Addio a Opzione donna 2022. Qualcuno rema contro

Quota 100 non vedrà il 2022 e questo l’abbiamo capito conferma dopo riconferma. Sfortunatamente però, la stessa fine potrebbe toccare anche all’Opzione donna, la misura previdenziale che era stata considerata come una delle formule meno costose. A metterne a rischio una possibile proroga, l’Ocse che la ritiene troppo costosa per l’intera riforma pensioni.

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Quota 100 non vedrà il 2022 e questo l’abbiamo capito conferma dopo riconferma.

Sfortunatamente però, la stessa fine potrebbe toccare anche all’Opzione donna, la misura previdenziale che era stata considerata come una delle formule meno costose.

A metterne in bilico una possibile proroga, l’Ocse, che la ritiene troppo costosa e rischiosa per l’intera riforma pensioni.

Opzione donna potrebbe non vedere il 2022, perché?:

Il dibattito al tavolo delle pensioni si fa sempre più acceso, quasi fiammeggiante.

Se per Quota 100 non c’è più nulla da fare, si spera che almeno per l’Opzione donna si possa trovare una soluzione anche se, con qualche difficoltà.

Sebbene l’interesse comune sia quello di  garantire maggiore tutela ai lavoratori (soprattutto quelli fragili e discontinui) e, al contempo, instaurare una  nuova riforma pensionistica, si pensa in particolar modo alle donne.

Le donne rappresentano la maggior parte della forza lavoro nel nostro Paese, ma tuttora non sono tutelate come si deve soprattutto in materia di previdenza sociale.

Non vi è favore nei loro confronti con l’Opzione donna e talvolta, nemmeno con la legge.

Il video di Angelo Greco vi porta l'esempio di un uomo ed una donna messi a confronto. 

Chi sarà il più protetto, secondo voi?: 

Opzione donna 2022: cos'è, come funziona e per chi?

Inizialmente, l’Opzione donna si era rivelata una buona formula pensionistica, sia per le lavoratrici dipendenti che per quelle autonome.

Venne introdotta dalla Legge Maroni 243 e successivamente prorogata dalla Legge di Bilancio, con l’intento di disporre una misura previdenziale ad hoc per le lavoratrici del settore pubblico/privato che:

  • risultano iscritte all’Assicurazione Generale obbligatoria
  • risultano iscritte a fondi sostitutivi
  • risultano iscritte a fondi esclusivi essendo in possesso anche dei contributi alla data del 31 dicembre 1995

Per richiederla era sufficiente presentare domanda nel portale online dedicato, rivolgersi al Contact Center o scegliere di affidarsi ad un patronato.

L’avvio della procedura avveniva in relazione al meccanismo delle finestre mobili, esattamente 12 mesi dopo la maturazione del diritto per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi dopo per le lavoratrici autonome.

Ma cosa rendeva, l’Opzione donna conveniente?

Forse il fatto che, grazie alla sua disposizione, tutte le lavoratrici potevano godere della pensione anticipata:

  • a 58 anni nel 2020 ( 35 anni di contributi al 31 dicembre 2019)
  • a 58 anni nel 2021 ( 35 anni di contributi al 31 dicembre 2020).

Per calcolare questo tipo di prepensionamento, si è deciso di adottare il metodo contributivo basandosi solo sui contributi versati dopo dicembre 1995.

Questo per dire che, se la diretta interessata non riuscisse a raggiungere il numero di contributi effettivi, spiega investireoggi.it:

“dovrà chiedere all’inps la migrazione dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo delle settimane lavorate prima di tale data. Questo perché la legge prevede che i contributi versati prima del 1996 siano validi per il sistema di calcolo retributivo”

Ed ecco che compare il primo scoglio.

Difatti, proprio per il fatto che tale opzione riporta il ricalcolo interamente contributivo, va a penalizzare i contributi versati prima del 1996 di cui si va per forza a perdere il calcolo retributivo.

Questa mossa si rifà sulla pensione, aumentando il rischio di povertà nella terza età.

Opzione donna 2022, tra tagli e proroga a rischio: 

Sebbene si senta parlare di una proroga già all’arrivo, in realtà la strada è ancora molto lunga e il parere dell’Ocse nell’Economic Outlook sull’Italia di settembre 2021 non fa ben sperare.

Infatti, spiega idealista.it:

“ritiene le attuali misure di pensione anticipata agevolata siano troppo costose per entrare a regime, comportando un rischio sociale di povertà dei pensionati.”

Ovviamente non stiamo dicendo che questa proroga non s’ha da fare, ma che potrebbe richiedere più tempo del previsto.

L’ipotesi più probabile è che si pensi a ristrutturare l’Opzione donna in tutte le sue parti consentendo alle donne di ritirarsi con 35 anni di contributi a 59 anni ( lavoratrici dipendenti), o a 60 anni (lavoratrici autonome) compiuti entro il 31 dicembre 2021.

Più che sull’età, si discute principalmente sull’importo della pensione.

Spiega orizzontescuola.it:

“Opzione donna resta uno strumento che è a basso costo per le casse dello Stato ed il motivo di questa virtuosità in termini di spesa previdenziale dipende sostanzialmente dal fatto che chi vi aderisce subisce un netto taglio di assegno per via del calcolo della pensione con il sistema contributivo.”

Coloro che intendono aderirvi sono “costrette” ad assistere ad un taglio della pensione che può superare il 30%. 

Si andrebbe così a percepire una pensione minima, ridotta all’osso ed esclusivamente relazionata al numero dei contributi versati durante la carriera lavorativa.

Ha senso prorogarla? Io dico di no e voi ?

Potrebbe ritornare nel 2022? 

Per approfondire vi lascio l'articolo di Nicolò Mencucci per trend-online.