Chi ha una pensione alquanto modesta si trova in difficoltà oggigiorno in Italia, con il rincaro dei prezzi e l’inflazione che non vuole smettere di scendere. Non pochi infatti hanno preferito andarsene dal paese, e trasferirsi altrove, anche se la pensione viene erogata dall’INPS, ovvero dal principale ente previdenziale nazionale.
Per quanto possa sembrare impossibile, l’INPS permette di erogare la pensione di vecchiaia e di anzianità anche a chi risiede all’estero, a patto che ci siano tra paesi degli accordi specifici in merito all’erogazione dei trattamenti pensionistici, e delle eventuali trattenute fiscali.
In certi casi l’Italia ha addirittura firmato degli accordi per tutelare l’erogazione anche se in quei paesi la trattenuta fiscale è davvero irrisoria, come nel celebre caso dello stato del Portogallo, dove la trattenuta è solo del 10% (in Italia la prima aliquota IRPEF è del 15%).
Vediamo quali sono i paesi dove andare in pensione quest’anno.
La lista dei migliori paesi dove andare in pensione nel 2023
A stilare la classifica è International Living, per il suo annuale Global Retirement Index, l’indice della qualità della vita pensionistica globale, ovvero l’indicatore che stima il miglior posto dove ritirarsi. Tra i fattori utilizzati per questa ricerca sono stati considerati:
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la qualità della vita,
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l’assistenza sanitaria,
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il costo delle case e del vivere quotidiano,
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gli eventuali vantaggi riservati a chi è straniero,
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la trattenuta fiscale per le prestazioni pensionistiche.
Di seguito ecco la lista ufficiale redatta da Global Retirement Index:
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Portogallo,
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Messico,
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Panama,
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Ecuador,
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Costa Rica,
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Spagna,
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Grecia,
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Francia,
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Italia,
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Thailandia,
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Colombia.
Non a caso abbiamo in alto il Portogallo, uno dei posto dove una coppia di pensionati può vivere da pascià con una spesa media di 2.500-3.000 euro e avere tutti i benefit di un paese altamente industrializzato.
Negli altri casi, invece, o i costi sono molto più contenuti, ma a discapito dei servizi, o aumentano in proporzione alla qualità richiesta.
Dove si vive meglio da pensionati in Europa
Nel caso in cui la spesa non sia una voce così pesante per la coppia di pensionati, si può tranquillamente andare per uno dei paesi segnalati dalla lista appartenenti all’Unione Europea, come Portogallo, Spagna, Grecia, Francia e Italia.
La Spagna richiede quasi la stessa spesa prevista in Portogallo, ma se si va ad abitare al Sud il costo della vita si riduce, anche sotto i 2.000 euro al mese, e senza troppe disparità nei servizi.
Sul piano economico anche la Grecia è vantaggiosa, perché c’è meno importanza al consumo, visto che lo stipendio medio in Grecia è inferiore a 20.000 euro.
La scelta diventa sempre più onerosa se si scelgono paesi come Francia e Italia, che tra quelle accennate vantano dei servizi molto estesi, e non sempre economici.
Per non parlare degli affitti, con paesi come Nizza dove gli appartamenti possono costare anche 900 euro al mese in affitto, o più di 200.000 euro se in vendita.
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Dove si può vivere con 500 o 1000 euro al mese
Se invece il denaro è un problema, non mancano le alternative low-cost. Prendendo sempre come riferimento la lista, non sono pochi gli Stati dove poter andare in pensione nel 2023.
Tra le meno care abbiamo la Colombia, con piccole città come Manizales e Pereira dove la spesa media stimata per una coppia in pensione è di 1.000 euro. Se si vuole vivere da nababbi nelle grandi città, come Bogotá e Medellín, bastano meno di 2.000 euro al mese.
In Thailandia addirittura i prezzi di affitti e vendesi sono ridicoli, da 164 euro al mese e da poco più di 30.000 euro per un appartamento con due camere da letto.
A sua volta, in Ecuador si vive alla grande con 1.500 euro al mese, e addirittura una casa sulla spiaggia davanti al Pacifico o con vista sulle Ande non arriva a 150.000 euro.
A vincere però è Messico, dove con 800 dollari al mese una coppia può facilmente arrivare a fine mese.
E forse questo, come altri paesi, è già ormai la nuova patria per molti pensionati. L’INPS ha stimato ben 326mila pensioni all’estero, in circa 165 diversi paesi. Si tratta di quasi il 3% del totale, ma del 91,5% negli ultimi 15 anni.
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