Lavoro, buone notizie per i giovani: il piano del governo

Il governo si concentra sull'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e mette in atto il piano NEET. Pronti nuovi progetti con fondi europei.

L’inserimento nel lavoro dei giovani è uno dei problemi più diffusi dell’economia italiana. Il sistema non sembra in grado di assorbire le competenze sviluppate dai giovani durante i loro percorsi scolastici, e offre posti di lavoro mal retribuiti e inadeguati. 

Tra i giovani, la strada preferita è quella della fuga all’estero. Chi ne ha le capacità, le opportunità e il coraggio sceglie di trasferirsi in altri paesi europei trovandovi stipendi migliori e opportunità di fare carriera nei propri ambiti di studio. Questo drena risorse umane al nostro paese e ne accelera il già grave invecchiamento della popolazione. 

Per chi sceglie di rimanere, o chi non ha altre alternative che restare in Italia, uno dei destini più diffusi è la disoccupazione. Per risolvere questo problema il governo, tramite il ministero delle politiche giovanili, ha elaborato un “Piano NEET”, che prevede l’introduzione di una serie di strumenti per introdurre i giovani che sono caduti nell’inattività all’interno del sistema produttivo del nostro paese. 

Gli strumenti principali saranno il sito Giovani2030, l’introduzione di sportelli specifici per i giovani all’interno dei centri per l’impiego e l’introduzione del servizio civile universale. Il piano dovrebbe svilupparsi in cinque anni, fino al 2027, e ha la finalità di invertire la rotta della disoccupazione giovanile in Italia. 

La situazione dell’occupazione giovanile non è generalizzata nel nostro paese. Come per molte altre situazioni, il sud è la zona che soffre di più di questa piaga, mentre il nord, pur senza eccellere, dimostra di saper reagire al problema dei NEET. Questo non difende le regioni settentrionali da una continua fuga di cervelli verso l’estero, in particolare dalle province più ricche. 

Lavoro, cosa sono i NEET

Il piano del governo per l’occupazione giovanile si chiama “Piano NEET”. NEET è un acronimo inglese che sta per Not in Education, Employment or Training, cioè “Che non studia, non lavora e non è coinvolto in nessun processo formativo”. In italiano si utilizza a volte anche il termine né-né, in riferimento a persone che né studiano né lavorano. 

Questo termine è utilizzato per indicare un preciso fenomeno emerso negli ultimi 20 anni e che riguarda i giovani tra i 18 e i 29 anni. Una percentuale crescente di questa fascia di popolazione si trova, una volta finito il proprio percorso scolastico, senza un lavoro o nessuna prospettiva di formazione, e cade in un limbo di inattività e improduttività. 

Questo fenomeno è sia un problema che un sintomo di un malfunzionamento del sistema produttivo di un paese. Il problema sta nel fatto che una percentuale significativa delle risorse umane del paese che dovrebbero essere tra le più attive, appunto i giovani sotto i 30 anni, risulta completamente improduttiva senza che ci sia un investimento sulla sua formazione

Dall’altra parte questo fenomeno non può essere imputato ai giovani che ne sono vittime. È infatti sintomo di diversi problemi del sistema prima formativo e poi produttivo del paese. L’Italia prima di tutto ha un problema di mancanza di laureati, attestandosi ancora sotto la media europea. Mancano poi progetti di formazione ulteriori a quello scolastico e che non rientrino nei percorsi universitari. 

Infine il sistema produttivo italiano ha un’enorme difficoltà ad assumere giovani, non tanto per una mancanza di impieghi ma per l’incapacità di far incontrare domanda e offerta. Inoltre i primi contratti offerti ai giovani sono spesso precari e con stipendi minimi. Tutto questo si ripercuote poi sull’intero paese. 

Lavoro, la situazione in Italia, al nord e al sud

La situazione dei NEET in Italia è particolarmente critica. Nonostante la crescita abnorme di giovani disoccupati dovuta alla crisi del 2011 sia stata riassorbita, permangono problemi di sistema che non sono mai stati affrontati. 

In tutte le fasce d’età NEET (scolare 15-19, universitaria 19-24, post universitaria 24-29) l’Italia si attesta sopra alla media europea di ben il 70%. I disoccupati, quindi i giovani in cerca di lavoro, sono un milione, mentre gli inattivi, cioè quelli che hanno rinunciato a cercare lavoro, son due milioni, il 75% dei quali sono giovani donne. 

La situazione ovviamente non è omogenea sul territorio nazionale. Se al centro e al nord la media è simile a quella europea, con il 19% per le regioni centrali e il 16% per quelle settentrionali (la media europea è il 17%), il sud fa segnare risultati drammatici. Il 34% dei giovani del sud Italia non lavora, non studia e non è inserito in nessun percorso di formazione. La situazione peggiore la vivono i giovani di Crotone, con una percentuale del 48% di NEET.

