In questo periodo storico in cui purtroppo moltissimi italiani si trovano a dover avere a che fare con NASpI, disoccupazione e cassa integrazione, molti di loro si sono posti il quesito su quanto di quello che ricevono tramite disoccupazione e cassa integrazione sia effettivamente tassato e se lo è se sia soggetto all’imposta sul reddito delle persone fisiche.
In questo articolo analizzeremo - grazie alle informazioni presenti su tasse-fisco.com - come la NASpI, la disoccupazione e la cassa integrazione siano effettivamente influenzate dall’IRPEF.
Che cos’è l’irpef e perché dovrebbe toccare anche la NASpI?
Per capire perché questa imposta dovrebbe essere attuata anche in caso di disoccupazione o di cassa integrazione dobbiamo prima di tutto comprendere che tipo di imposta sia l’IRPEF.
L’IRPEF è l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, viene definita un’imposta diretta a carattere personale e con caratteristica progressiva.
Questo cosa significa?
È un’imposta diretta perché colpisce direttamente i redditi di tutte le persone fisiche. È un’imposta personale perché vale per ogni singola persona e non per il nucleo familiare o simili. Ed è, infine, un’imposta progressiva perché la sua aliquota ha una percentuale che muta in base al reddito del contribuente.
Quindi in caso di reddito basso anche l’aliquota dell’IRPEF sarà bassa, in caso di reddito alto anche l’aliquota sarà alta.
Inoltre, in caso il reddito basso divenisse alto, l’aliquota crescerebbe e anche nel caso inverso in cui un reddito alto diventasse basso l’aliquota IRPEF diminuirebbe.
Questa imposta è all’attivo da ben quarantotto anni, poiché ha visto la luce nel lontano 1973.
Essendo un’imposta sul reddito delle persone fisiche, abbraccia la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani: dal pensionato al possessore di partita iva, dal socio di società al lavoratore dipendente fino al proprietario terriero.
Ma essendo una tassa sul reddito delle persone fisiche, deve essere pagata anche da inoccupati, disoccupati e persone in cassa integrazione? Vediamolo insieme.
Chi è tenuto a pagare l’irpef? Vale anche per i disoccupati?
Essendo l’IRPEF l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche andrà obbligatoriamente pagata da tutti coloro che percepiscono un reddito – il discorso cambia per chi percepisce una pensione d’invalidità – ergo in caso di disoccupazione il reddito dovrebbe essere nullo.
La casistica cambia in caso si percepisca la NASpI, ma questo lo vedremo insieme.
Vi è, comunque, un ulteriore caso in cui non vi è bisogno di pagare l’IRPEF.
Questo caso si presenta quando il contribuente rientra nella No Tax Area, ovvero uno scaglione -1 o 0 che dir si voglia – affronteremo gli scaglioni delle aliquote IRPEF nel seguente trafiletto – ove se il contribuente percepisce un reddito massimo inferiore a 8174 euro non dovrà pagare l’IRPEF.
Ciò poiché attraverso le varie detrazioni il pagamento da effettuare risulterebbe pari a zero e quindi nullo.
In caso questo reddito sia dato da un lavoro dipendente, il contribuente dovrà comunicare al titolare questa particolarità così da evitare di dover versare l’IRPEF quando non è dovuta.
Ma perché la cifra di 8174 euro è così importante? Vediamolo insieme attraverso gli scaglioni delle aliquote IRPEF.
Quali sono gli scaglioni aliquote irpef?
Le aliquote irpef sono delle percentuali di tassazione che l’imposta sul reddito delle persone fisiche applica in base al reddito del contribuente stesso.
Come abbiamo detto da principio, infatti, l’IRPEF è un’imposta progressiva il cui valore delle aliquote muta al mutare del reddito del contribuente.
Quindi, vediamo ora insieme i cinque – attualmente e riforma fiscale del Governo Draghi permettendo – scaglioni che contribuiscono alla tassazione dell’imposta IRPEF.
- 1° scaglione – da 0 euro fino a 15 mila euro di reddito annuo, si avrà un’aliquota del 23%
- 2° scaglione – da 15001 euro fino a 28 mila euro di reddito annuo, si avrà un’aliquota del 27%
- 3° scaglione – da 28001 euro fino a 55 mila euro di reddito annuo, si avrà un’aliquota del 38%
- 4° scaglione – da 5501 euro fino a 75 mila euro di reddito annuo, si avrà un’aliquota del 41%
- 5° scaglione – superati i 75 mila euro annui di reddito, si avrà un’aliquota del 43%
La NASpI e l’irpef: la disoccupazione viene tassata?
Abbiamo visto che cos’è l’irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, quindi ora sorge spontanea una domanda, la NASpI risulta come un reddito ed è quindi soggetta a imposta IRPEF o no?
