In pensione con 35 anni di contributi! Ecco chi può farlo

Pensione a 61 anni con 35 anni di contributi, ecco come! Ho 58 anni e 35 anni di contributi quale pensione mi spetta? Anticipo 7 anni prima rispetto 67 anni.

Arrivare a maturare un’anzianità di 35 anni di contributi rappresenta un obbiettivo non raggiungibile da tutti. C’è chi ha iniziato ha lavorare prima per cui si ritrova già a 60 anni di età con un montante contributivo pieno di 35 anni. Altri che faticano ad accumulare gli anni contributivi e 35 anni sembrano troppo, specie per gli over 60. Insomma, le apparenze sono sempre belle, la verità è tutt’altra cosa. 

È doveroso fare un passo indietro all’ingresso della Fornero, quando appariva sufficiente raggiungere una pensione di anzianità a 35 anni. Vuoi che si andava in pensione con un assegno pensionistico più ricco, vuoi che sia le condizioni lavorative che quelle fisiche e mentali dei lavoratori erano migliori, si usciva soddisfatti dalla carriera lavorativa per abbracciare la pensione in piena sintonia e armonia.

Un discorso che non tocca, né abbraccia oggi i lavoratori, costretti a confrontarsi con norme, paletti e contesti legislativi che deludo ogni speranza futura. 

Secondo la normativa attuale andare in pensione significa abbracciare un assegno pensionistico povero, se manca la pensione complementare che fortifica le tasche dei lavoratori, la pensione diventa un traguardo amaro da raggiungere. 

Va considerata che la vita contributiva di un lavoratore ha acquisito un peso e una valenza diversa rispetto al passato, come altrettanto sono diverse le condizioni di vita attuali. Pochi hanno accumulato una carriera lavorativa continua, spesso il discorso è talmente l’opposto. 

Nell’ultimo decennio i lavoratori hanno dovuto arrancarsi in un mondo lavorativo poco incline a soddisfare i bisogni dei lavoratori, più votato a ricoprire l’aspetto economico dell’azienda.

Ecco, perché, tanti lavoratori cercano di capire come e se possono anticipare l’uscita ancor prima di arrivare a 67 anni di età. Altri, invece, cercano le formule previdenziali improntate su requisiti meno stringenti che contemplano i 35 anni di contribuzione. 

 In pensione con 35 anni di contributi! Ecco chi può farlo

Come riportato da LaleggeperTutti.it, esistono diversi modi che permettono l’accesso a un trattamento pensionistico con un montante contributivo di appena 35 anni.

È anche vero che le condizioni principali sono rivolte alle lavoratrici, a cui è permesso anticipare l’uscita a condizioni agevolate. L’ordinamento previdenziale ha previsto una formula pensionistica più “leggera” intesa in termini di requisiti per le donne lavoratrici, impiegante in un contesto lavorativo da dipendente o autonome.

Fatto, sta che se è possibile collocarsi in riposo prima, nello stesso modo si accetta una stangata sul calcolo della pensione. 

Insomma, tirando le somme le donne possono pensionarsi prima dei 67 anni, con 35 anni di contributi se accettano un assegno pensione calcolato unicamente con il sistema contributivo. 

 La misura Opzione donna permette un’uscita a 58 – 59 anni di età.

 Nello stesso modo, i lavoratori impiegati in lavori notturni o usuranti possono anticipare l’uscita a 61 anni sette mesi di età, mantenendo il medesimo requisito contributivo.

E, ancora, c’è la possibilità di pensionarsi con 35 anni di contributi utilizzando il meccanismo dell’isopensione. 

35 anni di contributi sono sufficienti per la pensione Opzione Donna? 

Il pensionamento per le donne parte con Opzione donna appare molto vantaggioso, questo perché viene consentito dalla normativa l’uscita con un bell’anticipo sull’età anagrafica.

Ecco, perché spesso sentiamo di colleghe in pensione a 58 o 59 anni di età. Certamente non è una formula con condizioni serrate, anche se è presente il calcolo contributivo.

