Opzione Donna: cosa accadrà con la Legge di Bilancio 2022?

Con la prossima Riforma Pensioni prevista per il 2022 l’Opzione Donna potrebbe diventare una misura stabile e strutturale e non più una misura in fase sperimentale. In questo mese di Ottobre dovrebbero esser definite varie misure proposte dal Governo Draghi proprio sul fronte pensionistico. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio il regime pensionistico Opzione Donna e quali sono le sue possibili sorti con la Legge di Bilancio 2022.

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Opzione Donna” con la Legge di Bilancio approvata nel 2021 è stata estesa a tutte quelle lavoratrici che hanno raggiunto i requisiti previsti entro il 31 Dicembre 2020

L’Opzione Donna è un agevolazione pensionistica rivolta alle donne, sia dipendenti che autonome. 

Con la prossima Riforma Pensioni prevista per il 2022 l’Opzione Donna potrebbe diventare una misura stabile e strutturale e non più una misura in fase sperimentale. 

Per molte settimane si è ipotizzato il rinnovo con qualche modifica della misura pensionistica Opzione Donna, che agevola ed anticipa i tempi per le donne lavoratrici che hanno maturato 35 anni di contributi

Ma, nelle ultime settimane, la notizia che fa discutere è quella che fa riferimento alla sua mancata proroga

Il documento di bilancio attende l’approvazione in Parlamento e quindi tutte le notizie che troviamo ad oggi nei vari siti o testate giornalistiche risultano essere semplici supposizioni e probabili soluzioni senza certezza assoluta.

Per la conferma definitiva della sua cancellazione o della sua proroga, Opzione Donna deve passare al vaglio delle due camere e bisognerà attendere l’uscita del documento ufficiale della Legge di Bilancio 2022, entro la fine di quest’anno. 

In questo mese di Ottobre dovrebbero esser definite varie misure proposte dal Governo Draghi proprio sul fronte pensionistico. 

Notizie ufficiali che stanno tardando ad arrivare: era prevista infatti in questi giorni l’assemblea decisionale per redigere il documento di Bilancio. 

Giunti ormai alla fine dell’anno, in campo saranno protagoniste le manovre urgenti e necessarie a fronteggiare al meglio la crisi economica e sociale causata dalla Pandemia Covid-19

A causa della grave situazione causata dal Covid-19 moltissime famiglie sono cadute in povertà o quasi.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio il regime pensionistico Opzione Donna e quali sono le sue possibili sorti con la Legge di Bilancio 2022

Cos’è Opzione Donna e quali requisiti occorre avere per accedervi?

Opzione Donna è una misura che agevola l’anticipo verso la pensione rivolta alle donne lavoratrici dipendenti o autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla normativa.

Opzione Donna è stata introdotta con la Legge Maroni (articolo 1, comma 9 della legge 243/04) ed è stata riconfermata con la Legge di Bilancio anche per l’anno 2021. 

Accedendo al trattamento pensionistico Opzione Donna 2021, le lavoratrici accettano una “penalizzazione” sull’assegno mensile, in quanto la misura si attua con un sistema di calcolo della pensione contributiva. 

Si tratta di una misura rivolta alle lavoratrici che hanno già compiuto 58 e 59 anni di età con 35 anni di contributi versati, che ne inoltrano domanda.

Con la proroga di Opzione Donna nel 2021 le lavoratrici possono beneficiare dell’anticipo pensionistico che hanno maturato i propri requisiti entro il 31 Dicembre 2020

Le beneficiarie dell’anticipo pensionistico previsto da Opzione Donna, ne accedono in conseguenza dei 12 mesi trascorsi dalla data dei requisiti raggiunti, se il pensionamento è a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti, mentre 18 mesi dalla data dei requisiti raggiunti se si tratta di lavoratrice autonome.

Un altra novità inserita con la Legge di Bilancio 2021 prevede che le lavoratrici del settore scuola e dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (AFAM) possano richiedere Opzione Donna dal 1° Settembre 2021 per le prime e dal 1° Novembre 2021 per le seconde. 

Le lavoratrici che intendono optare per questo sistema pensionistico subiscono una diminuzione dell’assegno economico di circa il 20-30% rispetto al normale assegno previsto con la pensione classica, senza agevolazione di anticipo. 

Questa decurtazione è direttamente proporzionale all’età della lavoratrice richiedente e ai contributi lavorativi versati fino a quel momento.

In poche parole: più sono i contributi versati dalla lavoratrice e più giovane di età si è nel momento della richiesta all’accesso Opzione Donna, minore sarà la penalizzazione economica ai fini dell’assegno pensionistico percepito mensilmente. 

Al contrario, maggiore sarà l’età della lavoratrice beneficiaria con a carico pochi contributi maturati, maggiore sarà la decurtazione economica.

Possono beneficiare dello scivolo pensionistico tutte le lavoratrici che hanno maturato entro il 31 Dicembre 2020 un totale di contributi pari o addirittura superiore a 35 anni e che hanno un minimo di età anagrafica pari ai 58 anni o 59 anni.

La differenza tra le due soglie di età è determinata dal tipo di attività lavorativa svolta che nel caso di lavoratrici autonome determina il minimo di anni anagrafici pari o superiore ai 59 per l’accesso di diritto e nel caso di lavoratrici dipendenti 58 anni di età come minimo requisito. 

