Licenziamenti, lo sblocco a luglio, cosa accadrà?

Non è pensabile uno sblocco dei licenziamenti durante i primi giorni di luglio, sarebbe un passo falso, potrebbe rivelarsi un errore? Il governo è alle prese con la messa in cantiere di una iniziativa, in parlamento il tempo stringe. Ma ad oggi non vi è stato alcun rinvio per lo stop ai licenziamenti, ma si prosegue a lavorare su strade alternative.

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Stando a Maurizio Landini non è pensabile uno sblocco dei licenziamenti durante i primi giorni di luglio, sarebbe un passo falso, potrebbe rivelarsi un errore. Il governo è alle prese con la messa in cantiere di una iniziativa, in parlamento il tempo stringe: si presuppone una protezione maggiore dei comparti particolarmente colpiti dalla crisi, a partire da quello tessile. Da non considerare una proroga per tutti.

Il blocco dei licenziamenti è tema piuttosto caldo. Lo ha anche spiegato chiaramente il segretario della Cgil Maurizio Landini 

dei temi che andrebbe affrontato perché pensare che dai primi di luglio in pandemia ancora aperta si possa tranquillamente andare a licenziare e non proteggere ancora il nostro sistema o trovare soluzioni più intelligenti sarebbe un errore grave

Ma ad oggi, che aria tira? Non vi è stato alcun rinvio per lo stop ai licenziamenti, ma si prosegue a lavorare su strade alternative. Tenendo conto del fatto che lo slittamento al 28 agosto della norma che tratteneva le aziende dai licenziamenti dei dipendenti sia praticamente saltato, il blocco sarà allora in vigore fino al 30 giugno 2021.

Licenziamenti e aziende, si parte dunque da luglio?

Se non fosse attuato alcun provvedimento (cosa poco probabile), a partire da luglio le aziende potranno sbloccare i licenziamenti, ma potranno comunque avvalersi della possibilità di far ricorso alla Cassa integrazione ordinaria senza essere obbligate a pagare le addizionali fino al termine del 2021 con l’impegno a non provvedere a licenziamenti per l’intero periodo in cui ne usufruiranno. 

Il veto per le aziende alle misure di licenziamento per ragioni economiche, sia individuali, sia collettive era stato sancito dal decreto Cura Italia per frenare gli effetti collaterali della pandemia di Covid-19 sull’occupazione: è cominciato il 17 marzo 2020 ed è andato poi prorogandosi in diverse occasioni dalle norme emergenziali.

Anche nel corso del periodo emergenziale, va spiegato a scanso di equivoci, ci sono state alcune tipologie di licenziamenti sempre autorizzate:

Licenziamenti data cessazione definitiva dell’attività senza continuazione, anche parziale.

Risoluzioni per accordo collettivo aziendale con incentivi per i lavoratori aderenti.

Licenziamenti per fallimento quando non ci sia esercizio provvisorio dell’impresa o ne sia disposta la cessazione.

Licenziamenti in caso di appalto se il personale è riassunto dal nuovo appaltatore.

Sono stati poi ugualmente leciti: licenziamenti per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo, per superamento del periodo di comporto, durante o dopo il periodo di prova, dei dirigenti (non collettivi) e dei lavoratori domestici.

Tema caldo sono i licenziamenti che potrebbero scaturire dalla decisione di non vaccinarsi. La questione è stata affrontata da Angelo Greco in un video caricato sul suo canale YouTube

Stop blocco licenziamenti: e ora che accadrà?

A cosa assisteremo quindi nelle settimane che verranno? Stando ad Antonio Misiani, responsabile economico del Partito democratico (Pd), al fine di prorogare il blocco dei licenziamenti oltre il 30 giugno sarebbe opportuna un’azione di governo poiché in Parlamento il tempo è ormai esaurito.

