Opzione donna 2022: Draghi cambia i requisiti. Ecco come

La legge di bilancio è stata approvata dal consiglio dei ministri il 28 ottobre e conferma per il 2022 la misura di Opzione Donna che sembra invece andare in soffitta. Ma Mario Draghi cambia i requisiti di Opzione Donna prevedendo l'innalzamento dell'età a 60 anni per le lavoratrici dipendenti e 61 anni per le autonome. Restano invariate le altre condizioni. Anche Ape Sociale è stata rinnovata.

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La legge di bilancio 2022 approvata dal consiglio dei ministri il 28 ottobre, la prima in era Mario Draghi, è ora in viaggio verso la sua discussione in parlamento. Novità per Opzione Donna che è stata rinnovata per il 2022 ma allungando l'età anagrafica necessaria per accedere di due anni. Le lavoratrici donne dipendenti potranno andare in pensione a 60 anni, mentre le autonome a 61 anni. Dopo settimane in cui era certa la decisione di non rinnovare Opzione Donna, anche in seguito ai suggerimenti dell'OCSE, è arrivata la bella notizia del rinnovo di questa forma di anticipazione della pensione, dedicata alle donne lavoratrici.

Dal 1 gennaio 2022, scatta lo scalone di cinque anni per andare in pensione, facendo ritorno alla legge Fornero che richiede un'età per la pensione di vecchiaia di 67 anni

Quota 100, che terminerà il 31 dicembre 2021, consentiva di uscire dal mondo del lavoro con 62 anni di età e 38 anni di contributi. Il salto di cinque anni penalizzava fortemente i lavoratori prossimi all'età pensionabile, costringendoli a lavorare ancora altri anni. Anche per chi svolge lavori gravosi o notturni, chi versa in alcune condizioni soggettive e le lavoratrici donne.

Invece il Governo all'unanimità ha introdotto Quota 102 per il 2022, ha rinnovato Ape social ed ha prorogato di un anno Opzione Donna, ma a condizioni diverse rispetto a quelle consociute con la misura vigente.

In realtà l'operazione complessiva sulle pensioni, più che una riforma pensioni è stata una strategia per prendere più tempo e poter, come richiedono i sindicati, mettere mani ad una vera riforma, degna di questo nome.

Opzione Donna: cosa cambia nel 2022

La legge di bilancio 2022 procrastina di un anno la misura Opzione Donna destinata solo alle lavoratrici sia dipendenti che lavoratrici autonome. Il sistema di Opzione Donna si base esclusivamente sul sistema contributivo puro, ecco perchè nella maggior parte dei casi l'assegno percepito è più basso di quello che si percepirebbe andando in pensione con i requisiti della pensione di vecchiaia. 

I contributi da versare devono essere effettivi e pari a 35 anni. Questo tetto rimane confermato anche nel 2022, ma aumenta l'età anagrafica.

Per il nuovo anno, potranno richiedere Opzione Donna chi compie 60 anni ed è una lavoratrice dipendente e chi compie 61 anni ma è lavoratrice autonoma.

Resta invece invariata la modalità per poter richiedere Opzione Donna e la finestra mobile temporale entro cui effettivamente matura la pensione, che è di 12 mesi successivi al raggiuntimento dei requisiti per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome.

Rimane invariato anche il requisito della condizione lavorativa. Per le lavoratrici dipendenti è richiesto di cessare l'attività lavorativa. Mentre per le lavoratrici autonome questo vincolo non è richiesto.

Sostanzialmente nel 2022 Opzione Donna non muta rispetto alla versione 2020, se non per l'aumento dell'età che deve essere raggiunta da chi vorrà andare in pensione con questa formula.

In questo video di AppLavoro si spiega bene le novità di Opzione Donna 2022

Opzione donna: nuovi requisiti nel 2022

Opzione Donna è una misura esclusivamente dedicata alle lavoratrici. Non c'è distinzione tra privato, pubblico ed autonomo. Infatti possono accedere ad Opzione Donna sia le lavoratrici dipendenti, anche appartenenti al settore pubblico ma solo limitatamente al comparto scuola e dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, che autonome.

I requisiti per richiedere la pensione dovevano essere maturati al 31 dicembre 2020, mentre la domanda poteva essere presentata anche successivamente. Per il rinnovo al 2022 i requisiti dovranno essere maturati al 31 dicembre 2021. Quindi si tratta di donne nate tra il 1 gennaio ed il 31 dicembre 1961 per le lavoratrici dipendenti oppure nate tra il 1 gennaio ed il 31 dicembre 1960 per le lavoratrici autonome.

Gli anni di contributi che devono essere versati restano 35 anni. Ciò significa che le lavoratrici che rispettano il requisito dell'età devono aver iniziato a lavorare almeno a 25 anni.

L'ammontare dei contributi include qualsiasi versamento effettuato, mentre sono esclusi quelli determinati da periodi di malattia o disoccupazione.

Rispetto ad Opzione Donna del 2021, l'età è stata innalzata di due anni. Quindi fino al 31 dicembre 2021 chi vanterà 58 anni di età per lavoratrici dipendenti oppure 59 per le autonome, potranno andare in pensione con la vecchia Opzione Donna. 

L'opzione potrà essere esercitata anche successivamente, ricordando che però il diritto all'assegno non matura il giorno dopo il raggiungimento dei requisiti.

