Lavoro, quali sono i profili giusti!

Il lavoro è in continua evoluzione. Il cambiamento comporta la brama di alcune figure professionali a dispetto di altre. Ecco quali sono i profili giusti.

Il lavoro è in continua evoluzione. Il cambiamento comporta la brama di alcune figure professionali a dispetto di altre. 

Le società che si apprestano ad assumere non mancherebbero, sebbene domanda e offerta pare non si incontrino. Andiamo ad analizzare nel dettaglio i profili delle figure maggiormente richieste, le skill imprescindibili per un buon curriculum e le professioni che potrebbero essere destinate al tramonto. 

Le aziende made in Italy hanno le idee ben chiare sulle future assunzioni. Meccanici, saldatori, falegnami, installatori, operai qualificati nella riparazione di dispositivi di telecomunicazione: questi i profili ambiti.

Nicolas Lombardo, in un video caricato sul suo canale Youtube, espone la sua su come trovare lavoro nel 2022:

Lavoro, tempi che cambiano

L’impiegato tradizionale cade così nell’oblio. I tempi cambiano. L’economia deve fare i conti con un rovente paradosso: sebbene siano in tantissimi alla ricerca di un lavoro, è in ogni caso effettiva la circostanza che vede tante offerte cadere nel vuoto. 

La ragione? La carenza di figure professionali abbastanza competenti, solitamente quando un potenziale candidato inoltra la domanda la preparazione non risulta adeguata. Il bollettino annuale a cura di Unioncamere e Anpal, nel 2021 ha fotografato un’Italia dove domanda e offerta faticano a incontrarsi. 

Le parole di Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ben inquadrano i fatti. Il rilancio dell’economia è il principio fondamentale per la ripartenza dell’occupazione. Malgrado si mantenga la larga forbice tra domanda e offerta di lavoro figlia di innumerevoli concause. 

Le professioni con specializzazioni elevate presentano certamente una insufficienza numerica ed è indispensabile in quest’ottica muovere sull’orientamento nel contesto degli itinerari formativi. 

Per le figure che richiedono meno qualifiche, invece, un argomento chiave sta nel livello esperienziale necessario a battere sulla adeguatezza per i giovani di disporre, già in età scolastica, di un iniziale confronto con l’universo lavorativo, sperimentando nella realtà concreta le proprie attitudini e capacità.

Lavoro, la difficoltà nel reperire i profili giusti 

Le imprese hanno dovuto coordinarsi con i rinnovati canovacci della ripartenza dell’economia

Stando al resoconto dell’anno 2021 vi sarebbe stato un sostanzioso dilatarsi delle problematicità nel rintracciare le figure professionali opportune, osservando quasi 1/3 degli ingressi messi in programma (32,2%). 

La crescita arriva a sfiorare all’incirca i 6 punti percentuali in confronto al 2019, causata nella fattispecie dalla carenza di aspiranti (shortage gap), nel 16,2% delle circostanze (+3,6 punti percentuali). D’altro canto influisce anche una formazione non appropriata (skill gap) che stima il 12,8% delle problematicità (+1,7%). 

I comparti che devono affrontare le complessità più incisive sono diverse. Si pensi alla vendita e alla riparazione di auto e mezzi di trasporto (50,4%), all’industria degli articoli in metallo (47,6%), alle industrie dedite alla realizzazione di apparecchiature e attrezzature (46,6%), agli stabilimenti del legno e mobile (45,7%) e ai servizi Ict (45,4%).

È il mondo dell’edilizia a rivelare a conti fatti la maggiore difficoltà nel reperimento di alcune figure professionali. 64 mila in più rispetto a tre anni fa.

Lavoro, i profili professionali più ambiti 

Su trenta episodi, in sedici circostanze le società presentano problematiche nell’ingaggiare addetti competenti nel settore industriale (si pensi figure quali operai addetti al collaudo, saldatori, falegnami, elettricisti nelle fabbricazioni civili, impiantisti di apparecchiature di isolamento) e nella sfera dei servizi (si pensi a installatori e manutentori di dispositivi informatici, figure specializzate nell’installazione e riparazione di macchinari di telecomunicazione). 

Per figure di questo tipo la mancanza di equilibrio oltrepassa sempre il 50% delle istanze delle società e può arrivare a una copertura di all’incirca tre quarti.

Le maggiori problematiche per quel che riguarda il reperimento abbracciano le professioni del comparto manifatturiero, chiamate a contribuire alla metamorfosi produttiva inerente a uno sviluppo dell’automazione dei procedimenti.

Difficoltà nelle nuove assunzioni anche coloro alla caccia di alcuni profili specialistici dei service digitali e di sussidio alle aziende, settori travolti dal deciso progredire delle tecnologie digitali e del sempre più compatto affidarsi alle reti per l’organizzazione e la gestione delle attività.

Il lavoro dice addio agli impiegati

Nel corso della conclusione dello scorso anno le società aventi lavoratori dipendenti attivi nell’industria e nei servizi che hanno predisposto reclutamenti hanno toccato il 60%, scalzando in questo modo di 1,9 punti percentuali le stime raggiunte nel 2019.

Il proporzionale di nomine atteso si è certificato prossimo ai 4,6 milioni di unità affermandosi fondamentalmente sugli standard pre-pandemia (+0,5% in confronto al 2019).  