Iniziamo col dire che NASpI sta per Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, ed è un’indennità mensile di disoccupazione erogata dall’INPS tramite domanda.
Essa sostituisce la ASpI e la MiniASpI a partire da maggio 2015.
Viene elargita a tutti i lavoratori dipendenti con rapporto di subordinazione che abbiano perso involontariamente il lavoro e non per “giusta causa”.
Fra questi vi sono apprendisti, soci lavoratori di cooperative purché con rapporto di lavoro subordinato, personale artistico e dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.
La domanda della NASpI deve essere presentata online ed è possibile ottenerla solo se si rientra nei requisiti sia lavorativi che contributivi previsti.
Essendo l’indennità di lavoro NASpI una sostituzione del reddito perduto – nella quantità del 75% dello stesso – essa stessa vale come reddito e quindi viene tassato dall’imposta IRPEF.
La NASpI andrà, dunque, inserita nella dichiarazione dei redditi annuale e sarà soggetta sempre ai soliti cinque scaglioni IRPEF, ovvero:
- zero – 15 mila euro – 23%
- 15.001 – 28 mila euro – 27%
- 28.001 – 55 mila euro – 38%
- 55.001 – 75 mila euro – 41%
- Più di 75 mila euro – 43%
Ovviamente a questa tassazione, proprio come per qualsiasi altro reddito, andranno aggiunte le addizionali regionali e comunali Irpef che come suggerisce il nome stesso cambiano da regione a regione e da comune a comune.
L’Inps – nel caso della NASpI - funge da sostituto d’imposta e rilascia al neo disoccupato una Certificazione Unica con cui poter effettuare la dichiarazione dei redditi.
La cassa integrazione e l’IRPEF: come funziona?
Abbiamo visto come funziona l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche in merito alla disoccupazione e alla NASpI ma vale lo stesso tipo di discorso anche per la cassa integrazione?
Questa domanda è stata posta da moltissimi italiani dal 2020 ad oggi, questo perché – purtroppo – gli italiani in cassa integrazione sono stati la maggioranza da quando la pandemia ha avuto fine.
Ebbene, se la Cassa integrazione – anche conosciuta come CIG – viene anticipata dal datore di lavoro ed erogata attraverso la busta paga, non andrà tassata oltre.
Questo perché essa viene già tassata ed erogata al netto in busta paga.
Ricordiamo, infatti, che il datore di lavoro funziona come sostituto d’imposta e permette dunque di calcolare le tasse dovute e può quindi detrarle direttamente dalla busta paga, anche se essa è in realtà la cassa integrazione.
Il discorso cambia nel caso in cui la cassa integrazione venga erogata direttamente dall’INPS, poiché in questo caso l’importo non è tassato “correttamente”.
Questo perché l’INPS non può conoscere l’importo del reddito annuo del contribuente e quindi utilizza come aliquota forfettaria quella dello scaglione da zero a 15 mila euro, ovvero un’aliquota pari al 23%.
Ovviamente andrà effettuato un conguaglio, attraverso modulo 730 o diversa dichiarazione dei redditi ed andrà dimostrato il proprio reddito annuo, in caso l’irpef pagata sia eccessiva si potrà ottenere un credito d’imposta, in caso sia troppo bassa rispetto al reddito annuo si otterrà un debito d’imposta che andrà obbligatoriamente saldato.
Queste regole valgono, però, per la cassa integrazione canonica, la cassa integrazione in deroga per la pandemia covid ha posto, invece, delle nuove regole.
Ad esempio, è sempre il datore di lavoro ad agire come sostituto d’imposta, anche se questo tipo di importi possono avvenire dopo la fine di un rapporto di lavoro fra l’azienda e il lavoratore.
Può capitare, infatti, che alcuni abbiano richiesto la cassa integrazione in deroga causa covid e se la siano vista recapitare – sebbene del periodo di maggio – ad ottobre e nel frattempo abbiano concluso il loro rapporto di lavoro o abbiano visto scadere naturalmente un contratto a termine.
In questo caso l’INPS si rivolgerà comunque al datore di lavoro perché si comporti come sostituto d’imposta.
Abbiamo, dunque, risposto alla domanda inerente la tassazione tramite imposta sul reddito delle persone fisiche – ovvero l’IRPEF – e forme di reddito come la NASpI e la CIG.
Abbiamo inoltre parlato della condizione di disoccupazione e di come essa non permetta di ottenere reddito – salvo proprietari di terreni et similia che portino introiti – e quindi non viene tassata dall’irpef.
Se volete avere maggiori informazioni su come funzioni invece la tassazione irpef per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, i pensionati e le partite iva vi rimandiamo agli appositi articoli: irpef sullo stipendio? Quanto viene tassato il tuo stipendio, Irpef sulle pensioni? Quanto viene tassata la tua pensione? Ed infine chi ha la partita iva paga l’irpef?