Lavoro sommerso, le ultime iniziative del ministro Orlando!

Prosegue la lotta senza quartiere al lavoro nero. È tutto pronto per un tavolo tecnico ad hoc. L’obiettivo è la definizione di una apposita strategia.

Prosegue la lotta senza quartiere al lavoro nero. È tutto pronto per un tavolo tecnico ad hoc. L’obiettivo è la definizione di una apposita strategia per la battaglia al lavoro sommerso

La questione relativa al lavoro nero è nell’agenda del Ministro Andrea Orlando. Proprio lui, difatti, ha siglato il provvedimento cha ha istituito il tavolo tecnico che accompagnerà alla fatidica stesura del Piano nazionale per la lotta al sommerso

Dal 3 marzo avrà avvio il giro di pareri professionali circa la rovente problematica. Le consultazioni si prolungheranno fino al prossimo 15 ottobre. L’attuazione del Piano dovrebbe essere attesa entro il prossimo 31 dicembre.

Stefano Rinaldi, in un video caricato sul suo canale Youtube, ci spiega quali “vantaggi” comporta il lavoro nero:

Lavoro nero, al via il tavolo tecnico

L’ora x è a un passo. Il 3 marzo vede l’insediamento del tavolo tecnico. Un passo fondamentale in vista dell’elaborazione della strategia per la battaglia al sommerso nei molteplici comparti della nostra economia. Una strategia che si traduce nel Piano nazionale per la lotta al sommerso.

Il testo immaginato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) pone come suo obiettivo quello di smascherare il lavoro irregolare. Solo in questo modo si potranno tutelare i diritti dei lavoratori. 

Solo qualche giorno fa, il 28 febbraio 2022, il Ministro Andrea Orlando ha sottoscritto la disposizione che segna l’avviarsi delle suddette consultazioni. Il tavolo ha come fine quello di scandagliare, riesaminare e convertire in provvedimenti effettivi le indicazioni più recenti connessa alla problematica del lavoro sommerso.

Strategie contro i mali del lavoro nero

Nella fattispecie, dal confronto di questi pareri dovranno venir fuori:

Provvedimenti atti a contrastare il lavoro nero che siano maggiormente efficaci;

Il piano strategico dell’attività ispettiva, arricchito dai piani annuali determinati per classificazioni di sommerso, comparti produttivi e territori;

I parametri per l’osservazione di risultati e obiettivi messi in conti dal Piano;

Le catalogazioni di denuncia da parte dei lavoratori obbligati a svolgere il proprio lavoro in nero.

Analisi e discussioni andranno avanti fino al prossimo 15 ottobre. Difatti la data corrisponde al termine ultimo atteso dal PNRR per la stesura definitiva del Piano nazionale per la lotta al lavoro nero.

Solo a quel punto, il ministro Andrea orlando potrà impegnarsi a mettere in campo il testo tramite un provvedimento ministeriale. L’avvio ufficiale di questa auspicata strategia si attende invece per la conclusione del 2022, ossia il 31 dicembre 2022. Incrociamo le dita.

Al via le consultazioni, ecco come contrastare i rischi del lavoro sommerso

Stando a quanto riportato dall’indiscrezione pubblicata nella giornata del 28 febbraio, la stesura di una strategia di livello nazionale per la battaglia al lavoro sommerso sarebbe una disposizione cruciale per riuscire a raggiungere svariati obiettivi nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Del resto, la serragliata lotta all’impiego di personale non provvisto di un legittimo e legale contratto si presenta come una delle due innovazioni che delineano l’intelaiatura delle cosiddette “Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione”. In altri termini il riferimento è alla missione n. 5 proprio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

In questa prospettiva, forti del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza ci si dovrà impegnare a mettere sul banco una sequela di attività volte a contrastare il lavoro nero.

Un’operazione che vedrà coinvolti i maggiori protagonisti del campo, basandosi su quell’impronta che ha illuminato dapprima il “Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato”.

Lotta al lavoro sommerso, le vie della prevenzione e del reinserimento

Il disegno tracciato per la circostanza vede una duplice linea prospettiva. L’orizzonte da seguire è quello della prevenzione e del reinserimento di coloro che sono stati vittima di reclutamento illecito. Ovviamente non dovranno mancare puntuali controlli e severe ammende. Il contesto appena dettagliato sarà la cornice entro cui muoverà i suoi passi e le sue disposizioni il prossimo Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso.

In primis ci si muoverà verso l’edificazione di una impalcatura di governance che sia ben strutturata. Un tale costruzione garantirà l’intensificazione di attività valutate come strettamente indispensabili.

In seconda battuta, al testo in questione spetterà immaginare inibitori in grado di dissuadere il datore dall’avvantaggiarsi con il lavoro di dipendenti non aventi un legittimo contratto. In questo modo si renderà l’ingresso nei ranghi dell’economia regolare più conveniente dal punto di vista economico.

Lotta al lavoro sommerso, l’affidamento ad ammende e serrati controlli

Altre misure da prendere in considerazione sono quelle, come dire, “coercitive”. Si dovranno andare a incrementare e migliorare le ammende e i sopralluoghi. Non è tutto. C i si muoverà anche verso l’allargamento dei sostegni finanziari a vantaggio e beneficio di chi offrirà contratti di lavoro regolari.

