Lavoro, il fenomeno delle grandi dimissioni

Il mondo del lavoro conta molti posti vacanti come anche le cosiddette «grandi dimissioni». Le imprese non riescono a ingaggiare nuovi dipendenti. Le “Grandi Dimissioni” del 2021, un avvenimento che ha del psicologico e del sociale, una problematica di non semplice interpretazione, sebbene le ipotesi non manchino.

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Il mondo del lavoro vede aumentare quelli che sono i posti vacanti. Altro fenomeno in crescita anche quello delle cosiddette «grandi dimissioni». Le imprese non riescono a ingaggiare nuovi dipendenti. 

L’espandersi dell’inflazione, i costi dell’energia non fanno altro che crescere, le produzioni subiscono forti restringimenti, innumerevoli insufficienze, idraulici che non accorrono agli appelli più disparati.

Una scienza indiscutibile che ha dovuto fare i conti con la realtà, e cioè con il contesto dell'«offerta». 

Lavoro, il valore dell'offerta

Manco a dirlo, anche la domanda si presenta in tutta il suo valore. Se ciascuno intendesse far sua almeno la metà di quello che acquista, le limitazioni vigenti non avrebbero ragione d’essere.

Non importa che la Federal Reserve e il Tesoro americano si siano impegnate a stampare trilioni di nuovi dollari e dispensato assegni in giro per il Paese. Come dire, l'imprevedibilità era quasi del tutto poco prevedibile, ma nonostante questo l’inflazione ha scovato la Fed totalmente impreparata. 

L’attenuante della Fed sta nel fatto che le scosse sul versante dell’offerta si mostrano come avvisaglie momentanee di una domanda frenata. Ma tra i compiti della banca centrale statunitense vi sarebbe quello di andare a dirigere l’offerta concepita dall’economia, e in quest'ottica plasmare la domanda proprio su quegli standard senza oltrepassarli.

Il far sì che una complicanza connessa all’offerta sorprenda improvvisamente potrebbe paragonarsi a un plotone che si lasci trovare impreparato di fronte una invasione. 

Lavoro e Grandi Dimissioni nel 2021

Le “Grandi Dimissioni” del 2021, un avvenimento che ha del psicologico e del sociale, una problematica di non semplice interpretazione, sebbene le ipotesi non manchino.

Una specie di licenziamento globale da parte di numerosi lavoratori che, in intima connessione con la pandemia da Sars-COV-2 del 2021, hanno deciso di abbandonare il vecchio lavoro senza contare, nella gran parte degli episodi, neanche di una strada alternativa. A parlarne in un video caricato sul suo canale Youtube è Valerio Rosso

Il lavoro e la sequenza economica reale

La complessa congiuntura storica odierna dovrebbe indurre e stimolare un cambiamento in alcuni pensieri, e perché no alimentare un rinnovarsi dell’attenzione verso la scuola della successione economica reale, che si focalizza proprio sui contenimenti dell’offerta e che predica prudenza in relazione a una dipartita graduale ma dolente generata dalle attinenti scarse produttività.

Quello che ci si augura è che non si alluda più a visionarie teorie monetarie moderne, i cui portavoce affermano che le autorità centrali debbano mandare in stampa moneta e assegnarla alle persone.

La situazione negli Stati Uniti

Nonostante ciò gli Stati Uniti non dovrebbero situarsi in uno stato di decadenza dell’offerta. Il Pil pro capite effettivo (proporzionato all’inflazione) assesta, a malapena, un sorpasso alle indicazioni stimate prima della pandemia e il tasso occupazionale nel complesso segnala una quota più bassa dei cinque milioni di unità in confronto ai livelli antecedenti. 

Quali sono le motivazioni? Cosa si cela dietro una tenuta dell’offerta dell’economia statunitense così ridotta?

Vi sono state delle falle tra le sue maglie. Scontato anche il fatto che la mission della politica economica si sia completamente tramutata — o, per meglio dire, sia tornata a dirigersi lungo quella rotta che avrebbe dovuto seguire sin dai primordi, ossia la conversione e il calo delle inefficacie sulla sponda dell’offerta.

Il lavoro e la penuria di manovalanza

Tra le problematiche strutturali, attualmente, verte nell’intrecciarsi di insufficienza di manovalanza e di cittadini americani che non sono neanche alla ricerca di un vero e proprio lavoro. Sono più di dieci milioni le proposte di lavoro a disposizione — tre milioni in più in confronto al monte che ha preceduto la crisi sanitaria. Sebbene tale dato possa essere ritenuto confortante, si contano solamente sei milioni gli individui che vanno alla ricerca metodica di un lavoro.

Complessivamente, la somma totale delle persone occupate o alla caccia di una occupazione è andata calando di tre milioni, da un regolare 63% della cittadinanza in anni propensi al lavoro a non di più del 61,6%.

Il lavoro e il comportamento umano

Siamo a conoscenza di due aspetti fondamentali dell’agire umano: in primis è che, se si dispone di più denaro, si è invogliati a lavorare molto meno. Ad esempio, coloro che trionfano alla lotteria tenderanno senz’ombra di dubbio ad abbandonare il proprio posto di lavoro.

In seconda battuta, se le gratificazioni lavorative accrescono, le persone, quindi lavoratori e dipendenti, tenderanno a impegnarsi e lavorare con una prestanza e una detrminazione più costante. Le politiche odierne del nostro Paese racchiudono un duplice scacco: giungono più introiti, sebbene la maggior parte di questi siano sottratti sei si lavora. 

