Partita IVA e NASPI: sono compatibili o no? In quali casi?

Partita IVA e NASPI: esistono casi in cui sono compatibili? La NASPI, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, non è infatti altro che l’indennità mensile di disoccupazione concessa ai lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro. Nel caso in cui un lavoratore dipendente con partita IVA perda il lavoro, può richiedere la NASPI? O, nel caso in cui un soggetto percettore di NASPI voglia aprire la propria partita IVA, perderà l’indennità di disoccupazione? A tutti questi interrogativi cercheremo di rispondere con questo articolo.

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Partita IVA e NASPI: esistono casi in cui sono compatibili?

Abbiamo visto, in precedente articolo, come esistano casi in cui partita IVA e lavoro dipendente possono coesistere: dunque, potrebbe accadere anche la situazione per la quale, per le circostanze più svariate ed anche in seguito all’attuale crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, un titolare di partita IVA voglia chiedere l’indennità di disoccupazione.

La NASPI, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, non è infatti altro che l’indennità mensile di disoccupazione concessa ai lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro, purché non facenti parte di determinate categorie (lavoratori agricoli o delle pubbliche amministrazioni, lavoratori extracomunitari e titolari di pensioni o assegno di invalidità).

Dunque, nel caso in cui un lavoratore dipendente con partita IVA perda il lavoro, può richiedere la NASPI? O, nel caso in cui un soggetto percettore di NASPI voglia aprire la propria partita IVA, perderà l’indennità di disoccupazione?

A tutti questi interrogativi cercheremo di rispondere con questo articolo.

Con la NASPI posso aprire partita IVA?

Iniziamo con l’analizzare la prima situazione che può venirsi a creare: con la NASPI, si può aprire la partita IVA senza perdere il diritto alla disoccupazione?

Molti ex lavoratori che stanno attualmente percependo la disoccupazione, infatti, potrebbero voler avviare una propria attività, che essendo nuova probabilmente non garantirà ricavi fin da subito: dunque potrebbero voler continuare a percepire la NASPI con partita IVA.

In realtà, di fronte ad una situazione del genere non si pone alcun problema: è possibile aprire una partita IVA senza perdere il diritto alla percezione della NASPI, iniziando a lavorare come libero professionista o, ancora, aprendo la partita IVA come ditta individuale.

Ma esistono ovviamente dei limiti che andranno rispettati per non rischiare di perdere la NASPI a causa dell’apertura della partita IVA.

Inoltre, chi decide di aprire una partita IVA con NASPI, deve tener conto del fatto che perderà una percentuale dell’indennità di disoccupazione.

Limite partita IVA per NASPI

Dunque, se si è interessati all’apertura della partita IVA con NASPI, la prima cosa da tenere in considerazione sono i limiti imposti.

C’è infatti una cifra massima di reddito che non può assolutamente essere superata, cifra che è pari a 4.800 euro di reddito annuo. Fino a questa cifra, il soggetto che abbia deciso di aprire partita IVA con NASPI potrà continuare a ricevere l’indennità senza alcun problema.

I criteri specifici per stabilire quello che viene comunemente definito come stato di disoccupazione, che darà diritto a percepire l’indennità, sono stati definiti nel decreto legislativo n.150 del 14 settembre 2015. Nello specifico, all’articolo 19, vengono stabiliti come limiti 4.800 euro annui nel caso di lavoro autonomo e 8.000 euro per eventuale nuovo lavoro dipendente.

Questo significa anche che, nel caso in cui un soggetto dovesse venire reimpiegato, potrà continuare a percepire l’indennità fino al periodo prestabilito se non supererà gli 8.000 euro annui.

Attenzione però: l’inizio della nuova attività dovrà necessariamente essere comunicato all’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, insieme alla quota di reddito annuo previsto. Vedremo tra poco come inviare la comunicazione.

Superati i 4.800 euro di reddito annuo, invece, il diritto a percepire la NASPI decade.

Abbiamo parlato, al paragrafo precedente, di una riduzione della NASPI con partita IVA: chi decide di avviare una attività in proprio può continuare a ricevere l’indennità, consapevole di dover dunque rinunciare ad una percentuale dell’indennità.

