Le donne lavoratrici possono stare più tempo con il bambino: cos'è la maternità flessibile

Con la maternità flessibile, le donne in gravidanza dipendenti possono posticipare il congedo e stare più tempo con il proprio bambino. Ma attenzione ai documenti e alle certificazioni sanitarie che dovranno essere presentate! Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla maternità flessibile.

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Con la nuova maternità flessibile, le donne in gravidanza che lavorano con un contratto di tipo subordinato potranno ricevere importanti vantaggi, come il congedo da lavoro flessibile. Grazie al quale potranno restare più tempo con il proprio bambino, dopo il parto.

Ma attenzione, è importante sempre prendere in considerazione tutti i documenti e le certificazioni sanitarie che dovranno essere presentate da parte della donna in gravidanza, al fine di poter usufruire in maniera completa della maternità flessibile!

Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla maternità flessibile, come funziona, quali sono i vantaggi per le donne in gravidanza e come fare domanda per la maternità flessibile per stare più tempo con il bambino.

Come funziona la maternità flessibile a lavoro per le donne in gravidanza

Tra le misure che sono state coinvolte nel corso degli anni da una serie di modifiche esponenziali, c’è anche la cosiddetta maternità flessibile. Si tratta, quindi, di un intervento apportato dalla legge del 2000, in cui è stata concessa verso le lavoratrici dipendenti, la possibilità di richiedere ed usufruire di una maternità in forma flessibile.

Ancora oggi però sono poche le donne in gravidanza che hanno un contratto di lavoro subordinato che sono effettivamente a conoscenza dei meccanismi di funzionamento della maternità flessibile.

Per questo è bene approfondirne tutti gli aspetti per capire quando è consigliabile farne richiesta.

Innanzitutto, va specificato che la maternità flessibile rappresenta sicuramente una valida alternativa per le donne lavoratrici in gravidanza che hanno il desiderio di posticipare di un mese il proprio periodo di astensione dal lavoro, prima della data presunta del parto.

In questo modo, le donne in gravidanza che decidono di sfruttare la maternità flessibile possono posticipare all’ottavo mese di gravidanza il periodo di assenza dal lavoro, andando così in maternità soltanto a partire dal nono mese di gravidanza. 

Chi può richiedere la maternità flessibile e in quali casi

Perché richiedere la maternità flessibile? Nei casi in cui una donna lavoratrice in gravidanza stia vivendo il periodo di maternità in salute, senza problematiche particolari, la madre avrebbe di fatto un mese in più per stare con il suo bambino dopo la sua nascita. 

Ovvero, non più i tradizionali tre mesi dopo il parto, come previsto dalla formula standard di maternità, ma quattro mesi.

Dunque, la data del congedo di maternità resterebbe di fatto la stessa, ovvero quella di cinque mesi. Tuttavia, attraverso la formula della maternità flessibile, le donne lavoratrici in gravidanza potranno trascorrere più tempo con il proprio bambino, dopo la sua nascita.

Tuttavia, tale possibilità potrà essere concessa esclusivamente nei casi in cui la donna interessata a richiedere la maternità flessibile possa dimostrare che tale scelta non creerebbe problemi alla salute della madre oppure del proprio bambino.

In linea generale, si può comunque considerare che la platea di potenziali lavoratrici che potranno fare richiesta per beneficiare della maternità flessibile comprende non soltanto le lavoratrici che appartengono al settore privato, ma anche quelle iscritte alla cosiddetta Gestione separata.

I documenti da presentare per fare domanda della maternità flessibile

Al fine di accertarsi dell’effettiva salute della donna lavoratrice e del proprio bambino, al momento della domanda volta all’ottenimento della maternità flessibile, la donna dovrà necessariamente consegnare e trasmettere una serie di documenti essenziali.

Infatti, quando la donna lavoratrice deciderà di presentare richiesta al proprio datore di lavoro e all’INPS di usufruire della maternità flessibile, dovrà anche allegare le certificazioni sanitarie che dovranno essere acquisite nel corso del settimo mese di gravidanza. 

Tali documentazioni dovranno essere rilasciate da parte del medico specialista del cosiddetto servizio sanitario nazionale, o in alternativa dal medico convenzionato oppure dal medico aziendale.

Al tempo stesso, all’interno della domanda, la donna in gravidanza sarà anche tenuta ad indicare i giorni di flessibilità di cui intende fruire con il proprio congedo di maternità.

In merito alla domanda per accedere alla maternità flessibile, è bene fare attenzione anche alle scadenze. Infatti, nei casi in cui la lavoratrice non rispetterà le date previste dalla legge in merito all’acquisizione delle certificazioni sanitarie, rischia quindi di non poter fruire della flessibilità del congedo di maternità.

Quindi, se le certificazioni legate alla salute della madre e del bambino vengono redatte in un periodo precedente o successivo al settimo mese di gravidanza della donna non saranno considerate valide ai fini del riconoscimento della maternità flessibile.

Ciò significa che, il lavoro durante il periodo dell’ottavo mese di gravidanza della donna determinerebbe una violazione dei divieti istituiti dalla legge.