La sola via percorribile sarebbe una iniziativa del governo, a valle dell’ormai urgente confronto con le parti sociali. Questa la sintesi di quanto affermato da Misiani in una intervista rilasciata alla Stampa. 

Sul blocco, Misiani dichiara come le apprensioni dei sindacati meriterebbero la massima attenzione

Il governo ha costruito un percorso differenziato di superamento del blocco dei licenziamenti. È una scelta condivisibile. Ma la ripresa economica è a macchia di leopardo. Ci sono interi settori che rimangono in profonda crisi. Tutelare al meglio chi ci lavora è indispensabile

Il problema sta nel fatto che i tempi di conversione del decreto sostegni vadano oltre il 30 giugno rendendo così impraticabile una soluzione emendativa

Ma quale il pensiero degli alleati di governo? Per quanto riguarda l’atteggiamento delle altre forze di maggioranza Misiani considera che il quadro politico purtroppo non sia poi così semplice.

Forza Italia e Italia Viva sarebbero chiaramente avverse a ogni sorta di rimando. Salvini avrebbe cambiato posizione tre o quattro volte in pochi giorni per poi attestarsi sul no, «evitando di dirlo apertamente e nascondendosi dietro Draghi. [..] La Meloni ha detto che il blocco non serve a nulla...».

Il tempo sembra stringere e occorre agire con immediatezza. A tal ragione il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si è dichiarato disponibile a dialogare sulla proposta connessa alla “selettività rispetto ad alcune filiere” in merito al blocco dei licenziamenti legati all’emergenza Covid. Orlando ha poi precisato come ci sia una coalizione ampia e come sia importante tenere assieme posizioni tra loro diverse.

Il ministro ha anche sottolineato come si stia facendo strada un discorso sulla selettività rispetto ad alcune filiere e come lui sia aperto e pronto a ragionare sui termini. Anche Orlando, poi, ricorda l’urgenza dell’agire e le tempistiche alquanto strette. 

Licenziamenti: quali le posizioni di maggioranza e opposizione

Sul blocco dei licenziamenti ci sarebbe una nitida “assoluta sintonia” tra Matteo Salvini e Mario Draghi almeno stando all’opinione del leader del Carroccio: 

I settori che crescono, che corrono che hanno bisogno di assumere non di licenziare, e penso all'industria e all'edilizia, devono essere assolutamente liberi di agire sul mercato e poi i settori che hanno sofferto di più, penso al commercio, ai servizi, al turismo, avranno tempo fino a ottobre per riorganizzarsi con l'obiettivo di un’estate da boom economico

ha detto ieri Salvini alla conclusione di un colloquio presso Palazzo Chigi.

E il Movimento 5 Stelle come si pone? I parlamentari del Movimento non hanno dubbi al riguardo, vi è assoluta necessità di prolungare il blocco licenziamenti ancora per qualche mese. Non siamo davanti a una questione ideologica. Stando ai grillini sarà necessario dapprima riformare gli ammortizzatori sociali e le politiche attive, sulla scia del percorso avviato dal Governo Conte bis e poi approdare a uno sblocco. Gli esponenti del M5S ritengono che da qui si giochi la tenuta sociale del Paese. 

La patata bollente passa ora a Draghi e in primis al ministro dell'economia, Daniele Franco. Il ministro non si aspetta una gravosa ondata di licenziamenti a partire dal 1 luglio. Ovviamente starà al governo monitorare gli sviluppi stando molto attento a questi temi. Per qualsiasi situazione di tensione o di consolidamenti di grande portata il governo dovrà essere pronto a intervenire.

Sblocco licenziamenti, il parere di Durigon

La Lega però prova a mettere a chiarire la questione. L’idea ormai assodata sarebbe quello dello sblocco dei licenziamenti dal primo luglio in tutti quei settori che hanno modo di ripartire e riorganizzarsi. Ma da parte della Lega, garantisce il sottosegretario al ministero dell’Economia Claudio Durigon, ci sarebbe anche l’apertura verso una maggiore tutela dei posti di lavoro nei comparti più segnati dalla crisi, a partire dal tessile.

