Lavoro stagionale: come funzionano vitto e alloggio compresi

I contratti di lavoro stagionali sono contratti a tempo determinato non continuativi. In alcuni lavori stagionali è compreso anche il vitto e l'alloggio.

Il lavoro stagionale è un lavoro che viene svolto solo in determinati periodi dell’anno (di solito in estate). La cosiddetta “stagione lavorativa” è caratterizzata da picchi di lavoro e dunque da un maggiore fabbisogno di manodopera. Il lavoro stagionale è particolarmente diffuso nei settori agricolo, turistico e gastronomico. I lavoratori che svolgono un lavoro stagionale sono chiamati lavoratori stagionali o lavoratori temporanei.

Di solito (ma non sempre) nei contratti di lavoro stagionali è previsto e incluso anche il vitto e l’alloggio. Si parla di lavoro stagionale quando un’attività lavorativa si svolge in un determinato periodo dell’anno e manca il carattere della continuità. 

Che cos’è vitto e alloggio?

In molti contratti di lavoro stagionale sono compresi vitto e alloggio, ovvero il vitto è il mantenimento alimentare giornaliero. L’alloggio e l’accomodamento destinato al lavoratore.

I termini sono frequentemente utilizzati insieme per definire forme contrattualistiche di dipendenti stagionali o lavoratori in trasferta. Sarà il datore di lavoro a pagare il vitto e l’alloggio per i lavoratori stagionali.

Se nel contratto di lavoro stagionale che il lavoratore ha firmato c’è la clausola “vitto e alloggio inclusi”, significa che nel contratto sono comprese le spese di albergo o appartamento e tre pasti base al giorno. Oppure l’azienda può decidere di pagare un’indennità di vitto e alloggio, ovvero l’equivalente in denaro. 

Se un dipendente riceve un’indennità di vitto e alloggio, il salario pattuito comprenderà questa indennità. Se invece il vitto e alloggio vengono forniti dall’azienda, il costo verrà sottratto dal salario pattuito. 

Come funzionano vitto e alloggio di una badante convivente? 

Il rapporto di lavoro delle badanti conviventi è regolato da un contratto collettivo nazionale specifico. Le badanti conviventi devono essere assunte con regolare contratto di lavoro. Nel loro contratto è compreso anche il vitto e l’alloggio, perché le badanti necessitano di abitare con la persona assistita.

Il Contratto Collettivo Nazionale delle badanti prevede che il datore di lavoro riconosca alla badante assunta un vitto che sia sano e sufficiente e un ambiente che non pregiudichi il benessere della badante e ne rispetti la dignità e la riservatezza. 

Dunque i costi che dovrà sostenere il datore di lavoro della badante sono: la retribuzione mensile, i costi di vitto e alloggio nel caso in cui la badante ne usufruisca in natura, oppure il costo dell’indennità nel caso in cui la badante non ne usufruisca. Il versamento dell’indennità di vitto e alloggio è pari ad una somma calcolata sui giorni lavorativi.  I valori di vitto e alloggio sono stabiliti da Ccnl di categoria.

Quanto dura il lavoro stagionale?

Il lavoro stagionale è un lavoro a tempo determinato che coincide di solito a periodi ti tempo in cui il lavoro è maggiore che in altri periodi dell’anno (per esempio il periodo estivo). Durante l’estate aumentano enormemente le offerte di lavoratori stagionali, tra camerieri, cuochi, pizzaioli, bagnini, animatori. 

Hotel, ristoranti, stabilimenti balneari, villaggi turistici, sia al mare che in montagna ricercano nuovi lavoratori solo per alcuni mesi all’anno.  

In questo 2022, però, le difficoltà per i datori di lavoro di reperire risorse umane stagionali è enorme. Le persone disposte a effettuare lavori stagionali, magari anche lontano da casa, sono sempre meno.  

Lavoratori stagionali, anche con vitto e alloggio, difficili da trovare in questo 2022

Come ormai sentiamo da tempo al tg o leggiamo sui giornali, i datori di lavoro quest’anno hanno enormi difficoltà nel reperire risorse umane stagionali, anche se offrono vitto e alloggio. Quali sono i motivi?

