Lavoro e salario minimo: nuove ipotesi contro la povertà!

Il salario minimo è realtà in molti paesi europei, ma non in tutti. La misura per il lavoro potrebbe arrivare anche in Italia, contro la povertà. Ecco come!

Il salario minimo potrebbe arrivare presto, come soluzione contro la povertà, che in Italia sta ancora salendo alle stelle come conseguenza dell’arrivo dell’emergenza sanitaria. Questa è la prospettiva per il prossimo periodo, secondo le ultime ipotesi. Uno dei maggiori problemi che riguarda il lavoro italiano è quello della precarietà: molti cittadini hanno contratti precari, e spesso si lavora senza effettivamente guadagnare quanto basta per vivere.

Purtroppo questa è la realtà di tutti i giorni di molte persone, e attualmente si torna a parlare di salario minimo come soluzione per limitare il proliferare di contratti che non prevedono la dovuta paga. Come riporta Laprovinciacr.it l’Europa introduce l’idea di applicare questa misura in modo esteso:

“L’Europa punta sul salario minimo, dopo il sì del Parlamento europeo arriva anche il via libera dei 27 ministri del lavoro dell’Ue all’avvio dei negoziati sulla direttiva .”

In Italia la proposta del salario minimo incontrerebbe quella che è la realtà di moltissimi cittadini che al momento lavorano con salari troppo bassi per superare il caro vita, specialmente nell’ultimo periodo. La povertà è aumentata a livelli record con l’arrivo della pandemia, è i dati a questo proposito non tendono a scendere.

Al momento il dialogo tra i paesi sull’argomento prevede due possibilità, che possono essere introdotte in alternativa, in base alle prossime decisioni.

Una è quella di introdurre il salario minimo per tutti i paesi dell’Unione Europea, l’altra possibilità è quella di affidare alla contrattazione collettiva un più ampio numero di lavoratori, almeno rispetto alla situazione attuale, fino ad arrivare alla quasi totalità di essi.

Vediamo in questo articolo quali sono le possibilità per queste misure di essere approvate anche in Italia, secondo gli ultimi aggiornamenti.

Lavoro e salario minimo: le ipotesi

Sul salario minimo si discute già da diverso tempo, la misura è vista come una possibile soluzione per garantire a tutti i cittadini italiani un trattamento economico equo e compatibile con il particolare momento storico. Con la pandemia la crisi economica si è fatta sentire, e ancora si fa sentire, per molti settori, e a pagarne le conseguenze sono imprese e lavoratori.

Attualmente in Europa molti paesi hanno adottato il salario minimo già da diverso tempo, ma l’Italia, come anche altri paesi, ancora non si è adeguata a standard di tipo salariale. Tuttavia al momento sembra che questa potrebbe essere una strada percorribile per contrastare la povertà emergente nel paese. Al momento Andrea Orlando, attuale Ministro del Lavoro, è propenso a vedere di buon occhio questa misura, per il prossimo periodo.

Le ipotesi al momento per contrastare la povertà in Italia vanno comunque in una duplice direzione, proposte derivate dalla stessa Europa: da un lato si prevede di estendere il salario minimo a tutti i paesi che ancora non hanno adottato la misura, dall’altro lato come alternativa si propone di garantire contratti collettivi per tutti i lavoratori, almeno per l’80%.

Uno dei problemi principali del lavoro in Italia sembra essere proprio l’incertezza di molti contratti, e le paghe che, nonostante lunghe giornate di lavoro, non rispecchiano il caro vita e le necessità economiche delle famiglie. La crisi economica è arrivata specialmente in questi anni lasciando in difficoltà soprattutto i lavoratori più fragili, ovvero quelli con contratti più precari.

Un altro fattore riguarda i controlli: una volta che il salario minimo viene introdotto, è necessario effettuare controlli mirati per far rispettare questa misura, almeno queste sono le ipotesi di cui si sta discutendo al momento.

Lavoro e disuguaglianze: i dati 

Quello a cui si assiste in questo momento in Italia è una conseguenza diretta della crisi economica: l’aumento della povertà e la crescente disuguaglianza sociale. Recentemente Oxfamitalia.org ha condotto un’indagine relativa alla disuguaglianza arrivata con la pandemia, sottolineando tramite alcuni dati uno scenario che rileva una differenza tra ricchi e poveri molto marcata.

Le disuguaglianze tuttavia non si riscontrano unicamente in Italia, ma in tutto il mondo. Uno dei dati rilevanti che vengono riportati nell’indagine Oxfamitalia riguardano in particolare il lavoro delle donne di tutto il mondo:

“Le donne che hanno subito gli impatti economici più duri della pandemia, hanno perso complessivamente 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020, un ammontare superiore al PIL combinato di 98 Paesi.”

Le conseguenze della crisi si possono quindi registrare soprattutto nelle disuguaglianze di condizione economica, che aumentano le disuguaglianze di genere, e la precarietà di chi già prima della pandemia era in una situazione di lavoro instabile.

Non va sottovalutata la disuguaglianza che si crea in questo contesto tra gli stessi cittadini, e i problemi in questo senso sul lungo periodo non sono solamente economici, ma di natura sociale. Al momento in Italia sono introdotti, in particolare per il 2022, alcuni sgravi contributivi e incentivi per le imprese con l’obiettivo di assumere persone particolarmente svantaggiate economicamente. Tuttavia ci si chiede se questo basterà per superare la crisi.