Un altro dato preoccupante è quello della durata di questa situazione per i giovani. Quasi la metà dei NEET italiani, il 44,3%, è alla ricerca di un lavoro da oltre un anno, quota che al mezzogiorno sale al 55%. La disoccupazione di lunga durata sembra essere legata ai titoli di studio. È infatti più presente in chi ha completato soltanto la scuola dell’obbligo, mentre si riduce tra chi ha conseguito la licenza superiore o la laurea. 

Infine ben il 62% dei NEET italiani non ha mai avuto un’esperienza lavorativa. Questo rende la loro situazione ancora più complessa da risolvere, perché l’assenza di esperienze pesa al momento dell’entrata nel mondo del lavoro. A subire di più questa situazione sono le fasce più deboli, in particolare le donne, che compongono la maggioranza dei NEET senza esperienze. 

Lavoro, cos’è Garanzia Giovani

Per risolvere questi problemi il governo ha pensato di istituire diversi strumenti. Il primo è Garanzia Giovani, un progetto dell’Unione Europea che mira a creare occupazione giovanile. In Italia ad occuparsene è L’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che coordina gli enti locali che si occupano dei progetti. 

All’interno di questo programma si possono trovare progetti atti a favorire l’imprenditoria giovanile con prestiti agevolati, corsi di formazione digitali, e progetti rivolti specificatamente a chi risiede nel mezzogiorno. Il progetto rientra all’interno del Programma GOL, Garanzia Occupabilità dei Lavoratori. 

Questo strumento è in atto già da alcuni anni ed è stato rifinanziato con il nuovo piano pluriennale europeo 2021-2027. Il governo vuole però migliorare questo strumento, che dai dati visti in precedenza, non ha avuto l’effetto sperato sulla disoccupazione giovanile. 

Il Consiglio Europeo e il Parlamento dell’Unione Europea hanno inviato alcune linee guida per migliorare questi progetti, e il governo intende seguirle per utilizzare al meglio questo strumento. La prima modifica sarà quella di inserire un nuovo dato che tenga conto non solo della quantità di lavoro creata da questi progetti, ma anche della qualità.

Per garantire questo nuovo processo di controllo il governo vuole coinvolgere sia Anpal sia gli enti locali che gestiscono i singoli progetti. In questo modo sarà anche possibile integrare i progetti già in corso con le nuove iniziative promosse dal governo.

Lavoro, nuovi Sportelli Giovani nei centri per l’impiego

Il governo nel Piano NEET punta anche su strumenti più tradizionali per risolvere il problema della disoccupazione giovanile. Nell’ultima manovra finanziaria, come sottolineato nel decreto che introdurrà il Piano NEET, sono stati stanziati dei fondi per introdurre degli sportelli dedicati ai giovani all’interno dei centri per l’impiego. 

Questi nuovi sportelli saranno dedicati non soltanto ad aiutare i NEET a trovare lavori adatti alle loro competenze, ma anche a gestire eventuali situazioni di disagio sociale da cui questi giovani provengono. 

Questi sportelli dovranno aiutare i NEET ad uscire dall’isolamento cui la loro condizione spesso si accompagna, aiutandoli ad entrare in contatto con i tessuto sociale, economico e formativo del loro territorio. In questo modo si punta non solo a risolvere i singoli problemi, ma ad agire a livello sistemico per affrontare la disoccupazione giovanile. A riguardo si è espressa la ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone: 

“Dobbiamo riuscire a coinvolgere i ragazzi, fare emergere le loro posizione e provare ad “agganciare” i ragazzi, spronandoli anche con azioni concrete. Abbiamo predisposto un tour nelle le maggiori città italiane per raggiungerli nella loro confort zone, metterli a conoscenza dei progetti e delle iniziative. Vogliamo raccontarli che l’Italia è un paese per giovani che offre la possibilità ad ognuno di loro la possibilità di realizzarsi”

Lavoro, arriva il Servizio Civile Universale?

Ci sono poi tutta una serie di strumenti minori che il governo intende utilizzare come spinta all’occupazione giovanile e in generale al coinvolgimento dei giovani nella società. Il primo è il sito GIOVANI2030, abbreviato in G2030, un contenitore di opportunità lavorative, eventi culturali e formativi di cui i giovani possono usufruire. 

Il sito servirà anche a sviluppare tra i giovani competenze digitali e a certificare quelle già presenti. Il governo infatti ha chiesto a enti di certificazione e formazione digitale, sia pubblici che privati, di partecipare al progetto.

Un’altra risorsa che il governo intende utilizzare sarà quella del Servizio Civile Universale. Il Servizio Civile serve ad introdurre i giovani nel mondo del lavoro attraverso attività socialmente utili promosse con dei bandi da varie entità. Possono parteciparvi tutti i giovani sotto i 28 anni, ricevendo un assegno mensile di circa 450 euro per il proprio lavoro. 

Ad affiancare questi progetti anche un tour itinerante in una dozzina di città, in collaborazione con l’Agenzia Nazionale giovani, l’ANPAL e il Ministero del lavoro, che viaggerà nelle città più colpite dal fenomeno NEET per portare informazione riguardo al problema e alle possibili soluzioni. 

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