Probabilmente uno dei motivi principali riguarda i turni di lavoro massacranti e stancanti, con retribuzioni di solito da fame. La maggior parte di questi lavori, infatti, non raggiungono retribuzioni superiori ai mille euro e il vitto e l’alloggio lasciano molto a desiderare (catapecchie e cibo scadente).  

Quale normativa regolamenta il lavoro stagionale con vitto e alloggio?

I lavori stagionali riguardano sia i tipi di lavori previsti dalla normativa del lavoro, sia quelli previsti dai contratti collettivi nazionali. 

I contratti riguardanti lavori stagionali prima del 2018, erano riservati esclusivamente a determinati settori: alimentare, turismo, ristorazione, trasporto aereo. Il lavoro stagionale all’epoca poteva durare anche fino a 36 mesi.

Dopo l’entrata in vigore del D.L. n. 87/2018 con l’introduzione della cosiddetta “acausalità”, ovvero l’assenza di ogni motivazione che giustifichi l’utilizzo del contratto a termine piuttosto che quello a tempo indeterminato, la durata dei contratti stagionali è stata ridotta ad un massimo di dodici mesi. Le imprese devono stabilire nei contratti di lavoro cosa accadrà in caso di proroga o rinnovo del contratto. 

Secondo la normativa, quali sono le attività che rientrano tra i lavori stagionali?

Secondo il nostro ordinamento tra le attività stagionali rientrano i lavori agricoli come la raccolta e la conservazione dei prodotti del sottobosco, la raccolta e la spremitura delle olive, la produzione di vino, la pesca e la lavorazione del pesce, raccolta e sgusciatura mandorle; raccolta ed essiccazione delle foglie di tabacco; produzione di formaggio, produzione di liquirizia. 

Poi vi sono le attività stagionali definite dai contratti collettivi di lavoro, che si adeguano ai settori economici e alle stagioni: turismo, ristorazione, ricevimento, settore alimentare. Dal punto di vista del settore turistico, le aziende stagionali sono quelle che, per alcuni periodi all’anno, restano chiuse, rispettando la normativa vigente. 

Secondo il  Decreto del Presidente della Repubblica n.378/1995 per essere definita stagionale, un’azienda, deve presentare un periodo d’inattività di almeno 70 giorni continuativi o 120 giorni non continuativi. Il lavoratore stagionale, inoltre, non potrà lavorare meno di 15 ore settimanali.

Le aziende stagionali intensificano la loro attività lavorativa in determinati periodi dell’anno, come per esempio in estate, avviando attività lavorative cicliche. 

Come funziona un contratto di lavoro stagionale?

Il contratto di lavoro stagionale è un contratto di lavoro a termine, ma rispetto agli altri contratti a tempo determinato non prevede una durata massima di 24 mesi, come previsto dai contratti collettivi nazionali del lavoro. 

Il contratto di lavoro stagionale si può prorogare e rinnovare, l’importante è comunicarlo all’Inps tramite modello Unilav.

Tra i contratto scaduto e il nuovo rinnovo, però, devono passare almeno dieci giorni (se il primo contratto ha durata inferiore o pari a sei mesi), oppure devono passare 20 giorni tra un contratto e l’altro se il primo contratto è stato superiore a sei mesi. 

Se il datore di lavoro non rispetta questo periodo di interruzione stabilito dalla legge, il secondo contratto si trasformerà automaticamente in contratto di lavoro a tempo indeterminato. 

I contratti di lavoro stagionali, come tutti gli altri contratti a tempo determinato, prevedono dei contributi più alti da versare rispetto ai contratti di lavoro a tempo indeterminato. L’addizionale è pari all’1,40% e serve all’Inps per finanziare l’indennità di disoccupazione, ovvero la Naspi. Questa addizionale viene versata con il modello F24.

Per tutto quello che riguarda ferie, permessi, malattia pagata, tfr, le condizioni dei lavoratori stagionali sono identiche a quelle stabilite per tutti gli altri lavoratori. 

Anche durante il contratto stagionale si può essere licenziati o dimettersi per giusta causa e in questi casi, si potrà usufruire della Naspi. Durante il periodo di prova, invece, si potrà lasciare il lavoro senza alcuna giustificazione e senza preavviso. 

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