Opzione Donna: come si calcola e quando si paga

L'idea di Mario Draghi è di avere un sistema pensionistico completamente poggiato sul sistema contributivo. Quindi si ottiene la pensione sulla base del montante contributivo versato. Chi versa di più avrà di più. Quindi chi lavora di più, maturerà più contributi. Ma non dipende solo dal numero di anni lavorati ma anche dalla retribuzione. Infatti i contributi Inps, ad esempio per i lavoratori dipendenti, è circa il 27% del costo del lavoro, di cui un terzo a carico del lavoratore. Per ogni 100 euro di retribuzione, 27 sono versati all'Inps, di cui 9 a carico del lavoratore. Evidentemente chi guadagna di più avrà un montante contributivo maggiore.

Le lavoratrici che scelgono opzione donna avranno un assegno penalizzato proprio perchè hanno un montante contributivo più basso lavorando meno anni. Secondo i dati Inps, le pensioni anticipate liquidate con Opzione Donna nel 2020 e nei primi nove mesi del 2021 hanno distribuzioni molto simili, con il 90% di pensioni con importi inferiore a 1.000 euro.

Il montante contributivo viene trasformato in pensione attraverso i coefficienti di trasformazione, che variano in base all'età di pensionamento. Rispetto alla pensione di vecchiaia, che si raggiunge a 67 anni, uscire dal mondo del lavoro 8 o 9 anni prima significa avere un coefficiente di trasformazione più basso e quindi una pensione più bassa.

Il diritto alla decorrenza di Opzione Donna avviene:

  • 12 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per le lavoratrici dipendenti
  • 18 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per le lavoratrici autonome.

Opzione Donna: come funziona in metodo contributivo

La pensione anticipata con Opzione Donna è tutta basata sul sistema contributivo. Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996, la pensione è completamente calcolata con il sistema contributivo puro. Per chi invece lavorava prima di quella data ci sono due strade:

il sistema misto pro-rata per i lavoratori che al 31 dicembre 1995 avevano maturato meno di 18 anni di contributi. Per essi la pensione è calcolata con il sistema retributivo per gli anni lavorati fino al 31 dicembre 1995, e con il sistema contributivo per gli anni successivi al 1 gennaio 1996.

Per i lavoratori che invece al 31 dicembre 1995 avevano raggiunto almeno 18 anni di contributi, il sistema pro-rata si applica con una quota retributiva fino al 31 dicembre 2011 ed una quota contributiva dal 1 gennaio 2012.

Per le lavoratrici che scelgono Opzione Donna, rispettando i requisiti non c'è alcun sistema misto. Ma le pensione è calcolata unicamente con il metodo contributivo. Quindi gli anni lavorati prima del 1996 sono ricalcoati con il sistema contributivo, motivo per cui l'assegno di Opzione Donna è più basso oltre che per il minor anno di contribuzione.

Il montante contributivo così ottenuto è trasformato in pensione con i coefficienti di trasformazione in relazione all'età raggiunta. Per ogni 1.000 euro di contributi, la pensione annua è di 46,57 euro per chi esce con 61 anni o 56,04 euro per chi esce a 67 anni.

Per il 2021 i coefficienti sono:

4,657% per chi esce con 61 anni di età

4,79% per chi esce con 62 anni di età

4,932% per chi esce con 63 anni di età

5,083% per chi esce con 64 anni di età

5,245% per chi esce con 65 anni di età

5,419% per chi esce con 66 anni di età

5,604% per chi esce con 67 anni di età

Non solo Opzione Donna: prorogata anche Ape Sociale

La legge di bilancio 2022 non solo ha prorogato Opzione Donna con un incremento di due anni nella condizione dell'età anagrafica, passandola a 60 e 61 rispettivamente per lavoratrici dipendenti ed autonome, ma ha anche rinnovato Ape sociale ampliando la categoria di lavori gravosi e usuranti. Si passa dalla attuali 15 categorie a 23, con l'innesto di altre 8 tipologie di lavori come magazzinieri, estetisti, portantini, personale addetto alla consegna delle merci, lavoratori delle pulizie, conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento. Ma si aggiungono anche le maestre della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. Per loro però è richiesto almeno 36 anni di contributi di cui sei negli ultimi sette impiegati in questa attività.

Resta invece confermata l'età per andare in pensione con Ape Sociale, fissata a 63 anni

Con 30 anni di contributi invece possono andare in pensione con APE sociale altre categorie di lavoratori che non hanno svolto lavori usuranti ma che hanno particolari condizioni soggettive. Potranno sfruttare Ape Sociale nel 2022 anche:

  • lavoratori che hanno perso il lavoro involontariamente e che hanno versato almeno 18 mesi di contributi negli ultimi tre anni;
  • i titolari di legge 104 attestante al disabilità grave; ma possono accedere all'APE sociale anche il caregivers che assiste da almeno sei mesi la persona. Il rapporto familiare deve essere di convivenza;
  • i lavoratori che hanno un'invalidità accertata di almeno il 74%.

L'Inps eroga l'Ape sociale per 12 mensilità. L'Inps effettua il calcolo della pensione che il richiedente Ape Sociale maturerebbe ai 67 anni. Se l'importo risulta pari o superiore a 1.500 euro, l'assegno dell'APE sociale è pari a 1.500 euro. In pratica l'APE social è un assegno di accompagnamento alla pensione pagato dall'Inps fino al raggiungimento dell'età utile per la pensione di vecchiaia, fissata a 67 anni. 

La domanda si presenta online tramite i servizi dedicati accessibili con l'identità digitale come lo Spid, oppure avvalendosi dei servizi dei CAF o patronati.