Partita Iva e congedo di maternità: tutte le novità!

Chiedere il congedo di maternità, oppure di paternità, non è una esclusiva dei lavoratori dipendenti: anche per chi ha una Partita Iva e lavora in autonomia è possibile chiedere queste particolari forme di sostegno per un determinato periodo. Si tratta di una misura proposta dall'INPS per i lavoratori autonomi con Partita Iva, per cui recentemente sono state introdotte diverse novità in termini di tutele. Ecco di cosa si tratta e come chiedere questi congedi.

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Il congedo di maternità, e quello di paternità, sono disponibili non solamente per chi lavora come dipendente presso una azienda o impresa, ma anche per chi lavora con Partita Iva, in determinate circostanze. Il congedo di maternità è garantito alle lavoratrici autonome di alcuni specifici ambiti.

Si tratta di una indennità al pari di quella corrisposta alle lavoratrici dipendenti, che ammonta all'80% della retribuzione prevista normalmente per queste lavoratrici. Il congedo di maternità spetta, secondo quanto indicato anche dalla comunicazione INPS, ad alcuni soggetti, in particolare:

"L'indennità spetta alle artigiane, commercianti, coltivatrici dirette, colone, mezzadre, imprenditrici agricole professionali, nonché alle pescatrici autonome della piccola pesca marittima e delle acque interne iscritte alla gestione INPS di riferimento, in regola con il versamento dei contributi anche nei mesi compresi nel periodo di maternità."

Indispensabile quindi risulta essere iscritte all'INPS e aver versato contributi nel periodo precedente alla richiesta di congedo di maternità. Anche se il congedo di maternità in questione non è esteso a tutti, sicuramente è vantaggioso per chi rientra in questi settori lavorativi. 

Questo tipo di congedo spetta indipendentemente dal tipo di Partita Iva: è infatti rivolto anche a chi lavora con regimi particolarmente favorevoli, come la Partita Iva a regime forfettario. Si tratta di un periodo di tempo concesso in congedo di maternità di 5 mesi, al pari di come accade per le lavoratrici dipendenti. Sulla tutela della maternità e della paternità sono state introdotte recentemente alcune novità interessanti.

Si tratta di novità che riguardano anche diversi sostegni che i cittadini che lavorano in autonomia possono richiedere, nel 2022, a seguito di alcune modifiche a misure presenti. Vediamo nell'articolo di cosa si tratta.

Congedo di maternità e Partita Iva: quando richiederlo

Il periodo di maternità riguarda alcuni mesi in cui la lavoratrice può sospendere il lavoro per dedicarsi agli ultimi mesi di gravidanza o alla nascita del figlio. Per le lavoratrici dipendenti si tratta di fatto di una sospensione del lavoro che tuttavia non comporta la mancata erogazione dello stipendio, perché l'INPS provvede all'erogazione di una parte di esso per tutti i mesi di congedo.

I dubbi sorgono per tutte quelle lavoratrici autonome che lavorano con Partita Iva: è possibile per queste lavoratrici chiedere un congedo di maternità dal lavoro autonomo? Lo stesso è garantito ai lavoratori autonomi padri? Ad esclusione dell'INPS, altre casse private (rivolte ad esempio a avvocati, medici, commercialisti, e così via) prevedono l'erogazione dell'indennità per il congedo di maternità.

Per le lavoratrici iscritte alla gestione INPS con Partita Iva, libere professioniste iscritte alla gestione separata, secondo le recenti disposizioni della Legge di Bilancio 2022, sussistono novità interessanti per il congedo di maternità, indicate dalla più recente comunicazione INPS a riguardo:

"La norma (comma 239) dispone che alle lavoratrici autonome venga riconosciuta l’indennità di maternità per ulteriori tre mesi a decorrere dalla fine del periodo di maternità, a condizione che il reddito dichiarato nell’anno precedente l’inizio del periodo di maternità sia inferiore a 8.145 euro."

Oltre al congedo di maternità, la manovra introduce anche un chiarimento sul congedo di paternità: questa misura diventa strutturale con durata di dieci giorni, con un giorno aggiuntivo in sostituzione della madre. Ricapitolando, per le lavoratrici autonome è possibile fruire dei 5 mesi di congedo già previsti dall'INPS, con l'aggiunta di ulteriori tre mesi se sono soddisfatte le condizioni reddituali.

Nell'ultimo periodo l'attenzione alle tutele per chi lavora con Partita Iva in professioni autonome è passata alla ribalta, date le differenze delle misure che esistono strutturalmente tra i lavoratori dipendenti e gli autonomi. I lavoratori autonomi sono sprovvisti di molte delle misure previste invece per i dipendenti, ma sembra che le cose stiano per cambiare, almeno in parte.

Partita Iva e misure di tutela: il quadro generale

Chi lavora come dipendente di una azienda o impresa può avere accesso ad alcune misure di tutela, previste dall'INPS per esempio, che vengono negate a chi lavora con Partita Iva. I lavoratori autonomi infatti a grandi linee non possono accedere per esempio alla mutua per malattia, oppure non maturano ferie, tuttavia possono scegliere liberamente quando prendere un periodo di pausa dal lavoro.

Nell'ultimo periodo tuttavia sembra che l'attenzione si sia alzata su questo tipo di lavoratori: oltre ai recenti provvedimenti che allargano le possibilità di accedere al congedo di maternità e di paternità per chi lavora con Partita Iva, ci sono altri aspetti da non sottovalutare di recente introduzione, che avvicinano i lavoratori autonomi a quelli dipendenti.