In una intervista rilasciata a Repubblica, chiamato in causa sulla critica del Pd di aver cambiato innumerevoli volte opinione sul blocco dei licenziamenti, ha risposto di non valutare la posizione del partito come occasione di complicanze. Per Durigon pare sia doveroso proteggere tutti i lavoratori, e al contempo anche difendere le imprese al fine di rilanciare realmente l’economia e il lavoro.

E prosegue:

E quindi, oggettivamente se facciamo una norma specifica per i settori in crisi forte, come diceva Giancarlo Giorgetti ieri e come diceva una settimana fa Salvini noi, analizzando i dati, crediamo che si possa gestire questa partita in maniera diversa rispetto a una proroga totale del blocco, e che lo sblocco in alcuni settori possa già avvenire per permettere alle aziende di riorganizzarsi e di assumere

Quali sono i settori che esigono una protezione più attenta? L’analisi del ministro indica guarda alla cassa integrazione ordinaria, che scade a giugno, e ai circa 140 mila lavoratori della moda e del tessile tra i 480 mila totali. Si tratta di un settore che, considerati i numeri della Cig andrebbe tutelato, sul resto stando al ministro le cifre dovrebbero reggere.

Occorrerà sbloccare i licenziamenti, e realizzare una norma idonea per i settori in crisi forte, con quote di Cig del 30, del 40%. Salvo le categorie del tessile e poche altre categorie, Durigon non ritiene che lo sblocco avrà un impatto troppo drammatico. 

Sblocco licenziamenti, l’allarme di Confindustria

Confindustria, affidandosi alle parole del presidente Carlo Bonomi, offre una panoramica sui numeri.

I lavoratori abbracciati dal potenziale sblocco sarebbero 4,5 milioni: 4 milioni nella manifattura e mezzo milione del settore edilizia e lapidei. Stando ai sindacalisti si rischiano licenziamenti fino a due milioni, ciò varrebbe a dire che il 50% del personale dei collaboratori potrebbe essere soggetto a licenziamento. Da gennaio ad aprile la manifattura è andata assumendo 123.000 persone, si vive una fase di ripresa e crescita.

Nella manifattura non si contano problemi di licenziamenti

continuare a dire che 'se non si fa il blocco dei licenziamenti ci sarà macelleria sociale e scateneremo le piazze', non credo che sia il modo di approcciare il discorso. 

Con il prossimo sblocco dei licenziamenti i sindacati lanciano un monito: si rischia la perdita di almeno 2 milioni di i posti di lavoro.

Rischiare lo sblocco dei nuovi licenziamenti?

Stando al parere della Commissione Ue, il blocco dei licenziamenti in Italia si sarebbe rivelato inefficace e potrebbe anche avere effetti collaterali se rimarrà in vigore “a lungo”, in quanto intralcia il necessario riordino della forza lavoro. 

I numeri Istat affermano che la quota degli occupati in Italia è già calata di 800mila unità rispetto a febbraio 2020. Ci sono poi settori, si pensi a quello sanitario, che si battono affinché sia riconosciuto il ruolo dei lavoratori nel corso della pandemia, e a tal ragione occorrerebbe tutelarli con il blocco dei licenziamenti, come ha chiesto apertamente Pino Gesmundo (Cgil Puglia).

La domanda è una, vale la pena correre il rischio di aprire uno scenario come quello di nuovi licenziamenti tra poche settimane? Il tira e molla dei partiti che sostengono il governo, sulla vicenda in oggetto, è da archiviare.

L'esecutivo dovrebbe accelerare e giungere alla quadra su una mediazione coi sindacati. occorre fare in fretta. Diversamente tra tre settimane scatteranno i primi licenziamenti e una conta sembra impossibile. Ma che ci saranno, sarebbe a quel punto un dato di fatto.