Pensione con 35 anni di contributi: a chi spetta e a quanto ammonta

Chi va in pensione con 35 anni di contributi? Quanto si percepisce di pensione con 35 anni di contributi?Quanti contributi per andare in pensione a 58 anni?

 35 anni di contributi e una pensione nel 2022! Non è un titolo di un film, ma la richiesta di tanti lettori che disperatamente cercano di capire se e come collocarsi in quiescenza prima della fine dell’anno in corso.

Il timore che tutto il sistema previdenziale italiano possa essere troppo modificato, tanto da distruggere ogni speranza di pensione futura, nessun domani senza interventi legislativi stringere sull’età pensionabile.

Dispiace affermare continuamente che nel 2023, l’unica uscita possibile sarà solo a 67 anni. Oltretutto, l’età pensionabile potrebbe subire uno slittamento in avanti per l’effetto dell’aspettativa di vita bloccata fino al 2024.

Nel frattempo, rispondiamo a una lettrice, che si chiede:

“Buongiorno, sono Maria scrivo da Bergamo ho maturato 35 anni di contributi e vorrei sapere se e come posso andare in pensione. Mi interessa sapere anche l’importo che mi spetterebbe presentando subito la domanda di pensionamento. Grazie della risposta, cordiali saluti.”

Sono poche le categorie di lavoro che possono aggrapparsi all’uscita dal lavoro, quindi a una pensione con 35 anni di contributi. Ecco, perché, cercheremo di capire quali sono i requisiti per ottenerla, ma soprattutto, a quanto ammonta l’assegno pensione.

35 anni di contributi e una pensione nel 2022! Ecco come 

Prima di capire esattamente quale formula previdenziale potrebbe attivare la lettrice, cercheremo di analizzare l’aspetto riferito all’ammontare dell’assegno pensione

Non sfuggono le variabili che tendenzialmente influiscono sull’importo della pensione. Il solo riferimento contributivo dice tutto e niente, manca il margine di conoscenza sulla tipologia di lavoro, il valore della paga, l’età di accesso al trattamento economico, ma soprattutto, mancano i dati di riferimento del periodo legato ai 35 anni di contribuzione. Elementi indispensabile per definire il valore della pensione all’atto dell’uscita dal lavoro.

Ipotizzando che l’anzianità contributiva sia stata versata prima del 1996, si ottiene un assegno più alto grazie al calcolo misto, questo perché, si considera il calcolo retributivo per la parte di contribuzione che ricade al 31 dicembre 1995, poi si applica il metodo contributo.

Sapere se la lettrice ha maturato 18 anni di anzianità contributiva prima del 1995, potrebbe aiutare a capire se rientra nell’applicazione del metodo retributivo per il periodo versato al 31 dicembre 2011, per poi agganciarsi al calcolo contributivo per i periodi successivi al 1° gennaio 2012.

Come varia l’importo dell’assegno pensione, ecco tutto quello che devi sapere se hai 35 anni di contributi 

Se, la lettrice rientra nel sistema retributivo ottiene un assegno decisamente più alto, questo perché per tale metodo di calcolo l’INPS considera una parte rilevante delle ultime emolumenti percepiti, prima della richiesta del trattamento economico previdenziale, a cui applica una misura del 2% sulla contribuzione versata annualmente.

Viceversa, l’applicazione del sistema contributivo non prevede le ultime retribuzioni, ma solo la base reddituale su cui viene applicata un’aliquota progressiva nella misura del 33% sulla contribuzione versata annualmente.

Vanno presi in considerazione il valore di riferimento del montante contributivo accantonato, a cui si applica un tasso di rivalutazione sulla media quinquennale del PIL indicata dall’ISTAT.

35 anni di contributi e una pensione falciata del 4,289%, ecco come

La pensione donna, famosa come Opzione donna è una delle misure contenute nell’ordinamento previdenziale che permette un pensionamento con 35 anni di contributi, accompagnati dalla presenza di un’età anagrafica minima di 58 e 59 anni.

Intanto, per il rilascio della pensione occorre aver soddisfatto non solo l’aspetto contributivo, ma anche quello anagrafico entro il 31 dicembre 2021.

La pensione anticipata versata alle donne è nettamente inferiore di altri trattamenti economici previdenziali. Infatti, il valore dell’assegno INPS cade nel sistema contributivo, per cui il coefficiente di trasformazione riportato dalle tabelle INPS, che corrisponde all’età di 58 anni collima con la misura 4,289%, mentre con un’età anagrafica di 59 anni viene applicato un coefficiente nella misura 4,399%.

A titolo di esempio, avendo perfezionato 30.000 euro rapportati a un numero contributivo di 35 anni. Si comprende che il montante contributivo perfezionato nel corso del tempo corrisponde al valore di 346.500 euro. A questo punto, occorre applicate alcune delle regole innanzi descritte per capire il valore dell’assegno pensione. 

In sostanza, prendendo in esame il coefficiente di trasformazione nella misura 4,289%, emerge un valore complessivo pari a 14.860 euro, ovvero un assegno pensione pari a circa 1.143 euro mensili. 

I lavoratori notturni godono d’incentivi particolari sulla pensione, ecco come

I lavoratori notturni non hanno subito la mazzata della Fornero, resta per alcuni la possibilità di collocarsi in quiescenza con 35 anni di contributi.

Basti, pensare, che non sono poche le categorie di lavoro che abbracciano i lavoratori impiegati nelle mansioni gravose, pesanti e notturne, a cui viene concesso un pensionamento anche con 35 anni di contributi.

I lavoratori che rientrano in tali mansioni possono richiedere l’accesso al trattamento economico previdenziale al raggiungimento di 61 anni e sette mesi di età.

Per l’accesso alla pensione il lavoro notturno deve risultare svolto in un numero quote pari a 97,5 o 98,6 e, ancora 99,6.

Ricordiamo, che i lavoratori usuranti possono presentare la richiesta di pensionamento entro il 1°maggio dell’anno precedente per cui si richiede l’adesione al trattamento economico previdenziale.

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