Opzione donna, requisiti immutati e proroga per 6-8 mesi: le ipotesi del Governo Meloni

Opzione Donna news, tutte le ipotesi del Governo Meloni: ipotesi conferma dei requisiti attuali e proroga per pochi mesi, in attesa della riforma.

Non c’è pace per Opzione Donna. Il Governo al lavoro sulla Legge di Bilancio 2023, continua a interrogarsi sul futuro di questa finestra di pensionamento anticipato. Le ultime ipotesi allo studio rivelano una possibile proroga di Opzione Donna al 2023 con requisiti immutati rispetto a quanto previsto attualmente, in vista di un più ampia riforma delle pensioni da pianificare nel corso del prossimo anno.

La proroga di Opzione Donna, però, varrebbe soltanto per pochi mesi (massimo otto secondo le ipotesi) ed escluderebbe l’opzione di pensionamento in base al numero dei figli delle lavoratrici (Opzione Mamma), considerata incostituzionale e discriminatoria.

Ecco quindi quali sono le ultime ipotesi su Opzione Donna 2023: il Governo Meloni pensa alla mini proroga di 6-8 mesi senza modificarne i requisiti, ma è già scattato il nodo risorse.

Opzione Donna 2023: le ultime ipotesi del Governo Meloni

Si continua a parlare di pensioni, soprattutto nell’ambito della stesura della Legge di Bilancio 2023: stando alle ultime ipotesi, il Governo Meloni sembra aver ormai escluso la possibilità di introdurre un limite di età per il pensionamento legato al numero dei figli.

Infatti, nelle ultime settimane l’ipotesi Opzione Mamma aveva destato scalpore e si temeva potesse sfociare in una misura discriminatoria per le lavoratrici che – per qualsiasi motivo – non avessero avuto o potuto avere figli.

Ecco quindi emergere un’altra modifica a Opzione Donna per il 2023, che riguarderebbe la limitazione del pensionamento a 60 anni ma solo per tre categorie di lavoratrici: caregiver, invalide almeno al 75%, e licenziate o dipendenti di aziende in crisi.

Anche questa opzione sembra ormai superata… Il Governo Meloni è alle prese con la spending rewiev e prevede la possibilità di approvazione di una proroga di Opzione Donna con requisiti immutati per i prossimi mesi, in attesa di un più ampia riforma delle pensioni.

Opzione Donna, proroga per 6-8 mesi con requisiti immutati

Questa è dunque l’ultima ipotesi del Governo Meloni per Opzione Donna: confermare la finestra di pensionamento anticipato per le lavoratrici autonome e dipendenti con gli stessi requisiti previsti ad oggi, ma solo per 6-8 mesi.

Come si apprende da fonti di maggioranza, pare che questa sia la strada maestra del Governo per risparmiare sulle coperture e confermare la finestra anticipata di pensionamento per le donne, senza alcuna penalizzazione o discriminazione. La riforma delle pensioni è invece posticipata al prossimo anno.

Se l’ipotesi di proroga fino a 8 mesi con gli stessi requisiti dovesse essere confermata, quanti anni servirebbero per andare in pensione con Opzione Donna dal 1° gennaio 2023?

Pensioni, opzione donna come cambia? L'ipotesi di tornare al vecchio  sistema per pochi mesi

Mantenendo invariate le regole previste attualmente (come riporta la grafica sul sito web del Messaggero), con Opzione Donna 2023 si potrà lasciare il lavoro:

  • a 58 anni di età per le dipendenti;

  • a 59 anni di età per le autonome;

e in entrambi i casi serviranno almeno 35 anni di contributi versati.

In alternativa, la Manovra 2023 prevede altre possibilità di pensionamento anticipato: per esempio con 23 anni di contributi e 67 anni di età è possibile uscire dal lavoro, a parità di alcune condizioni.

Opzione Donna e Mamma, scatta il nodo risorse: i nuovi requisiti costano troppo

La precedente versione di Opzione Mamma. che ha destato scalpore tra le forze politiche e non solo, prevedeva la possibilità di anticipare il pensionamento di un anno per ogni figlio messo al mondo, ma pareva essere una sorta di misura discriminatoria per tutte le donne non hanno potuto o voluto avere figli nel corso della loro vita.

Stando a quanto previsto precedentemente dal Governo Meloni, sarebbe stato possibile lasciare il lavoro a 60 anni di età senza alcun figlio, oppure anticipare l’uscita a 59 anni con un figlio e a 58 anni con due figli.

Il Ministero dell’Economia – facendo alcune stime – ha calcolato un costo particolarmente elevato per questa opzione: pare che potesse costare fino a 400 milioni di euro per le casse statali. Una spesa considerata insostenibile per il bilancio complessivo.

Opzione Donna, quanto costa la mini proroga per le casse statali?

L’idea di prorogare Opzione Donna solo per sei (massimo otto) mesi deriva dalla mancanza delle coperture necessarie per finanziare l’intero anno.

Infatti, stando alle stime riportate su un articolo del Sole 24 Ore, la proroga di Opzione Donna per tutto il 2023 costerebbe ne 110 milioni di euro alle casse statali: risorse che ad oggi non sono disponibili.

Bisogna comunque ricordare che lo Stato riuscirà a risparmiare parecchio denaro dopo il taglio delle rivalutazioni delle pensioni per gli assegni superiori a 4 volte il minimo: si parla di una cifra attorno ai 10,2 miliardi di euro in tre anni.

Per non parlare delle misure introdotte nella Manovra 2023 in merito alle pensioni: Quota 103 e la rivalutazione al 120% per le pensioni minime costeranno “appena” 3,4 miliardi di euro.

Laura Pellegrini
Laura Pellegrini
Redattore, classe 1998.Sono veronese di nascita e milanese d'adozione. Mi sono Laureata in Comunicazione e Società presso l'Università degli Studi di Milano e sono da sempre appassionata di giornalismo e attualità. Entrata nel mondo dell'informazione grazie a uno stage curricolare, ho svolto per due anni l'attività di redattore e social media manager. Attualmente collaboro da remoto con Trend-online, la testata grazie alla quale ho lanciato il mio primo e-book, e con altre testate per la sezione di attualità. La mia ambizione principale è quella di costruire una carriera internazionale.
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