Nobel all'economia, come migliorare il mercato del lavoro!

Il Nobel riservato all’economia è stato assegnato a Card, Angrist e Imbens. Il merito? I loro studi volti al mercato del lavoro e il loro apporto per una migliore penetrazione nelle relative dinamiche di causa-effetto. Gli esiti della ricerca hanno poi rivelato, tra le tante, che l’accrescere del salario non conduce perentoriamente a un numero ridotto di possibilità d’impiego.

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Il Nobel riservato all’economia è stato assegnato a Card, Angrist e Imbens. Il merito? I loro studi volti al mercato del lavoro e il loro apporto per una migliore penetrazione nelle relative dinamiche di causa-effetto. Addentriamoci nella questione. 

Il canadese Card ha esaminato le conseguenze sul mercato del lavoro di retribuzioni minimi, immigrazione e cultura e formazione. 

Gli esiti della ricerca hanno poi rivelato, tra le tante, che l’accrescere del salario non conduce perentoriamente a un numero ridotto di possibilità d’impiego.

Angrist e Imbens hanno voluto dimostrare quanto dalle sperimentazioni naturali sia possibile muovere verso conclusioni indiscutibili su causa ed effetto.

Giacomo, in un video caricato sul suo canale YouTube, ci rivela qualche dettaglio in più sull'argomento Premio Nobel

Il Nobel per l’economia 2021

Il Premio Nobel per l’economia 2021, come detto, è stato conferito al canadese David Card e tra loro condiviso, congiuntamente, agli statunitensi Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens.

I trionfatori, come tiene a spiegare proprio l’accademia, sono stati in grado di fornire nuove indicazioni sul roboante universo del mercato del lavoro e hanno fatto vedere quali fossero le conclusioni su causa ed effetto che possono essere tratte dalle sperimentazioni naturali. Questa loro impronta ha avuto successo anche in altri settori, andando così a rivoluzionare i cosiddetti studi empirici.

Un riconoscimento alla figura dell’economista

I premi Nobel non rappresentano mai onoranze alle carriere, ma sono dei riconoscimenti ai meriti e agli esiti di una ricerca, uno studio in grado di far progredire di fatto le conoscenze dell’uomo. La decisione di conferire il Nobel per l’Economia 2021 a Joshua Angrist, David Card e Guido Imbens riconosce in un certo senso anche un mood interpretativo del ruolo dell’economista piuttosto differente da quello frequente in diversi altri stereotipi. 

Chi è allora l’economista? Si tratta di uno scienziato sociale al quale spetta il compito di istruire l’insieme delle informazioni e le adopera per riconoscere le conseguenze dei fenomeni e le valutazioni di politica economica che influiscono sulla prosperità o meno di milioni di persone. 

I tre studiosi hanno approfondito e utilizzato metodologie statistiche di analisi degli elementi economici – l’econometria è il settore di ricerca di Imbens – che attualmente sono di consuetudine impiegati ben oltre i confini dell’economia del lavoro, ossia la competenza specifica di Angrist e Card.

Angrist, Card e Imbens hanno enormemente partecipato all’utilizzo di metodologie sperimentali all’interno dell’ambito delle scienze sociali.

Mentre gli studiosi e i ricercatori di laboratorio possono permettersi lo svolgimento delle sperimentazioni in ambienti collaudati, gli scienziati sociali solitamente devono per forza di cose lavorare in situazioni nelle quali tanti fenomeni non controllati dal ricercatore vanno a interagire proprio con il contenuto delle indagini che si stanno portando avanti.

Non è frequente in più la possibilità per lo scienziato di operare su set casuali di individui, come accade ad esempio nella sperimentazione dei vaccini. La metodologia degli “esperimenti naturali” o delle doppie differenze assicura d’altro canto la replica di un disegno pressoché sperimentale anche ex post.

Il Nobel all’econometria

Una disamina econometrica è, nella più istantanea delle espressioni possibili, una comparazione tra una struttura economica e la sua chiarezza empirica. Un modello economico rappresenta un’attestazione sulla(e) connessione(i) tra differenti variabili (economiche). Un celebre esempio, abitualmente impiegato per delineare i criteri metodologici dell’econometria, è quello della “funzione dei consumi”.

All’econometrista si richiede la risposta a due quesiti: la struttura in essere è conciliabile coi dati? Quali possibilità, o per avvalerci dell’idioma della Statistica, livelli di confidenza sono affiliati a questi valori? Nello specifico, l’econometrista deve concentrarsi sulla seconda questione, determinando per mezzo di indagini statistiche gli standard di confidenza associati alla struttura in osservazione.

Gli obiettivi fondamentali dell’econometria sono allora due, da un lato concedere un contenuto sperimentale alla dottrina economica, dall’altro sottoporre tale teoria a indagini statistiche

Il Nobel e le domande su causa ed effetto

Come annota la Royal Swedish Academy of Sciences tanti dei più importanti quesiti all’interno del panorama delle scienze sociali si concentrano su causa ed effetto. 

Alcune domande. In quale maniera l’immigrazione andrebbe a influire sugli standard retributivi e occupazionali? In che misura una formazione più duratura ha efficacia sul reddito futuro? 

Ovviamente non sono domande dalla facile risposta, specie perché non si dispone di termini di paragone utilizzabili. Non ci è dato sapere quanto sarebbe accaduto se si fosse registrato un tasso di immigrazione più basso o se quella persona avesse deciso di non proseguire con i suoi studi. 