A quanto equivale la percentuale di riduzione della NASPI con partita IVA? 

In caso di apertura di nuova attività con regolare partita IVA, la NASPI spettante verrà ridotta all’80%. La cifra esatta verrà comunque calcolata in maniera esatta dall’INPS.

Autocertificazione reddito partita IVA per NASPI

Qualora ci si trovi nella situazione in cui si stia attualmente percependo la NASPI, ma si voglia aprire una partita IVA per iniziare a lavorare autonomamente, è necessario comunicare all’INPS questa variazione, utilizzando un modello apposito: il modello NASPI-COM, che prende anche il nome di modulo SR161.

Questo modello viene utilizzato non solo per comunicare all’INPS la nuova attività economica, ma per comunicare ogni eventuale variazione di reddito.

Dunque, deve essere utilizzato il modello NASPI-COM per comunicare nuove attività lavorative (sia autonome che dipendenti), per eventuale acquisizione di assegno di invalidità o nel caso in cui si raggiunga l’età pensionabile e si inizi a percepire la pensione.

In questo video caricato sul canale YouTube Insindacabili è possibile trovare maggiori informazioni sul modello NASPI COM (modello SR161), video di cui si consiglia la visione se si vogliono analizzare condizioni e modalità di invio del modello:

Disoccupazione NASPI e Partita IVA aperta

Analizziamo adesso il caso in cui un titolare di partita IVA già aperta, ma che abbia perso il suo lavoro dipendente, voglia richiedere la NASPI.

In questo caso, è possibile richiedere l’indennità di disoccupazione?

Ovviamente si, perché essere titolare di una partita IVA non esclude dal diritto di percepire la NASPI qualora il lavoratore abbia perso il proprio lavoro dipendente.

Come nel caso precedente, però, vanno rispettati i limiti di reddito annuo; qualora questi non vengano superati, non c’è alcun motivo di credere che la partita IVA possa causare la decadenza della NASPI.

Dunque, anche chi possiede una partita IVA già aperta e perda il proprio lavoro dipendente ha diritto a percepire l’indennità di disoccupazione, purché il limite di reddito annuo pari a 4.800 euro non venga superato. Come abbiamo già detto, questo è infatti il limite stabilito dal DL n.150/2015.

Tra l’altro, a partire dal primo luglio 2021, i soggetti titolari di partita IVA per lavoro autonomi, regolarmente iscritti alla Gestione Separata, hanno diritto alla percezione di una nuova indennità, l’indennità ISCRO, riservata ai lavoratori con partita IVA che hanno riscontrato un netto calo del proprio fatturato rispetto all’anno precedente.

In questo caso, la soglia per richiedere ISCRO non deve essere superiore ai 8.145 euro annui.

Non essendo questa però la sede per approfondire questa ulteriore indennità, si rimanda alla lettura del nostro articolo interamente dedicato a requisiti e beneficiari del bonus ISCRO.

Partita IVA e NASPI: quando decade la disoccupazione?

Analizziamo, infine, tutti i casi per i quali NASPI e partita IVA non possono essere compatibili, e quali sono le casistiche che comportano il decadimento del diritto alla percezione dell’’indennità di disoccupazione.

Se il soggetto percettore dovesse trovare una nuova occupazione, acquisire il diritto alla percezione dell’assegno di invalidità o raggiungere l’età pensionabile, dovrà comunicare tempestivamente la nuova posizione all’INPS; in caso contrario, la NASPI decade per mancata comunicazione.

La NASPI decade anche nel caso in cui venga aperta una partita IVA senza effettuare comunicazione NASPI-COM all’INPS.

Un ultimo, particolare caso riguarda i lavoratori che, dopo aver perso il lavoro in Italia e risultando quindi percettori di NASPI nel nostro Paese, decidano di espatriare e trovare lavoro in uno Stato estero: in questo caso il sussidio di disoccupazione può essere mantenuto nel caso in cui l’espatrio avvenga in Paese comunitario, e verrà perduto il diritto all’indennità di disoccupazione NASPI alla firma del contratto di lavoro estero.