Partita Iva e pensione: ecco a cosa fare attenzione!

Chi lavora con Partita Iva ha diritto alla pensione, secondo specifica cassa professionale oppure tramite INPS. Ecco a cosa fare attenzione!

Chi lavora come dipendente presso un’impresa o azienda, riceve automaticamente i contributi, versati dal datore di lavoro, tramite l’ente previdenziale INPS. Questo significa che il lavoratore non deve occuparsi direttamente del versamento della pensione, perché ci pensa il datore di lavoro tramite la busta paga.

Per chi invece lavora come professionista autonomo, quindi provvisto di Partita Iva, le cose cambiano. In questo caso non esiste un datore di lavoro che pensa a versare i contributi per il lavoratore autonomo, perché è lui stesso a dover pensare al versamento di tali cifre.

Come spiega un articolo di Pensionielavoro.it sull’argomento, i contributi da versare per un lavoratore autonomo sono direttamente collegati al guadagno economico derivato dal lavoro con Partita Iva:

“Il sistema pensionistico dei  lavoratori autonomi titolari di partita IVA (noti anche come freelance) alla Gestione Speciale INPS è finanziato attraverso un prelievo contributivo rapportato ai compensi ricevuti, dichiarati ai fini IRPEF.”

Di fatto il lavoratore autonomo deve procedere in autonomia anche per quanto riguarda il versamento dei contributi, ovvero delle somme da destinare alla pensione per il futuro. Questo significa che, al pari di come accade per un lavoratore dipendente, un professionista autonomo andrà ad accantonare ogni mese una certa percentuale di guadagno al fine previdenziale.

Mentre per chi lavora come dipendente questo passaggio non è direttamente visibile, perché se ne occupa il datore di lavoro in busta paga, per il lavoratore autonomo si tratta di una operazione molto importante e di cui tenere conto per poter assicurarsi una pensione. Vediamo in questo articolo tutti gli accorgimenti sulla pensione per chi lavora con Partita Iva.

Partita Iva e pensione: come funziona

Il funzionamento della pensione per chi lavora con Partita Iva è determinato soprattutto dal tipo di lavoro che viene svolto: in molti casi alcuni professionisti iscritti a specifici albi hanno accesso a casse previdenziali differenti rispetto a quella dell’INPS.

Chi lavora come professionista in determinati settori e si iscrive all’albo specifico, è obbligato ad iscriversi anche ad una cassa previdenziale specifica, diversa dall’INPS. In altri casi invece anche i lavoratori autonomi, se non rientrano in queste professioni, possono procedere all’iscrizione all’INPS tramite gestioni specifiche per la Partita Iva.

Intorno alla possibilità o meno di ricevere la pensione spesso c’è molta preoccupazione soprattutto da parte di chi ha mosso i primi passi verso l’apertura di una Partita Iva. Bisogna sapere che la pensione è assicurata anche a chi lavora in autonomia con una Partita Iva, al pari di chi lavora come dipendente.

Tuttavia è opportuno affidarsi ad un commercialista esperto che possa indicare il funzionamento della Partita Iva che si intende aprire, per quale ambito e come muovere i primi passi anche nei confronti della pensione. Chi lavora in autonomia provvederà a mettere da parte per la pensione una certa cifra ogni mese, per poter cumulare appunto quella che sarà la pensione una volta terminato il lavoro.

Accedere alla pensione è possibile anche a chi ha Partita Iva con modalità e tempi simili a chi lavora come dipendente: di base, quindi senza particolari trattamenti, si accede alla pensione all’età di 67 anni, tuttavia è necessario anche aver versato almeno 20 anni di contributi (e i lavoratori autonomi provvedono da sé a versare tali cifre).

Partita Iva e pensione: casse previdenziali

Per chi lavora con Partita Iva è necessario informarsi su qual è la cassa previdenziale di riferimento per il proprio settore specifico. In molti casi può essere sempre l’INPS, come accade per la maggior parte dei lavori dipendenti. Tuttavia in molti altri casi esistono casse specifiche, spesso collegate ad un albo professionale. Eccone alcune:

  • CNPADC: Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Dottori Commercialisti;
  • ENPAF: Cassa dei Farmacisti;
  • ENPAM: Cassa dei Medici;
  • ENPAP: Cassa degli Psicologi;
  • INPGI: Cassa dei Giornalisti;
  • EPPI: Cassa Periti Industriali.

Queste sono solo alcune delle casse previdenziali presenti in Italia per i lavoratori autonomi, spesso collegate direttamente agli albi a cui questi professionisti sono iscritti. Lavorare con Partita Iva presuppone quindi che al momento dell’apertura il soggetto si informi opportunamente su quale cassa può essere necessaria per il proprio lavoro, che spesso non è l’INPS.

Va ricordato che al momento in cui si apre un’attività autonoma, quindi una Partita Iva, è necessario registrarsi presso una cassa previdenziale entro alcuni termini temporali, solitamente di un mese. Si tratta di un’operazione obbligatoria per cui è importante fare attenzione alle scadenze.

Il versamento dei contributi è a carico del lavoratore autonomo, in quanto non è presente un datore di lavoro che funga da sostituto di imposta. Per questo motivo si può comunque chiedere il supporto di un professionista commercialista per ottenere le indicazioni su come procedere.

