Lavoro e donne, le professioni da inseguire nel 2022!

Le donne e il lavoro, l’abbiamo detto più volte, un binomio gravido di questioni. Quali sono le professioni meglio quotate per il 2022? Vediamole insieme.

Il lavoro al femminile è sempre materia di dibattito all’interno del contesto dell’opinione pubblica. Le donne e il lavoro, l’abbiamo detto più volte, un binomio gravido di questioni e dettagli assolutamente da migliorare. 

Intanto possiamo provare a scoprire quali siano per quest’anno le professioni in via di sviluppo e sulle quali potrebbe valere la pena puntare per riuscire a costruirsi un futuro credibile.

Proveremo a seguire i risultati degli studi e delle analisi portate avanti dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro. Il dossier pubblicato dall’Istituto lancia un allarme proprio sul già citato binomio donne/lavoro. Il rilancio occupazionale tanto auspicato è ancora distante. Occorre agire con più convinzione. 

Federica Gabardi, in un video caricato sul suo canale Youtube, ci spiega quali sono i tre errori commessi dalle donne sul lavoro:

Lavoro, l’occupazione femminile stenta a ripartire

La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha pubblicato un nuovo dossier. Si tratta di un lavoro intitolato Donne e lavoro: ancora lontana la ripresa occupazionale.  La pubblicazione è avvenuta in occasione della Giornata internazionale della donna 2022

Dopo i due anni segnati dalla crisi pandemica il nostro mercato del lavoro sta affrontando una non semplice fase di rilancio. Non è tutto, in seguito al disastroso prospetto economico del 2020, ovvero l’anno dell’exploit di contagi da sars cov 2, nel corso del 2021 il mondo del lavoro ha palesato indicazioni ben auguranti e di netta ripresa.

Le riaperture delle attività nel nostro Paese devono molto alla campagna vaccinale di quest’ultimo anno. L’economia e il lavoro ne hanno senz’altro giovato.

Il clima va distendendosi, le varianti del virus incutono meno timore rispetto all’estate 2021, il 31 marzo vi sarà il termine dello stato di emergenza. Ipotizzabile (e auspicabile) allora sarà l’annullamento di innumerevoli imposizioni e interdizioni, che hanno segnato inevitabilmente il recente periodo. Ad avvantaggiarsi anche l’universo imprenditoriale e produttivo nostrano e pertanto i medesimi standard occupazionali.

Sebbene l’Organizzazione Mondiale del Lavoro abbia parlato abbastanza chiaro. Il panorama vigente prima della pandemia è ancora distante. Per una autentica riabilitazione ci vorrà ancora del tempo. 

In definitiva, anche nel nostro Paese di strada da percorrere per raggiungere una più considerevole occupazione ve ne è. In ogni caso lasciano ben presagire diverse indicazioni della relazione presentata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

La relazione ha evidenziato l’appeal suscitato sul mercato da laureate e lavoratrici ad alta specializzazione sul mercato.

Un binomio complesso, le donne e il lavoro nel dossier della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro

La relazione che abbiamo appena citato è stata curata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Il dossier come abbiamo visto pocanzi presenta un titolo dai toni emblematici

Il testo è davvero importante per una svariata serie di ragioni. La sua redazione è avvenuta focalizzando l’attenzione sulla scorta dell’indagine inerente alle statistiche Istat. Dati inclusi nel report di ogni mese sulle Forze Lavoro e su quelli delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro, comunicati alle nuove messe in funzione.

Nella fattispecie, dalle osservazioni realizzate viene fuori come nel corso dell’anno precedente il mercato del lavoro del nostro Paese – quantomeno in alcuni settori – abbia considerato con maggior riguardo i curriculum femminili, in confronto agli anni precedenti.

Andando nello specifico si è constatato come siano stati i profili femminili maggiormente specializzati a riuscire a firmare nuovi contratti di occupazione e pertanto a conseguire nuovi posti di impiego. Da segnalare la crescita della partecipazione femminile all’interno di comparti proverbialmente a inclinazione maschile. Il riferimento va, volendo fornire un esempio, a settori come l’informatica e l’ingegneria.

Vi sono due aspetti sui cui vale la pena soffermarsi. Da un lato, il rilancio degli standard occupazionali per l’universo femminile sostanzialmente procede a passo ancora piuttosto modesto.

Dall’altro, però, vi sarebbero professioni in le donne riuscirebbero attualmente a disporre di maggiori occasioni di effettivo avviamento al lavoro. Malgrado la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro debba dichiarare una controtendenza. La stima complessiva delle lavoratrici ha dovuto registrare un calo tra 2019 e 2021,  dai 9,7 milioni a 9,5 milioni nel giro di due anni.

Stime, somme, statistiche interessanti segnalate dalla relazione a cura della Fondazione

Prendendo in considerazione i dati che sono emersi dalla suddetta relazione, per lo meno per quel che concerne le professionalità specializzate, attualmente si censirebbe una certa propensione all’assunzione di donne da parte di una somma crescente di società. 