Nel corso della stagione estiva del 2020 è divenuto palese a chiunque che coloro che riscuotevano maggiori sovvenzioni essendo rimasti privi di lavoro in confronto a quanto avrebbero intascato esercitando le loro attività non sarebbero entrate nuovamente nel mercato del lavoro. Una problematica che perdura anche oggi e, anzi, è sul procinto di peggiorare.

Lavoro e questione energetica

Non si contavano gli opinionisti che fino poco tempo fa si battevano per una necessaria garanzia di retribuzione minima ai conducenti dei tir, le cui attivitàe sarebbero state ben presto rimpiazzate dall’intelligenza artificiale. Dunque, è partita la gara alla consegna degli assegni. Oggi però si resta stupefatti nel constatare l'insufficienza di autotrasportatori.

Alla prova dei fatti qualunque politica al momento in potenza consolida siffatto deterrente, accrescendo le barriere nella prospettiva dell’offerta. Oppure, consideriamo la politica sul clima, che quest’inverno andrà incontro a un brusco risveglio. Altro scenario messo in conto e in verità atteso. 

L'attuale modus operandi è incentrato sull’abrogazione dell’offerta di combustibili fossili a scopo preventivo così da riuscire a eludere il radicarsi di alternative su scala estesa. Varrebbe la pena di chiedersi se andando a ridurre l’offerta, i costi saliranno o caleranno? In Europa dove si sta registrando una crescita dei prezzi dell’energia vi è chi ha appena vagliato una soluzione. 

L’Agenzia internazionale per l’energia ha ribadito quanto i correnti movimenti a favore della salute del nostro pianeta e quindi del clima rappresenteranno l'input per 13 milioni di nuove occasioni di lavoro, e che tale somma renderebbe doppiamente all’interno di un contesto «zero netto». 

La situazione in Europa

Ma nel Vecchio Continente abbiamo serie difficoltà nel reperimento di manodopera. Se non andranno ad ingaggiare autotrasportatori per liberare le imbarcazioni, da dove proverranno questi 13 milioni di nuovi lavoratori, e chi sgroviglierà quelle attività che si attuavano in precedenza? 

Prima o poi, ci si dovrà rendere conto che i tempi sono cambiati e che impiegare un numero maggiore di lavoratori per provvedere alla medesima energia comporta essenzialmente un prezzo, non un beneficio.

Il momento è quello buono, svincolare l’offerta dai vincoli che i governi odierni hanno posto in essere. Poiché una disfacimento dell’offerta accompagnato all’inflazione è da considerarsi come un minaccioso monito e bisognerebbe allora stare in guardia. Offerta e funzionalità, le strade da seguire, i nuovi assiomi della strategia economica.

Il lavoro del futuro

Intanto varrebbe la pena chiedersi come sarà il lavoro del futuro. Quali saranno gli impieghi che caratterizzeranno gli anni a venire? Si paleserà per la sua asincronicità, per il suo essere da remoto, per la sua maggiore gestibilità (sotto il vessillo della Yolo economy)

E allora, come abbiamo appena accennato. asincrono, operato pressoché e interamente da remoto, all’insegna di una notevole praticità. Questa la visione futuristica del lavoro offerta dall’economista Adam Ozimek che non casualmente è attivo presso UpWork, una piattaforma globale di prestazioni freelance in cui aziende e lavoratori autonomi interagiscono, si relazionano e cooperano a distanza.

La successiva era del mondo del lavoro a distanza si manifesterà in tutta la sua dirompenza come ha ribadito Quartz che si è soffermato sul lavoro asincrono, con i lavoratori che svolgono i propri doveri lavorativi ovunque vogliano, da qualunque città, che sia quella di appartenenza o da una meta turistica.

La Yolo economy

Un nascente metodologia di intendere il lavoro (e finanche l’esistenza) che sta divenendo per i più una assoluta preminenza. Una crescita che si è attestata anche nel nostro Paese, il riferimento è ovviamente alla Yolo economy: you only live once, si vive una volta sola. Un trend che si è intensificato specie a seguito della crisi sanitaria che ha colpito il sistema mondiale.

Un vero e proprio cult quello delle cosiddette grandi dimissioni, che, dopo aver sfiorato il popolo a stelle e strisce, si è di fatto proiettato anche sulla penisola italiana contando la bellezza di 484 mila licenziamenti volontari nel secondo semestre di quest’anno, +85% confrontandosi con il 2020 (questi i dati forniti dal Ministero del Lavoro). Vanno a moltiplicarsi le vicende legate al cambio vita, alla ricerca di percorsi professionali alternativi, che accomunano ogni giorno senza discriminazioni ogni fascia di età.

Nel nostro Paese già a partire dal 2020 le start-up segnalarono una crescita prossima al 10,4% e perfino del 31% nella sola Lombardia. Risultati e cifre che, stando alle previsioni, diverranno progressivamente più elevati.

Come ha ben chiarito proprio Quartz Ozimek la prima circostanza verificatasi durante la crisi pandemica sta nel fatto che tantissimi lavoratori e società abbiano appurato quanto il lavoro a distanza funzioni in modo migliore rispetto a quanto ritenessero. Il lavoro in remoto si palesa come maggiormente produttivo e a innumerevoli persone ha arrecato un numero spropositato di benefici, e non solamente a stretto giro. 

Sebbene non siano tutti a ragionare in quest’ottica. Nel nostro Paese, a partire dallo scorso 15 ottobre i dipendenti al lavoro per la pubblica amministrazione hanno fatto rientro in ufficio e medesima cosa è accaduta a svariate imprese nel privato.

In diverse situazione si è scelto e si sta optando per una tipologia di lavoro ibrido, attendendo anche di osservare come procederà d’ora in poi l’emergenza sanitaria.