In costante aumento in ciascun comparto e di estrema difficoltà nel reclutamento sono le richieste di addetti con skill specifiche. Si pensi a operai specializzati, con un +13,1% rispetto al 2019, +8,8 p.p. quello della difficoltà di reperimento, e laureati, +7,5% e +2,7 p.p..

In declino, d’altro canto, le istanze per le figure professionali più tradizionali, quelle impiegatizie (-11,4%). In calo anche la richiesta di diplomati e qualificati (-12,9%). Va comunque detto che la complessità nel reperire è in progressiva crescita per quasi tutte le figure professionali.

Importanza maggiore assumono le cosiddette skill digitali (il 71% delle aziende ha deciso di investire in conversione digitale lo scorso anno) e le competenze green.

Lavoro, analisi dei comparti in difficoltà 

Vi sono ancora diversi settori che pagano il prezzo della crisi degli ultimi due anni. Esempio eclatanti sono i servizi culturali e ricreativi, i servizi operativi, i trasporti e la logistica

Per merito innanzitutto della parentesi dei mesi estivi il mercato del turismo ha potuto riscontrare una importante ripresa nel corso dello scorso anno per quel che riguarda l’attivarsi di contratti. Occorre anche sottolineare una sostanziosa ripresa delle tipologie contrattuali a scadenza e il maggior tasso di indeterminatezza censito verso la conclusione del 2021. 

Altri comparti invece segnalano la crescita degli utili attesi, in coerenza con le necessità di sviluppo delle operazioni connesse al rinnovato scenario socio-economico causato dalla crisi pandemica. Basti citare l’universo mediatico e quello della comunicazione, come i servizi informatici, la sanità e l’assistenza sociale.

Lavoro, l’alba delle nuove competenze

La crisi sanitaria dell’ultimo biennio ha innescato una vera e propria rivoluzione, la domanda di professioni è stata stravolta. Si pensi solo al largo affidamento al lavoro in remoto, all’exploit delle compre online e alla crescita delle consegne a domicilio. In declino le figure mediali del commercio e dei servizi, con un calo dal 37,9% del 2019 al 36,8% del 2021. Alla ribalta le professioni operaie e i controllori di impianti e macchine, dal 27,4% al 29,7%.

Lo scorso anno è cresciuto anche l’avviamento di figure professionali del tutto nuove nei team delle società (profili che non vanno a rimpiazzare personalità già operative nei ranghi dell’azienda). Si transita dal 18% del 2018-19 al 20% del 2021, professionalità aderenti a competenze medio-alte, che esigono uno standard di formazione superiore. 

In questa fattispecie possiamo indicare i professionisti nelle relazioni con il mercato (nel 41,3% delle circostanze le figure non appartenevano in precedenza all’equipe societaria), esperti dell’amministrazione e del controllo (37,7%), ingegneri industriali e gestionali (37,0%), specialisti del marketing (44,4%), leader dell’organizzazione e della gestione degli elementi di produzione (39,4%) e addetti a mansioni di monitoraggio e accertamento (54,5%).

Lavoro, l’arma in più, il curriculum 

Vi sono alcune skill che sembrerebbero più ricercate di altre. In crescita le istanze che prediligono una notevole importanza delle abilità “imprenditive”, ossia lo svolgere il proprio lavoro in autonomia, +1,7% rispetto al 2019.

A seguire troviamo quelle “di team”, la propensione a lavorare in squadra (+0,9), quelle “adattive”, relative alla duttilità (+0,8), quelle “creative”, il celebre problem solving (+0,5). 

In prospettiva complessiva, a seguire le competenze soft-imprenditive, vi sono le competenze green e le competenze digitali.

Lavoro, la questione di Genere

Lo scorso anno le donne non hanno trovato facilmente un impiego. A influire anche la cospicua presenza femminile nelle fila della distribuzione commerciale. Un settore che l’ascesa degli acquisti on-line ha appurato una virata della domanda tra i ranghi maschili. 

I dati parlano chiaro: nel commercio al dettaglio la rilevanza delle donne sul complessivo degli ingaggi attesi conta in calo evidente: dal 38% precedente la crisi al 31,6% del 2021. 

Lavoro, quali le lauree che incidono di più 

Analizziamo in po’ di dati. Si contano 1,4 milioni diplomati richiesti dalle aziende (31% delle entrate complessive). I laureati sono invece 634mila (13,7%). I qualificati professionali annoverano 1,1 milioni di ingaggi prestabiliti (23,7%). I diplomati Its raggiungono 70mila figure ricercate (1,5%). 

Il reclutamento di figure professionali prive di titoli formativi copre il 30% degli ingressi previsti

Paiono come chimere i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (con una problematicità di ingaggio del 57%), i laureati in scienze matematiche, fisiche e informatiche (55,8%) e quelli in chimica-farmaceutica (46,6%), i diplomati in meccanica, meccatronica ed energia (46%), i qualificati con indirizzo elettrico (52,8%).

Complesso anche accaparrarsi le competenze maggiormente affini alle trasformazioni cui la crisi pandemica ha determinato una decisa accelerazione: si pensi a digitalizzazione e automazione, ricerca e tecnologie, riqualificazione e risparmio energetico.

La ricerca dei lavoratori

Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna includono quasi la metà degli ingaggi attesi nel complesso nel nostro Paese. In una ottica locale, si può constatare come le più importanti barriere nella ricerca di profili bramati vengono avvertite dalle aziende del Nord Est.

Complessità al di sopra della media nazionale si segnalano anche al Nord Ovest, Toscana, Umbria e Marche. 

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