Per poter accedere alla misura Opzione Donna è necessario che la cessazione del rapporto di lavoro dipendente avvenga non appena si presenta la domanda, mentre non è obbligatorio cessare le attività autonome. 

Il requisito per accedere al sistema pensionistico anticipato relativo ai contributi maturati in qualsiasi caso resta obbligatorio ad un minimo di 35 anni, al netto da malattie, maternità o disoccupazione.

Opzione Donna cumulabile con l’attività lavorativa?

Se vi state chiedendo o avete già letto da qualche parte che è possibile beneficiare dell’assegno pensionistico anticipato di Opzione Donna e nel frattempo continuare a lavorare allora avete capito bene! 

Nel caso delle lavoratrici dipendenti non è previsto nessun obbligo sulla cessazione lavorativa durante tutto il decorrere del beneficio pensionistico. 

Quindi, è possibile cumulare il reddito pensionistico con quello lavorativo, senza infrangere la legge, fin quando non si raggiungono i limiti previsti.

Difatti i pensionati possono lavorare, secondo la legge modificata nel 2008 non è previsto nessun divieto in tal senso.

Questa possibilità permette di aumentare la propria entrata mensile e incrementare i propri contributi previdenziali.

Ovviamente esistono dei limiti imposti dalla Legge per chi vuole continuare a lavorare e nel frattempo percepire un assegno mensile pensionistico.

Come avanzare domanda per Opzione Donna?

Una volta verificati i requisiti necessari, la richiesta per l’accesso alla misura Opzione donna va presentata esclusivamente online.

Come descritto dallo stesso ente preposto, esistono tre possibilità valide per inoltrare le domande:

  • Accedere alla piattaforma ufficiale dell’Inps;
  • Contattare il servizio gratuito al numero 803 164 da rete fissa oppure al 06 164 164 da rete mobile;
  • Recarsi presso gli enti di patronato o caf e chiedere sussidio tramite i loro servizi telematici messi a disposizione.

Decorrenza Opzione Donna e contributi ammessi 

Nel caso delle lavoratrici dipendenti il trattamento pensionistico Opzione Donna decorre dopo 12 mesi dalla data dei requisiti maturati, mentre per le lavoratrici autonome servono 18 mesi dalla data di raggiungimento dei requisiti previsti.

In ogni caso è stato definito che la misura pensionistica non può essere anteriore al 2 Gennaio del 2021, per le lavoratrici autonome mentre per le lavoratrici dipendenti non anteriore al 1 Febbraio 2021.

I contributi calcolati per accedere alla misura di pensionamento anticipato prevede quelli maturati entro il 31 Dicembre 2020 dalle lavoratrici, con inclusi i contributi volontari o quelli da riscatto. 

Le sorti di Opzione Donna e le proposte del Governo

Mentre si esclude categoricamente un ritorno alla Legge Fornero, in questi giorni sono moltissime le proposte ed ipotesi avanzate nei confronti del sistema pensionistico nazionale.

Il Consiglio dei Ministri fra qualche ora o al massimo qualche giorno ci chiarirà ogni dubbio in tal senso. 

Tra le tante questioni aperte in fase di definizione, quella sulla Riforma Pensioni rimane sicuramente quella più controversa.

Il Governo Draghi sembra deciso ad abolire la Quota 100 e introdurre Quota 102 e Quota 104, rispettivamente per gli anni 2022 e 2023. 

La Lega non è favorevole alla Quota 104 e propone per Quota 102 l’applicazione effettiva solo su alcune categorie, come gli statali, ponendo quindi dei limiti abbastanza prepotenti. 

Nella pratica , con Quota 102  si passerebbe da un requisito minimo attuale di 62 anni di età accompagnati da almeno 38 contributi versati al requisito che permette l’accesso alla pensione per anzianità che prevede ad un minimo di 64 anni con i soliti 38 anni contributivi complessivi.

Con Quota 104, che vede la sua attuazione non l’anno prossimo ma bensì nel 2023, si passerebbe ad un minimo di età anagrafica pari o superiore ai 65 anni e 39 anni di contributi raggiunti.

La notizia più realistica degli ultimi giorni annuncia la proroga dell’Ape Sociale e l’abolizione definitiva per Opzione Donna.

Divise le forme politiche, che si schierano da una parte piuttosto che un altra.

Opzione Donna è una misura che permette l’anticipo pensionistico a moltissime lavoratrici autonome o dipendenti in Italia e la sua proroga sarebbe sicuramente una vittoria. 

Con la proroga si ci potrebbe aspettare una modifica, rendendo la misura strutturale.

Si pensa ad una modifica sul requisito di età, che vedrebbe un aumento del requisito minimo delle lavoratrici, fino a 59 anni per le dipendenti e 60 per le autonome.

Ad oggi l’ultima data utile per accedere alla misura Opzione Donna corrisponde al 31 Dicembre 2021.

Tra le proposte presentate dalla Commissione di Lavoro della Camera sul fronte pensionistico generale possiamo trovare:

  • Rivalutazione dei requisiti necessari all’accesso, con un abbassamento in favore delle madri o padri single;
  • Introduzione di una pensione contributiva garantita, che possa assicurare un assegno minimo nel caso in cui non si raggiungano gli anni contributivi richiesti;
  • Accesso al sistema pensionistico a prescindere dall’età, ma calcolando solo i contributi maturati;
  • Proroga della misura Ape sociale con eventuale estensione della Platea a cui si rivolge;
  • Accesso alla pensione con 62 anni di età minimo e 35 anni di contributi versati.