Naspi 2022, cambia tutto! A chi spetta e nuovi importi!

Nuovi importi e riduzioni relativi alla Naspi, l'indennità di disoccupazione! Ecco a chi spetta, i requisiti e tutte le novità previste dal decreto Sostegni.

Il decreto Sostegni ha introdotto delle novità in merito al pagamento della Naspi, ovvero dell’indennità di disoccupazione. Da gennaio 2022 sembra che l’importa sia stato ridotto, quindi, è chiaro che i percettori potrebbero ricevere degli importi più bassi.

Questa, ovviamente, non sarà una bella notizia per tutti quei lavoratori licenziati da lavoro in attesa che gli importi della Naspi venissero finalmente pagati.

Ma come viene calcolata effettivamente la Naspi? Quello che ogni lavoratore sa è che l’indennità di disoccupazione viene erogata mensilmente e che ogni importo viene calcolato in base alla storia retributiva del lavoratore.

Ma cosa sarà cambiato con l’entrata in vigore del decreto Sostegni? Sicuramente nulla di buono se gli importi sono stati improvvisamente decurtati. 

La Naspi generalmente viene concessa a tutti quei lavoratori che hanno subito un licenziamento, quindi, nei casi di disoccupazione involontaria la normativa vigente prevede che a favore del disoccupato venga erogata una somma che sarà concordata in base allo stipendio mensile percepito dal lavoratore

Secondo QuiFinanza, in particolare, l’importo dell’indennità di disoccupazione viene calcolato al 75% della retribuzione mensile media che il lavoratore ha percepito negli ultimi quattro anni.

Ma a quanto ammonterebbe effettivamente l’importo dell’assegno relativo alla Naspi? Per rispondere a questa domanda dovremmo prendere in considerazione due fattori: la retribuzione mensile percepita dal dipendete prima della cessazione del rapporto di lavoro e la somma erogata dall’INPS a titolo di indennità di disoccupazione.

Ma vediamo più in dettaglio cosa si intende e come si calcola.

Naspi, cos’è l’indennità di disoccupazione?

Per chi fosse entrato appena all’interno del grande e vasto mondo del lavoro e delle indennità INPS conosce a grandi linee la normativa che regola la Naspi, ma per conoscerla davvero bisogna effettivamente esserci dentro, subire un licenziamento ed essere idonei a riceverla.

La disoccupazione volontaria quando si realizza? Generalmente questa avviene quando il lavoratore perde il suo lavoro contro la sua volontà, in gergo tecnico questo evento viene chiamato licenziamento per giustificato motivo e in maniera involontaria (ovvero a carico del datore di lavoro).

Quando un lavoratore subisce un licenziamento senza giusta causa ha diritto all’indennità di disoccupazione, o Naspi, che sarà erogata al disoccupato ogni mese. L’acronimo Naspi è stato coniato del 2015 e sta per Nuova assicurazione sociale per l’impiego.

Ma cosa succede, invece, a tutti i lavoratori che decidono di licenziarsi in maniera volontaria attraverso dimissioni? Secondo la legge, questi, non hanno diritto all’indennità di disoccupazione, ma con alcune eccezioni. Vediamo nel dettaglio a chi spetta la Naspi.

Naspi, a chi spetta l’indennità di disoccupazione?

Secondo la normativa vigente, la Naspi spetterebbe a tutti i lavoratori che hanno subito un licenziamento involontario, ovvero non dipendente dalla sua volontà, ma è necessario che il disoccupato presenti tutti i requisiti previsti dalla legge.

Come dice anche La legge per Tutti 

“per poter ottenere l’indennità di disoccupazione Naspi, la perdita del lavoro deve essere involontaria. Ne consegue che il lavoratore non deve aver cessato il rapporto di lavoro per effetto di una scelta libera e volontaria ma deve aver subito involontariamente la disoccupazione.”

Ma per quanto concerne le dimissioni, se queste avvengono per giusta causa, allora il disoccupato può aver diritto all’indennità di disoccupazione. Ovviamente, le dimissioni per giusta causa devono rispettare dei requisiti previsti dalla legge, in particolare, dal Codice civile.

Ma quindi, in quali casi specifici spetta la Naspi? La Naspi spetta ai lavoratori che hanno subito un licenziamento, a quelli che hanno presentato delle dimissioni per giusta causa, a seguito della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro (a seguito del rifiuto da parte del dipendente ad essere trasferito ad altra sede di lavoro a 50 km dalla residenza) e risoluzione consensuale del rapporto di lavoro presso l’Ispettorato del lavoro (nell’ambito della procedura di conciliazione)

Invece, chi non spetta la Naspi? La Naspi non spetta in caso di dimissioni volontarie (senza giusta causa o giustificato motivo) e non spetta nemmeno in caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, ad eccezione di quanto detto precedentemente.

Ma adesso vediamo come viene calcolato l’importo.

Naspi, come calcolare l’importo dell’indennità di disoccupazione

Per scoprire l’importo della Naspi del 2021 è necessario prendere in considerazione il totale delle retribuzioni imponibili e dividerlo per il numero di settimane di contribuzione. Il totale dovrà essere moltiplicato per il numero 4,33.

Quindi, tutti i lavoratori avranno diritto ad un assegno il cui importo è pari al 75% della retribuzione mensile media, ma solo se questa risulta essere inferiore alla soglia limite fissata a 1.227,55 euro. 

Se la suddetta soglia dovesse essere in qualche modo superata, allora all’importo del 75% dovrà sommarsi anche un’altra quota pari al 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e la soglia di 1.227,55 euro.

Bisogna ricordare però che nessun lavoratore che superi una certa soglia potrà percepire l’indennità di disoccupazione Naspi. Questa, tutt’oggi, presenta una soglia massima di 1.335,40 euro mensili. Tutte le variazioni generalmente seguono l’indice Istat e vengono comunicate direttamente dall’INPS.

Quindi, sicuramente, qualcuno ha già ricevuto una comunicazione del genere. Ma vediamo quando viene pagata la Naspi.

Naspi, quando viene pagata l’indennità di disoccupazione?

Come abbiamo già ripetuto più volte, l’indennità di disoccupazione Naspi viene erogata ogni mese direttamente al disoccupato, ma per quanto tempo? Secondo la normativa vigente, l’assegno viene erogato per la metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni.

Facendo un esempio, quindi, se il disoccupato ha lavorato per quattro anni consecutivi, allora l’assegno verrà erogato per 2 anni. O ancora, se il disoccupato ha lavorato per 5 anni, allora l’assegno verrà erogato per 2 anni e mezzo. E così via.

Naspi, quali sono le novità?

Come abbiamo accennato nell’introduzione di questo articolo, la normativa ha subito una modifica a seguito dell’arrivo della pandemia da Covid 19. Vediamo quali. 

Per tutto l’anno 2021 è stato sospeso il décalage, ovvero la decurtazione mensile pari al 3% dell’importo di cui il disoccupato ha diritto a partire dal quarto mese di fruizione dell’indennità di disoccupazione.

Altra novità è stata introdotta dal decreto Sostegni, il quale ha previsto la riduzione dell’importo delle indennità in pagamento dal 1° gennaio 2022. Questa decurtazione era stata precedentemente sospesa per tutte quelle indennità in pagamento dal 1° giugno 2021 fino al 31 dicembre 2021.

Ma questa sospensione ha purtroppo delle conseguenze, poiché tutte le decurtazioni sospese saranno accorpate in un’unica soluzione a gennaio 2022. Quindi, per chi ha già ricevuto la disoccupazione non avrà potuto non notare la riduzione dell’importo.

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