La patrimoniale di Letta: ecco cosa c'è di vero!

L'Italia è un posto stupendo ma non ha nulla a che vedere con il paese dei balocchi. I giovani non trovano lavoro e per questo motivo partono per l'estero. Letta ha pensato ad un modo per farli restare, ma la "patrimoniale" non convince Draghi. Vediamo di cosa si tratta:

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L’Italia è un paese bellissimo, ricco di storia e tradizioni, casa di un popolo che ha sempre lavorato tanto e ha combattuto per i propri ideali e per i propri diritti.

Peccato che, a distanza di anni, offra sempre meno possibilità di crescita nel panorama occupazionale e i giovani siano sempre più propensi ad emigrare altrove.

Secondo il Nono Rapporto Annuale sull’economia dell’emigrazione della Fondazione Leone Moressa, in 10 anni l’Italia ha visto andar via circa 500 mila italiani e, tra questi, la metà è rappresentata da giovani di età comrpesa tra i 15 e i 35 anni.

Questa “fuga di cervelli” è dovuta alle scarse possibilità di lavoro e in parte, ad un’istruzione che sembra far acqua da tutte le parti.

La perdita costa 16 miliardi di euro e non solo rende il paese il più anziano d’Europa ma anche quello con il più alto declino demografico.

La popolazione italiana si trova infatti ad affrontare uno stacco generazionale impressionante: niente nascite e, di conseguenza, troppi anziani.

Sebbene la presenza stabile venga riequilibrata con l’ingresso degli stranieri, la composizione del saldo migratorio rimane positiva solo grazie ai ricongiungimenti familiari, ai motivi umanitari ma rimangono a zero per quanto riguarda il lavoro.

Come fare?

Sembra che Enrico Letta abbia trovato la soluzione ma siamo ancora lontani dal dire che sia quella giusta, soprattutto visto i recenti dibattiti con i piani alti del Governo.

Perché i giovani non trovano lavoro in Italia:

La chiamano “lost generation”, un’intera generazione perduta a causa delle scarse possibilità di crescita professionale offerte dal nostro bel Paese.

Un’emorragia di risorse che, per quanto possano essere qualificate e preparate ad affrontare il mercato del lavoro, faticano a posizionarsi e a percepire un salario adeguato.

Non c’è nulla di male se ai fini dello spostamento vi è il concetto di internazionalizzazione, le esperienze all’estero sono sempre un valore aggiunto e il viaggio per conoscere se stessi e gli altri non possono in alcun modo costituire un danno.

La cosa si fa seria quando questa emigrazione diventa stabilità. Come spiega ilblogdellestelle.it:

“Ma quando abbandonare il proprio Paese senza una prospettiva di ritorno non è più una scelta ma una necessità, e il fenomeno dell’emigrazione diventa un esodo di massa, allora stiamo parlando di un’emergenza sociale”

un deturpamento e uno spreco di investimenti che pesa sullo sviluppo e la crescita dell’Italia.

Le destinazioni principali sono la Gran Bretagna e la Germania, seguite dagli USA e dall’America Latina, posti dove l’economia gira a tutta potenza e la retribuzione salariale è appetitosa.

Come potremmo dare torto ai giovani?

Scappano dalla disoccupazione, dalla precarietà e il più delle volte tentano di trovare un lavoro che non sia così tanto dequalificato rispetto alla loro formazione e all’esperienza professionale.

Non importa che sia il lavoro per il quale hanno studiato, ne basta uno qualsiasi ma che sia pagato bene.

I giovani che emigrano infatti sono tutti possibili cuochi, camerieri, commessi che trovano un welfare migliore nei paesi esteri piuttosto che in quello di provenienza.

Come dice ancora il blogdellestelle.it:

“ Questi giovani che non riescono ad esprimere il proprio potenziale contribuendo allo sviluppo della società attraverso il lavoro, sono una generazione perduta, lost generation la ha definita nel 2013 Mario Draghi”

ed è proprio così che la ricordano ai banchi del Governo, sopraffando le idee di Letta e del Partito Democratico.

La patrimoniale è davvero un'aiuto concreto?

L’idea di base del progetto di Enrico Letta trova radici in un libro del professor Anthony Barnes Atkinson, luminare di economia politica all’Università di Cambridge, intitolato “Disuguaglianza, che cosa si può fare?”.

In queste pagine egli indica un modo di proporre tasse onerose ai ricchi, aumentare il potere dei sindacati ed arrivare ad uno sviluppo tecnologico guidato dallo Stato.

L’ esempio preso da Letta si traduce in un obbiettivo ben specifico, ovvero quello di trasferire maggior potere economico ai giovani.

Si tratta di dare finalmente un aiuto concreto a tutti quegli adolescenti che per ragioni di diversa natura, non versano in condizioni familiari agiate anche a causa della pandemia.

Questo progetto prende il nome di “patrimoniale” . Spiega quifinanza.it :

“ L'istituzione di una "dote per i diciottenni" servirebbe [...] a far rimanere i giovani in Italia, senza però pesare sulle famiglie, che spesso continuano ad accoglierli oltre i 30 anni, in maniera diametralmente opposta a quanto avviene in altri Paesi.”

La cifra della dote da concedere ai diciottenni italiani ammonterebbe a 10mila euro, si baserebbe sull’Isee e si potrà spendere per motivi precisi quali:

  • formazione,
  • istruzione,
  • lavoro,
  • imprenditoria,
  • casa e alloggio.