Alcune indicazioni potrebbero chiarire il quadro fino ad adesso analizzato. 

il 2021 ha visto una firma di contratto ogni quattro (24%) in contesti lavorativi di natura intellettuale, a elevata specializzazione e tra quelli propriamente tecnici;

nel 2021, le donne hanno rappresentato il 66,3% dei nuovi avviamenti occupazionali tra le professioni intellettuali e specializzate. La crescita in confronto al 2019 si attesta al 23%;

su 100 laureati, 65 di quelli che hanno siglato nuovi contratti sono costituiti da donne.

Evidente allora come il proseguimento del percorso formativo che segue il conseguimento del diploma di maturità garantisca maggiori possibilità di impiego. Specie per le donne che raggiungano un titolo di laurea nel settore tecnico o riescano a completare iter formativi di assoluta specializzazione.  

Lavoro, ecco i settori ideali per le donne che vogliano garanzie di assunzione 

Nella prospettiva delle modalità di contratto, del resto, non dovrà sbalordire come un delicato contesto storico come quello che effettivamente ci vede protagonisti abbia stimolato all’avvalersi all’impiego allargato di contratti part time. Questo prendendo in considerazione anche la giovane età di tantissime delle donne che sono riuscite a siglare ufficialmente la loro assunzione. 

In questo senso, occorre provare a fare due conti. Solamente il 21,3% delle donne avrebbe conseguito la firma di un contratto a tempo indeterminato. Altresì la gran parte delle donne (64%) sarebbe riuscita a redigere esclusivamente un contratto part time

Non è tutto. Ogni due donne (49,2%) ve ne sarebbe una che, tra gennaio e settembre 2021, avrebbe conseguito un contratto per un impiego a tempo pieno. Per i colleghi uomini la percentuale salirebbe al 68,7%.

Uno scenario che può testimoniare quanto la professionalità e la specializzazione delle donne siano il passaggio quasi obbligato per ottenere un riconoscimento adeguato.  Pertanto, sarà necessario compiere ancora non pochi passi in avanti per una completa uguaglianza di genere, all’interno di contesti lavorativi.

Donne e lavoro, la panoramica sulle professioni

Proviamo ora ad approfondire la questione circa le specifiche professioni. All’interno della relazione si può immediatamente rilevare come le professionalità che hanno palesato un importante dinamismo sono altresì quelle in cui regge attualmente una disparità di genere. 

Si segnala la più cospicua crescita (+40,2%) tra le donne laureate in ingegneria e architettura. A seguire vi sono coloro che hanno conseguito specializzazioni in ambito di salute (+33,6%), di formazione e di ricerca (+26,9%). Non mancano le titolate in scienze matematiche, informatiche e chimiche (+19,5%).

Un quadro ben augurante, sebbene non possa essere considerato sufficiente. 

Lavoro, le donne tra alta formazione e specializzazione

Sussiste purtroppo (e ancora) un imponente gap tra uomini e donne nell’avviamento a nuove occasioni lavorative. Come ha dichiarato la medesima Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, vi sarebbero due nuclei fondamentali per garantirsi maggiori possibilità di inclusione e avviamento professionale. Stiamo parlando di alta formazione e specializzazione

La concorrenza e l’agonismo professionale, in sostanza, fanno la differenza. Dando per scontato un palcoscenico che sia perlopiù meritocratico, potremmo allora stilare delle ipotesi. Le donne preparate e competenti nelle professioni specializzate conterebbero maggiori opportunità nel mondo del lavoro.

Lavoro, le donne e il triste record del nostro Paese

Il nostro Paese vanta un triste primato. L’Italia conta il peggiore standard partecipativo dell’universo femminile alla forza lavoro dell’intera Unione europea. 

Non si tratta di un guinness negativo figlio della crisi pandemica dovuta al Covid-19, poiché le circostanze si registrano come tali almeno a partire dal 2014. Per di più, sempre il nostro Paese palesa un altro record tutt’altro che positivo.

In Italia si conta, purtroppo la più elevata percentuale di donne e uomini che non frequentano una scuola, non possono contare su di un posto di lavoro e non seguono alcun tipo di percorso formativo. In altre parole stiamo parlando del celebre fenomeno dei NEET (Not education, employment and training).

Stando alla consuetudine, gli standard occupazionali del mondo femminile nel nostro Paese si registrano al di sotto del 60%. Nel corso del terzo trimestre del 2021 questi dati si sono attestati intorno al 56,5%. Statistiche, come si dedurrà facilmente, ben distanti dall’oltre 80% che si segnala in Paesi come la Svezia o i Paesi Bassi, veri totem nella fattispecie. 

I NEET, d’altro canto, rappresentano il 22,4% (indicazioni risalenti alla fine di settembre 2021), una stima che non trova corrispettivi in nessuna altro Stato appartenente all’Unione Europea. Una percentuale deve rapportarsi con la circostanza che quasi un terzo delle aziende stenta a reperire i profili professionali di cui avrebbe vitale bisogno. 

Una situazione piuttosto delicata che potrebbe rappresentare a lungo andare come un vero e proprio freno per lo sviluppo e il rilancio del nostro Paese. Ovviamente lo Stato non può stare a guardare e dovrà mettere in campo i mezzi e le disposizioni necessarie affinché si riesca a invertire la rotta

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