Il Nobel degli esperimenti naturali

Non ci era dato sapere fino a quando qualcuno ha cambiato le carte in tavola. Del resto i trionfatori del Nobel per l’economia di quest’anno hanno comprovato quanto sia lecito pensare di poter dare risposta a questi quesiti e ad altre domande del genere avvalendosi di esperimenti naturali. 

La soluzione principale sarebbe posta nel saper considerare circostanze nelle quali avvenimenti fortuiti o stravolgimenti politici avrebbero come esito finale che si formino insiemi diversi di persone trattati tutti in maniere differenti. Una metodologia che ricorda i trial clinici in ambito medico.

Le conseguenze sul mercato del lavoro di retribuzioni minime, immigrazione e formazione

Avvalendosi di sperimentazioni naturali, David Card ha sviscerato le conseguenze sul mercato del lavoro di retribuzioni minime, immigrazione e formazione. Le sue analisi portate avanti nel corso dei primi anni Novanta hanno provocato le cognizioni convenzionali, avanzando nuove osservazioni e aggiuntive illuminazioni. 

Gli esiti dei suoi studi hanno palesato, tra le tante cose, che l’accrescere della retribuzione minima non conduce per forza di cose a una soglia ridotta di occasioni di lavoro.

Ora siamo consapevoli di quanto i redditi delle persone venute al mondo in un paese possano giovarsi di nuova immigrazione, mentre le persone immigrate in precedenza possano rischiare di esserne condizionate sfavorevolmente. 

I Nobel vagliano l’importanza della formazione

Ci si è anche resi conto di come le risorse a disposizione delle scuole siano decisamente più importanti per il domani e per i traguardi professionali degli studenti nel mercato del lavoro rispetto a quanto si ponderasse in precedenza.

Ciò nonostante, gli elementi che emergono da un esperimento naturale si presentano comunque complessi e di non facile interpretazione. Facciamo un esempio.

L’allargamento dell’istruzione obbligatoria di un anno per una cerchia di studenti (ma non per un altra) non decreterà il medesimo risultato su ciascun membro di quel insieme. Ci saranno studenti che avrebbero in ogni caso proseguito negli studi,  per loro, la stima della formazione solitamente non è rappresentativa del gruppo nel suo complesso.

Pertanto, sarà anche ipotizzabile avanzare termini sugli esiti di un anno in più per il percorso personale e studentesco, e quindi professionale? 

Gli esperimenti naturali come ricca fonte di conoscenza

Verso la metà degli anni Novanta, i due statunitensi Joshua Angrist e Guido Imbens hanno decifrato tale problematica metodologica, andando a dimostrare come dagli esperimenti naturali sia possibili avanzare tesi piuttosto puntuali su causa ed effetto.

Le analisi di Card sulle dinamiche essenziali per la società e le disamine metodologiche di Angrist e Imbens hanno dato prova di quanto gli esperimenti naturali siano una cospicua fonte di apprendimento.

La loro indagine scientifica ha fondamentalmente arricchito la nostra capacità di dare risposte a quesiti determinanti e chiave, fattori che si rivelano di assoluto beneficio per l’intera società. Queste le opinioni e i commenti di Peter Fredriksson, presidente del Comitato del Premio per le scienze economiche.

Il Nobel arriva anche in Italia

C’è anche l’Italia all’appello dei Nobel 2021. A Syukuro Manabe, Klaus Hasselmann e Giorgio Parisi è stato assegnato il premio Nobel per la Fisica 2021.

Il merito sta nell’eccezionale supporto dato ai fini della comprensione di strutture fisiche quanto mai complesse. Nello specifico il premio è stato attribuito a Manabe e Hasselmann per i loro studi esemplari sul clima e sulla prospettiva del riscaldamento globale, mentre al nostro Parisi per le scoperte in merito alle agli oscillamenti nei sistemi fisici.

L’italiano Giorgio Parisi e il premio Nobel per la Fisica 2021

Era il 1980 quando Giorgio Parisi scopriva dei pattern celati in strutture materiali complesse e disordinate. Stando all’Accademia svedese, le sue identificazioni sarebbero tra gli apporti più considerevoli alla teoria dei sistemi complessi, questo perché restituiscono come possibile l’apprendimento e l’enunciazione di diversi fenomeni in apparenza accidentali, non solamente nell’ambito della fisica ma anche in altri campi d’interesse, basti pensare la matematica, la biologia, la neuroscienza e la comprensione automatica.

Parisi ha raccontato un curioso aneddoto sul suo maestro, Nicola Cabibbo, il quale affermava sempre che un problema meritevole di lavoro sarebbe dovuto essere divertente, altrimenti non ne sarebbe valsa la pena affrontarlo. Ed è per questa ragione che Parisi dice di aver cercato di lavorare su aspetti che potessero definirsi interessanti e ai quali avrebbe potuto porre un valore supplementare

Nella precedente edizione, il premio Nobel per la Fisica fu invece assegnato per metà a Roger Penrose per il merito della scoperta che il formarsi dei buchi neri è una seria previsione della teoria della relatività generale e per l’altra metà a Reinhard Genzel e Andrea Ghez per il merito della scoperta di un oggetto consistente supermassiccio nel cuore della nostra Via Lattea.