Ma che cos’è  una patrimoniale e a che cosa serve?

Quale impatto può avere sul destino dei giovani e sul mercato del lavoro?

Può realmente tradursi in sviluppo per un paese come l’Italia? Vediamola nel dettaglio.

Che cos'è e come funziona la patrimoniale:

La patrimoniale è un’imposta che colpisce il patrimonio.

Non possiamo definirla una tassa vera e propria poichè non viene corrisposta a fronte di un servizio ricevuto, ma per servizi che lo Stato offre alla collettività nel tempo.

Questo patrimonio può essere sia mobile che immobile: denaro, azioni, valori preziosi, obbligazioni, case e si divide in due tipologie:

  • ordinaria: versate con cadenza regolare,
  • straordinaria: applicata una volta senza periodicità.

Può colpire le persone fisiche e quindi essere versata da tutti i contribuenti per lo stesso importo, oppure le persone giuridiche variadno a seconda del patrimonio dei contribuenti.

Fatto sta che, in qualsiasi caso, non è la prima volta che lo Stato ne fa ricorso per far fronte a situazioni di reale emergenza.

Potremmo dire che forse, è la prima volta che viene esposta in un periodo relativamente privo di conflitti bellici o catastrofi economiche.

È per questo che la proposta di Letta e del Partito Democratico giunge nuova e non viene accolta benissimo da Draghi.

Scombussola un po’ tutti i piani di sostegno e risollevamento di un’economia e di un popolo già allo stremo.

La patrimoniale di Letta: i favorevoli e i contrari

Ciò che disturba il dibattito politico è il fatto che questa mossa possa essere più una sfida verso il Movimento 5 Stelle o comunque uno strumento per tagliare i ponti con il ceto medio, che un reale aiuto verso i giovani.

Come dice l’introduzione dell’articolo scritto da Alessandro Barbano su huffingtonpost.it:

"Una sinistra moderna dovrebbe impegnarsi a trasferire il debito su ciò che può dare sviluppo, produttività, cultura e formazione.”

e, quindi, non rifarsi su realtà economiche imprenditoriali che hanno sudato sette camicie per arrivare dove sono.

Non si può pensare di favorire i giovani e sacrificare il futuro delle aziende che hanno costruito la loro storia solo con il sudore della propria fronte.

Enrico Letta e Giuseppe Provenzano però, non si scompongo e da fautori della patrimoniale quali sono insistono dicendo che sia lo strumento giusto, la giustizia sociale che serve per aiutare chi non riesce ad andare avanti chiedendo un sacrificio ai più ricchi.

Così facendo si creerebbe un’equilibrio tra le parti.

In un’intervista rilasciata a La7 e che potete trovare trascritta su ilfattoquotidiano.it, Provenzano si rivolge a Draghi dicendo:

“ La proposta del Pd è dare. Dare ai giovani, che non hanno avuto nulla o troppo poco, nella crisi precedente e nella pandemia. Presidente Draghi, la tassa di successione c’è nei paesi più avanzati, la propongono il FMi e l’Ocse, ne sta parlando Biden. Anche in italia abbiamo bisogno di più giustizia e coraggio. Tassare l’1% più ricco che eredita milioni di euro o li riceve in dono, non è prendere, è restituire alla scoietà.”

ma Draghi non vuole proprio saperne poichè crede che questo non sia il momento di prendere altri soldi ai cittadini bensì di darli a loro.

Inoltre, dichiara di non naver mai parlato di questo progetto prima d’ora anche perché, a dirla tutta, il periodo storico attuale non sarebbe proprio favorevole a un aumento della pressione fiscale.

Trattandosi di un prelievo di 80.000 euro, per i contrari sarebbe ingiusta anche per un altro motivo: tasserebbe per una seconda volta il patrimonio accumulato attraverso redditi già assoggettati a prelievo fiscale.

Sebbene il Pd assicuri che sarà un prelievo progressivo, deducibile e variabile anche i più impreparati capirebbero l’azzardo di tale mossa.

Spesso si odono frasi di ribrezzo rivolte proprio a Letta.

Una di quelle che ha riassunto l’astio è stata quella di Marta Fana su thesubmarine.it

“Il fatto è che non puoi liquidare 3 generazioni tenute in povertà con 10K euro, una volta, così per toglierteli dai piedi e dire pure che sei stato pio e generoso.”

scusate la citazione, ma l'opinione di questo cittadino preso a campione mi ha colpito.

Patrimoniale di Letta: più problemi che vantaggi

In sostanza, l’idea di Letta è quella di alzare le tasse di successione ai più ricchi per staccare un assegno di 10mila euro ai giovani dell’era Covid, una specie di Robin Hood versione 2021.

Come spiega agi.it:

“ Il pd propone questa patrimoniale come contirbuto di solidarietà per gli anni 2020-2021 a carico dei redditi più elevati da destinare a tutti coloro che versano in situazioni di povertà a causa della crisi o in situazioni di grave difficoltà per la eprdita completa del reddito come i giovani lavoratori autonomi”

ma la cosa brutta è che non si preoccupa di quello che potrebbe succedere dopo.

I problemi che potrebbero derivare sono diversi:

  • il diritto alla casa, inacessibile dalla maggior parte dei giovani, non risolvibile con le politiche in programma,
  • il basso livello dei salari italiani rispetto a quelli europei.

Siamo sicuri che l'intento sia realmente quello di aiutare i giovani?

Non è che voglia metterli ancora più in difficoltà?