, preceduto soltanto da Grecia ed Estonia. Si parla di una media di 33 ore di lavoro in Italia, a fronte delle 30 ore in media per l’Europa. Al tempo stesso, valutando i livelli di produttività, l’Italia è purtroppo scesa in basso (considerando il livello del PIL per ore lavorate negli anni compresi tra il 2010 e il 2016).

Il ricercatore Andrea Garnero aveva spiegato al Sole 24 Ore che “più una nazione è ricca, minori sono le ore di lavoro (…). La causa di tutto è la produttività”. In altre parole: tutto o molto dipende da quanto si produce nelle ore in cui si lavora. Perché, quindi, non sperimentare la settimana corta anche in Italia?

Ebbene, i sindacati ne parlano da tempo, ma ancora pare una realtà lontana. In ogni caso, anche se venisse introdotta, dovrebbe essere sostenuta da interventi di altra natura: per esempio, delle decontribuzioni per incentivare le nuove assunzioni.

Settimana corta, ipotesi in campo anche in Germania

Come maggiore potenza europea, insieme alla Francia, anche la Germania guarda al modello oltralpe per lanciare l’ipotesi di introduzione della settimana lavorativa corta. 

Il Ministro del Lavoro tedesco ha accolto con favore la proposta avanzata dal capo di Ig Metall Joerg Hofmann: introducendo la settimana lavorativa di 4 giorni si potrebbero mantenere diversi posti di lavoro senza effettuare alcun taglio. Per poterselo permettere, inoltre, il Ministro ha proposto di introdurre anche una certa compensazione salariale per i lavoratori.

La discussione, dunque, è aperta: spetterà alle autorità e ai ministri competente in ciascuno Stato valutare i punti a favore e gli svantaggi legati a questa nuova modalità di pianificazione della settimana lavorativa. Il futuro potrebbe riservarci soltanto 4 giorni di lavoro a settimana: il sogno che molti attendono da una vita.