In questo momento ritorna quindi l’idea di introdurre il salario minimo anche per l’Italia: in questo modo probabilmente si potrebbe dare un aiuto in più contro la precarietà di molti lavoratori italiani. Molti lavoratori, soprattutto le fasce giovanili e quelle più svantaggiate, registrano un aumento della povertà legato non solamente alla mancanza di lavoro, ma alle paghe inadeguate.

Salario minimo: come potrebbe funzionare

Secondo le più recenti direttive europee, il salario minimo, se verrà confermato in modo esteso per tutti i paesi dell’Unione Europea, potrebbe essere utilizzato in diversi modi. Si ipotizza di stabilire un salario minimo orario, sotto forma di una cifra minima al di sotto del quale aziende e imprese non potranno scendere.

Oppure si ipotizza anche di introdurre un salario minimo mensile. Tuttavia questa cifra dovrà essere commisurata a quella che effettivamente è la spesa mensile delle famiglie italiane, quindi il salario minimo va calibrato in base al costo della vita effettivo.

Valutare qual è il salario minimo da introdurre è un altro fattore importante. Attualmente molti paesi europei che hanno già previsto questa misura per il lavoro hanno applicato cifre molto basse, altri invece propongono salari minimi decisamente più alti, in base al costo della vita nella zona specifica.

In Italia uno dei fattori di cui tenere conto è l’applicazione di questo tipo di misura sui diversi contratti. Il salario minimo deve poter essere esteso non solamente a chi è assunto con un contratto indeterminato o determinato, ma anche per chi lavora con contratti diversi (stage, tirocini, apprendistato, contratti di collaborazione, lavoro autonomo occasionale e così via). Molti si chiedono se questa misura verrà estesa anche a questo tipo di contratti.

Principalmente in Italia il salario minimo dovrebbe sostenere i lavoratori più precari, quindi si presuppone che la misura sarà indirizzata anche e soprattutto a queste categorie di lavoratori, che attualmente sono in grande numero. Dall’altro lato si preannuncia la possibilità alternativa di potenziare la contrattazione collettiva, per garantirla ad un numero maggiore di lavoratori.

Salario minimo e contrattazione collettiva

La contrattazione collettiva in Italia prevede che lo svolgimento del lavoro venga regolamentato dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL). Questo contratto regolamenta le modalità con cui si deve svolgere il lavoro in un determinato ambito, e introduce norme specifiche per quanto riguarda la paga e gli orari di lavoro.

Il CCNL è un tipo di contratto che viene stipulato tra organizzazioni rappresentanti dei lavoratori e datori di lavoro, e garantisce una tutela del lavoro ai cittadini. Tuttavia non sempre in Italia questi contratti vengono poi applicati regolarmente, perché spesso i lavoratori sono impiegati con altri tipi di contratti, meno regolamentati.

Si tratta di tutte quelle forme di lavoro definite come precarie, perché di breve durata, o con contratti atipici. L’ipotesi alternativa al salario minimo prevede una estensione dei contratti collettivi ad un numero maggiore di lavoratori, almeno fino all’80%, secondo quanto ipotizzato dall’Europa.

Questo significa che anche l’Italia, se approvate queste direttive, dovrà adeguarsi all’estensione dei contratti collettivi, includendo le fasce di lavoratori che al momento risultano maggiormente precarie rispetto ad altre. Un altro dato da non sottovalutare riguarda il lavoro “nero”, ovvero il lavoro senza un contratto in vigore.

Ancora in questo periodo a preoccupare sono i dati relativi a questa tipologia di lavoro, soprattutto nel sud del paese e in alcune regioni del nord come la Lombardia. Si tratta di fatto di attività che risultano essere irregolari, nascoste al fisco e per cui le paghe non sono spesso eque.

Si tratta di una economia sommersa che ancora ad oggi non ha trovato modo di essere regolarizzata del tutto. Qualcuno ipotizza che con l’introduzione di un salario minimo e di maggiori tutele anche per le imprese, il fenomeno potrebbe essere ridotto.

Lavoro e crescita economica nel 2022

Successivamente alla crisi economica e all’inflazione, in ogni caso si prospetta una crescita economica per il 2022, con un aumento del PIL almeno del 6,2% per il 2022. Successivamente, secondo le previsioni Agi.it, la crescita potrebbe nuovamente scendere, ma sempre rimanere in positivo.

Al momento il pericolo maggiore è causato dall’inflazione: il fenomeno ha portato all’aumento dei prezzi di molte materie prime, tra cui i carburanti, l’energia elettrica e il gas, che hanno fatto lievitare il prezzo delle bollette di luce e gas per tutte le famiglie italiane.

L’inflazione e l’aumento dei prezzi sembra al momento essere uno dei maggiori ostacoli anche per il fatturato delle imprese, che si trovano in difficoltà economica a causa del particolare momento storico e delle chiusure che molte aziende hanno portato avanti per diversi mesi a seguito delle misure di prevenzione del Covid-19.

L’aumento dei prezzi infatti oltre a pesare per le tasche degli italiani, è anche un pericolo per lo sviluppo economico delle imprese italiane, che spendono di più, ma guadagnano meno dalle vendite. Indubbiamente qualcosa cambierà nel momento in cui i prezzi ricominceranno a scendere.

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