Nel 2021 per esempio è stata introdotta l'ISCRO, ovvero una indennità simile alla cassa integrazione per tutti i cittadini che lavorano in autonomia con Partita Iva, che hanno subito una perdita economica causata dalla crisi collaterale all'emergenza sanitaria.

Anche l'ISCRO è strettamente legata al reddito prodotto: viene destinata a chi ha prodotto un reddito inferiore a 8.145 euro annualmente.

Questa misura è molto simile alla cassa integrazione per i lavoratori dipendenti, ma va a tutelare in parte chi lavora in autonomia e si è trovato in difficoltà negli ultimi anni. Si tratta di una misura che in Italia non ha precedenti, in quanto è una novità che era attesa da diverso tempo e che va a sostenere una parte consistente di lavoratori italiani.

Un'altra novità riguarda lo stato di malattia: secondo le regole in Italia, non è possibile per un lavoratore con Partita Iva richiedere l'accesso ad un periodo di malattia. Questa è una delle principali differenze tra lavoro autonomo e dipendente.

Per i lavoratori autonomi è stato recentemente proposto il congelamento di 45 giorni per tutte le scadenze previste per chi ha Partita Iva, senza incorrere in conseguenze dirette dai committenti. Sicuramente non si tratta di una misura al pari di quella prevista per i dipendenti, ma è già un passo in avanti verso questa categoria.

Lavoratrici con Partita Iva e Legge di Bilancio 2022

Per il 2022 l'ultima manovra ha introdotto quindi una estensione a quella che già era prevista come indennità per le lavoratrici autonome di diversi settori, per la maternità. Secondo le recenti misure quindi, l'indennità verrà corrisposta alle lavoratrici:

  • Iscritte alla gestione separata INPS;
  • Iscritte alle gestioni autonome INPS;
  • Libere professioniste con specifiche casse previdenziali;

Tuttavia vi rientrano nelle indennità anche i padri con specifiche fasce reddituali. Per accedere ad un periodo aggiuntivo di tre mesi rispetto al normale congedo di maternità, bisogna avere un reddito complessivo annuale inferiore a 8.145 euro.

I tre mesi aggiuntivi possono essere erogati per i tre mesi successivi al parto, oppure ai 4 mesi successivi in base alla flessibilità, oppure nei 5 mesi successivi al parto nel caso di fruizione esclusiva, oppure per i giorni non goduti nel caso di parto prematuro.

Indispensabile per poter accedere a questa forma di indennità, aver versato i contributi necessari a poter richiedere il congedo all'INPS. Questa misura infine può anche essere richiesta nel caso di adozione o affidamento.

Per poter chiedere l'accesso a questa misura è necessario presentare la domanda, una volta accertati i requisiti, tramite sito ufficiale INPS, oppure tramite patronati, o ancora chiamando il numero verde dell'ente previdenziale.

Congedo di Paternità per lavoratori con e senza Partita Iva

Oltre al congedo di maternità, la legge italiana prevede anche un congedo di paternità per i neo papà. Si tratta di un periodo che strutturalmente diventa di dieci giorni dal 2022, in base alle disposizioni della più recente manovra. Questo congedo viene garantito per i lavoratori dipendenti, entro il quinto mese di vita del figlio.

Questo tipo di congedo introdotto in modo strutturale in Italia è una novità molto interessante, perché tutela sia le madri che i padri nel caso di una nuova nascita, adozione o affidamento. Accedere al congedo di paternità non è legato al congedo di maternità: la famiglia può infatti beneficiare di entrambe le misure.

Esiste per i papà la possibilità di accedere al congedo obbligatorio, di dieci giorni, e ad uno facoltativo, in accordo con la madre, che prevede la rinuncia di quest'ultima di una parte spettante del congedo di maternità. Questa misura tuttavia è prevista al momento solamente per i lavoratori dipendenti, non per i cittadini che lavorano con Partita Iva.

Secondo le attuali misure infatti il congedo di paternità è stato introdotto per equilibrare le tutele sia per le mamme che per i papà, ma in questo ultimo caso spetta solamente per i lavoratori dipendenti. I lavoratori con Partita Iva, dato che possono liberamente decidere di sospendere il lavoro quando necessario, non possono accedere ad una misura di congedo specifica per i lavoratori autonomi.

Tuttavia, nonostante esistano ancora queste differenze, a livello di tutele dei diritti delle mamme e dei papà, queste ultime misure sembra abbiano fatto un passo avanti in Italia. Facendo un confronto con gli altri paesi dell'Europa, solamente in Portogallo e Svezia non è previsto il congedo di maternità, anche se esistono altre misure similari come congedi parentali.

Il congedo di paternità invece in Italia è piuttosto recente: è stato introdotto solamente nel 2021, ed è arrivato fino alla misura strutturale di 10 giorni con l'ultima Legge di Bilancio. Tuttavia ci sono ancora diversi paesi europei dove questa misura ancora non è prevista, e a beneficiare dei congedi sono solamente le madri, come Austria e Germania.

La durata complessiva del congedo di paternità per i lavoratori dipendenti è stata recentemente ampliata, anche se ancora l'Italia, rispetto ai paesi europei in cui la misura è attiva, è ancora agli ultimi posti per durata.