Partita Iva e contributi pensione: le percentuali

Un altro fattore molto importante riguarda la percentuale di contribuzione: ovvero qual è la cifra che effettivamente il lavoratore autonomo deve accantonare periodicamente e versare all’ente previdenziale o alla cassa di riferimento. 

A questo proposito bisogna fare una importante distinzione: tra chi lavora come artigiano o commerciante e tra tutti gli altri lavoratori con Partita Iva. Per questi soggetti esiste una cifra annuale di riferimento per il versamento dei contributi a fini pensionistici, che riguarda un minimale e una cifra eccedente il minimale. Questi dati sono forniti ogni anno dall’ente previdenziale INPS per questi particolari settori.

Come spiega Investireoggi.it per tutti gli altri soggetti esiste una percentuale fissa:

“Per tutti gli altri autonomi (esclusi i Commercianti e gli Artigiani) la pensione prevede un’aliquota da versare annualmente del 25,72%, che viene computata sul reddito prodotto durante l’attività imprenditoriale.”

Questa percentuale quindi viene calcolata sul reddito complessivo, quindi per conoscere quale cifra sarà destinata alla pensione, chi lavora con Partita Iva può fare una stima del guadagno effettivo totale e applicare la percentuale per la pensione.

Risulta quindi importantissimo per un lavoratore autonomo accantonare la cifra corrispondente, anche ogni mese, per poter provvedere al pagamento dei contributi a fini pensionistici. Questo per quanto riguarda l’INPS, perché le altre casse previdenziali possono avere percentuali anche differenti.

Esistono poi particolari caratteristiche a cui fare attenzione se si apre una Partita Iva con regime forfettario, ovvero con un regime di tassazione agevolato. In questo caso la percentuale è sempre del 25,72% per chi è iscritto alla Gestione Separata INPS per liberi professionisti, ma può scendere al 24% se iscritti ad altra gestione previdenziale.

Per chi invece è iscritto alla Gestione Separata non esistono contributi fissi, ovvero cifre da cui partire per il pagamento dei contributi, perché questi vengono calcolati in base alla percentuale sull’effettivo guadagno del lavoratore autonomo.

Pensioni anticipate e Partita Iva

Molti si chiedono se è possibile accedere ad alcune misure di pensione anticipata pur lavorando come autonomi con Partita Iva. Le pensioni anticipate di cui si discute spesso sono quelle destinate ai lavoratori dipendenti, che possono accedere ad un’indennità di pensione in anticipo rispetto ai 67 anni previsti.

Tuttavia queste possibilità esistono anche per i professionisti autonomi, in alcuni casi. Va ricordato per esempio che al momento è possibile richiedere, se iscritti all’INPS, l’accesso anticipato alla pensione per le lavoratrici donne, anche autonome. 

Si tratta della misura di Opzione Donna, che anche per il 2022 viene messa a disposizione delle lavoratrici. La misura garantisce l’accesso alla pensione all’età di 59 anni per tutte le lavoratrici autonome iscritte all’INPS, mentre rimane a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti.

Tuttavia questo non è l’unico modo con cui un lavoratore autonomo può avere accesso ad una pensione anticipata o ad un’indennità similare. Esiste anche la misura RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) che garantisce una erogazione economica a favore dei soggetti che stanno per accedere all’età pensionabile, con almeno 20 anni di contribuzione versata e 5 anni in un fondo pensione.

In questo caso il soggetto interessato non riceverà una vera e propria pensione, ma un assegno temporaneo di indennità ogni mese. Esiste inoltre una ulteriore possibilità per tutti i cittadini lavoratori autonomi che lavorano nel settore del commercio, e decidono di chiudere l’attività prima del raggiungimento dell’età pensionabile.

In questo caso si può richiedere l’accesso ad una pensione minima, di 515 euro, fino al momento in cui viene raggiunta l’età anagrafica necessaria per accedere alla pensione vera e propria.

Partita Iva e fondi pensione

Per chi non ne conoscesse le possibilità, esistono anche i fondi pensione privati. Si tratta di strumenti che vanno oltre alla normale previdenza obbligatoria per i lavoratori autonomi e subordinati.

I fondi pensione sono finalizzati ad ottenere una pensione aggiuntiva rispetto a quella prevista dalle norme stabilite in Italia. Tramite un fondo pensione privato, il soggetto può accantonare altre cifre durante il periodo di lavoro, con l’obiettivo di cumulare una pensione più alta una volta raggiunta l’età pensionabile.

Esistono diversi fondi pensione a cui è possibile affidarsi, che permettono al lavoratore autonomo con Partita Iva di accantonare una cifra aggiuntiva per la pensione. Va ricordato che questi fondi non possono sostituire la funzione dell’INPS oppure delle casse previdenziali specifiche obbligatorie, ma sono qualcosa in aggiunta.

Esistono diversi soggetti che propongono i fondi pensione, come le banche, o enti che si rivolgono a tutti i cittadini, oppure enti che invece sono più specifici per determinate professioni. Anche realtà di tipo assicurativo possono offrire questo servizio ai cittadini.

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