Attestandoci ancora nella prospettiva dei controlli, questo nuovo piano di azione ha nel suo dna l’ottimizzazione delle modalità di selezione e di condivisione delle indicazioni da parte delle Autorità competenti.

In conclusione, il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso programmerà una campagna di sensibilizzazione. Una iniziativa che vuole parlare sia ai datori di lavoro sia ai dipendenti, un’idea concepita per mettere al corrente circa le ultime proposte della Commissione Europea che spingono verso l’appello a contratti di impiego che siano regolari.

Lotta al lavoro nero, una battaglia messa in conto dalle direttive del PNRR

Tutte le disposizioni appena citate saranno poi accompagnate da un sostanzioso incremento alle attività di accertamento attuate per mezzo dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, anche avvalendosi di una crescita degli addetti ai lavori. Azioni predisposte dal Decreto fiscale 2022.

Il documento di trasformazione in legge del DL n. 146/2021 ha decretato del resto il reclutamento di ben 1.024 nuovi supervisori.

I nuovi ingaggi per rinvigorire l’INL si vanno a sommare a quelli già messi in conto dapprima dal “Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato”.

Il provvedimento ha, per di più, avviato differenti operazioni in quanto a salute e a sicurezza sui luoghi di lavoro. Il riferimento è a iter tra i quali contiamo il restringimento delle altissime stime di dipendenti con contratti irregolari (o addirittura privi), ma anche l’interruzione dell’attività in odore di illeciti, fino al consolidamento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha nel suo mirino un obiettivo ben chiaro: si vorrebbe far sì che le ispezioni aumentino almeno del 20 per cento, entro la fine del 2024, questo in confronto alla media del triennio 2019-2021.

Spostandoci invece sul versante di quella che potremmo definire emersione del lavoro nero e sommerso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha segnato come traguardo la diminuzione di almeno un terzo della distanza tra indicazioni italiane e media europea.

Le ragioni del cosiddetto lavoro sommerso

Tra le motivazioni principali che spingono i datori di lavoro, i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi ad abbracciare senza troppi scrupoli le maglie dell’economia sommersa vi sono quelle di matrice prettamente economica. 

L’oscillare nelle acque dell’economia non ufficiale presenta un numero considerevole di condizioni favorevoli: si pensi solo alla crescita dei propri introiti, o anche l’evasione dalle tassazioni sul reddito e dalle imposte sociali. 

Per coloro che il lavoro lo offrono il beneficio consta nel drastico calare delle spese. Volendo affidarci a quello che la storia può insegnarci al riguardo, vi sarebbero almeno tre elementi che contribuiscono, in diverso modo, a individuare quell’evento che definiamo come lavoro sommerso:

a) il palesarsi di una proposta grandemente differenziata di “servizi personalizzati” ai nuclei familiari e alle persone (si considerino nella circostanza servizi come assistenza, pulizia… ); tali tipologie di prestazioni vanno delineandosi per un’alta vivacità di manovalanza e per un ridotto sviluppo della produzione;

b) la recente e nuova organizzazione delle industrie e delle aziende in una prospettiva di prolungate collane di disintegrazione verticale e di subappalto, con l’intento di concepire iter produttivi che siano maggiormente duttili e di ingrandire le facoltà di rinnovamento e di disposizione a circostanze ben definite e alle oscillazioni del mercato. Una tipologia di pensiero e azione flessibile che accompagna a una crescita del lavoro autonomo e dei lavoratori-imprenditori, una certa porzione dei quali potrebbe anche muoversi nel sommerso;

c) l’incidenza dell’espansione delle cosiddette tecnologie leggere, si pensi solamente ai personal computer, che garantiscono rinnovate occasioni di lavoro spalancando nuove sfere e settori alle prestazioni di servizi.

Le profondità e le estensioni del lavoro sommerso si differenziano al variare delle molteplici facciate istituzionali dell’economia in qualsivoglia Stato si prenda in considerazione. 

Lavoro sommerso, definizione

Lavoro nero, altrimenti detto lavoro sommerso, lavoro irregolare. Appellativi che vogliono significare l’uso di avvalersi di dipendenti subalterni senza che tale assunzione sia stata debitamente segnalata al Centro per l’impiego, evitando così tutte le connesse procedure inerenti INPS, INAIL ecc.

Al momento dell’ingaggio il datore di lavoro sarebbe tenuto a inviare una puntuale segnalazione telematica Unilav. Un’operazione da portare a termine entro la mezzanotte del giorno precedente quello di inizio rapporto. 

Una pratica che si rivela efficace per avvertire gli istituti investiti (Centri per l’impiego, Ministero del lavoro, INPS e INAIL) che si è dato avvio a un legame di lavoro subordinato. Mancasse la segnalazione, lo Stato sarebbe completamente ignaro di questo rapporto. Questa circostanza sarebbe da circoscrivere, quindi, come lavoro nero.

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