Opzione donna 2023, quanto si perde se si va in pensione oggi

Quanto si perde se si richiede Opzione Donna nel 2023: con la nuova disposizione del Governo Meloni il calcolo cambia per tutte le lavoratrici.

La situazione cambia da quest’anno per chi va in pensione con Opzione Donna 2023. C’è molta perplessità in merito al calcolo disposto per chi matura i nuovi requisiti. In molti temono di avere una pensione molto più esigua rispetto a quanto versato negli anni precedenti.

In attesa di una riforma strutturale del sistema pensionistico nazionale, il Governo Meloni ha preferito fare delle piccole accortezze ad alcune opzioni e quote previdenziali, tra cui la citata Opzione Donna 2023 e Quota 103.

Purtroppo il risultato è in un calcolo non sempre favorevole per la neo-pensionata.

Opzione donna 2023, quanto si perde se si va in pensione oggi

Dopo il varo della Manovra di Bilancio 2023 molti hanno temuto che la perdita con Opzione Donna 2023 si aggirasse intorno ad un terrificante 25-30%, cioè 250-300 euro in meno per ogni 1000 euro di pensione previsti.

In realtà è un falso calcolo. O meglio, è vero che si può avere una differenza di importo del 25-30% sulla propria pensione, se si anticipa il ritiro dal lavoro, ma questo soltanto se il calcolo veniva fatto con il sistema retributivo, quello in vigore fino al 31 dicembre 1995.

Ricordiamo che dal 1 gennaio 1996, con la Riforma Dini, è stato introdotto il modello contributivo per il calcolo delle pensioni.

Per l’applicazione del calcolo retributivo puro bisogna però avere entro il 31 dicembre 1995 ben 18 anni di contributi, altrimenti scatta il modello misto, per cui gli anni successivi al 1995 avranno l’applicazione del calcolo contributivo.

Nel caso di modello misto (o anche di modello contributivo puro) si perderebbe solo il 9-10%, ovvero 90-100 euro in meno per ogni 1000 euro di pensione previsti.

Ma questo dipende anche se si riesce a rientrare nei requisiti previsti dalla nuova versione di Opzione Donna.

Chi può andare in pensione con Opzione Donna 2023

Per andare in pensione con Opzione Donna 2023 sono richiesti i seguenti requisiti entro il 31 dicembre 2022:

  • età anagrafica di 60 anni per lavoratrici dipendenti e autonome,

  • 35 anni di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2022.

Con la Manovra di Bilancio 2023 sono stati aggiunti alcuni limiti di accesso, come l’appartenenza ai seguenti profili di tutela:

  • caregivers,

  • in possesso di una invalidità civile almeno al 74%,

  • lavoratrici licenziate,

  • dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.

Controversa è l’introduzione di uno “sconto famiglia“, per cui è possibile anticipare Opzione Donna 2023 di un anno per ogni figlio, fino ad un anticipo massimo di due anni. Invece di uscire a 60 anni, si potrà andare in pensione a 58 anni.

Questi requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2022, mentre se si ha raggiunto la quota contributiva prima del 2022 si potrà rientrare nei requisiti della precedente Opzione Donna, che permettevano l’accesso a chi aveva 58 anni e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021.

Leggi anche: Chi può andare in pensione a 58 anni e come si può fare?

Il (possibile) flop di Opzione Donna 2023

Si teme che Opzione Donna 2023, così come disposta, sarà un flop in fatto di richieste.

Se nel 2022 le richieste per la precedente versione erano attorno a 19.000 lavoratrici, per il 2023 si stima a malapena 2.000 lavoratrici che andranno in pensione con gli attuali requisiti, soprattutto per il controverso “sconto famiglia“, che permette l’uscita a 58 anni solo alle lavoratrici con due figli.

Diversa la situazione per Quota 103, che si stima almeno 50.000 richiedenti per il 2023, il triplo rispetto ai 16.800 dell’anno precedente con Quota 102, ma a malapena la metà dei richiedenti di Quota 100 solo nel 2022.

Come tutte le pensioni anticipate, opzioni e quote, c’è un margine di perdita inevitabile. Per certi versi tutti gli ultimi governi, compreso l’attuale Governo Meloni, hanno quasi sempre sconsigliato di andare in pensione in via anticipata, dati gli alti costi che ingenerebbe per le casse previdenziali.

Da tenere conto che ogni eventuale perdita sarebbe comunque compensata dalle rate di pensione percepite anticipatamente, constatando che, se si vuole aspettare la pensione di vecchiaia, toccherà attendere il 67esimo compleanno.

 Leggi anche: Pensioni, nuovi aumenti in arrivo a febbraio 2023: ecco le date di pagamento INPS e Poste

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