In sostanza, si perdono tutti gli anni della carriera lavorativa a cui normalmente andrebbe applicato il sistema retributivo o misto. In altre parole, le donne che optano per Opzione donna scelgono di abbracciare un assegno conteggiato con il sistema contributivo

Nel momento, in cui si decide di andare in pensione sfruttando le potenzialità della misura Opzione donna si è consapevoli che le dipendenti possono presentare l’istanza di pensionamento a 58 anni di età, mentre le autonome devono necessariamente presentare la stessa istanza a 59 anni. 

Intanto, resta per entrambe un’anzianità di 35 anni. Nello stesso tempo, va considerata la presenza delle finestre mobili con delle variazioni tra autonome e dipendenti. Ecco, spiegato il motivo per cui alle autonome spetta una decorrenza di 12 mesi che diventano 18 mesi per le autonome. 

Nel merito, va detto che, è importante considerare la data del 31 dicembre 2021, momento in cui le lavoratrici autonome o dipendenti devono aver maturato i requisiti di legge per l’accesso al pensionamento. 

Concludiamo, spendendo qualche parola in più sulla misura Opzione donna, ricordando alle lavoratrici che la misura permette di congelare i requisiti. Cosa significa? È possibile mantenere le stesse condizioni anche dopo il 31 dicembre 2021, se entro questa data sono stati perfezionati i requisiti. 

Per questo motivo, si consiglia laddove è possibile di restare al lavoro per accumulare una maggiore anzianità al fine di ricevere un assegno pensione rafforzato dal prolungamento dell’attività lavorativa. 

35 anni di contributi sono sufficienti per andare in pensione a 61 anni e sette mesi?

Esiste una categoria di lavoratori che sotto diversi aspetti gode di particolari agevolazioni previdenziali regolamentata dal decreto Legislativo n. 67/2011.

Infatti, è possibile sfruttare un’anzianità di 35 anni per andare il pensionamento per i lavoratori inquadrati nelle mansioni usuranti. Rientrano in questo quadro di agevolazioni anche i lavoratori notturni. 

In questo caso, si attiva un pensionamento con quota 97,6. Per questo motivo, sono sufficienti 61 anni e sette mesi di età anagrafica, oltre all’anzianità di 35 anni. 

Per i lavoratori notturni l’accesso alla pensione con 35 anni di anzianità è condizionato dalla presenza di almeno 78 notti annue. Invece, se vengono registrati 10 giorni annui, il periodo di riferimento da considerare passa da 72 a 77. Previsto un accrescimento di due anni, nell’ipotesi in cui il lavoro notturni venga registrato da 64 a 71 giornate. 

I lavoratori autonomi per accedere a queste disposizioni devono incrementare di un anno i requisiti. 

In questo contesto, è importante valutare diverse condizioni che potrebbe ridurre l’accesso al pensionamento agevolato. In sintesi, è necessario che l’attività di lavoro usurante o, ancora, quella a turni, sia registrata negli ultimi 7 anni rapporti su 10 anni di carriera lavorativa. E, ancora, se il lavoratore risulti inquadrato per la metà della carriera lavorativa con le mansioni usuranti. 

35 anni di contributi sono sufficienti per andare in pensione con il meccanismo dell’isopensione?

Appare chiaro che se l’azienda attiva il meccanismo dell’isopensione il lavoratore può anticipare l’uscita dal lavoro senza raggiungere l’età pensionabile e con dei requisiti nettamente migliori. In sostanza, da un lato troviamo un montante contributivo fissato in 35 anni previsto per il meccanismo isopensione, mentre l’altra faccia rappresenta la possibilità di ricevere un contributo economico fino al perfezionamento dei requisiti per la pensione ordinaria. 

Ecco, perché, si tratta di un meccanismo molto vantaggioso, ma altrettanto controllato.

Infatti, l’INPS prima di rilasciare il consenso all’azienda per l’adesione allo scivolo previdenziale verifica la presenza di tutti i requisiti necessari in cui l’impresa deve assolutamente rientrare.

A fronte di uno scivolo anche di sette anni, il lavoratore riceve la possibilità di accumulare l’anzianità attraverso il versamento dei contributi figurativi, collocarsi al riposo senza sfiancarsi per raggiungere i 67 anni, ricevere un assegno mensile fino al perfezionamento dei requisiti necessari per il passaggio al trattamento pensionistico ordinario secondo le disposizioni di legge. 

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