In pensione con 35 anni di contributi. Arriva l'ok dell'Inps

Arriva il via libera più importante: quello ufficiale dell'Inps. I lavoratori avranno la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi. Una bella notizia per quanti siano al lavoro in questi mesi molto difficili, strangolati dalla pandemia e da una crisi economica che sta mettendo in ginocchio molte aziende.

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Arriva il via libera più importante: quello ufficiale dell'Inps. I lavoratori avranno la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi. Una bella notizia per quanti siano al lavoro in questi mesi molto difficili, strangolati dalla pandemia e da una crisi economica che sta mettendo in ginocchio molte aziende. Ma quali sono le caratteristiche che devono essere in possesso dei lavoratori per poter andare in pensione con 35 anni di contributi? Ma soprattutto è necessario essere in possesso di altri requisti per poter uscire dal mondo del lavoro?

La strada per la pensione è in discesa anche per quanti abbiamo maturato 42 anni e 10 mesi di contributi se sono uomini o 41 anni se sono donne: in questo caso stiamo parlando dei cosiddetti lavoratori precoci, che al compimento dei 19 anni devono aver maturato almeno 12 mesi di contributi. Ci sono poi altre soluzioni, che permettono l'uscita anticipata dal mondo del lavoro, ma in questa sede preferiamo soffermarci sulle regole che sono state appena confermate direttamente dall'Inps.

In pensione con 35 anni di contributi!

Le lavoratrici donne hanno la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi al raggiungimento dell'età anagrafica 58 anni per le lavoratrici dipendenti o di 59 anni per le lavoratrici autonome. Stando a quanto riferisce direttamente il sito dell'Inps, per riuscire a perfezionare il requisito dell'età contributiva sono valutabili tutti i contributi, versati a qualsiasi titolo, nel corso della carriera professionale delle dirette interessate. I 35 anni di contributi devono essere calcolati, escludendo eventuali periodi di disoccupazione, malattia o prestazioni equivalenti.

Per poter accedere ad Opzione Donna, l'Inps sostiene inoltre che 

considerata la relazione di equivalenza che sussiste tra le indennità di disoccupazione ASpI e mini-ASpI e la previgente indennità di disoccupazione ordinaria, la contribuzione figurativa riconosciuta per i periodi di fruizione delle indennità di disoccupazione ASpI e mini-ASpI è utile ai fini del diritto e della misura della pensione anticipata, ma non anche ai fini del requisito dei 35 anni di contribuzione richiesto per il diritto alla pensione di anzianità.

L'Ape Sociale permette di andare in pensione avendo maturato almeno 36 anni di contributi. In questo caso è possibile ottenere la pensione in anticipo nel momento in cui si compiono 63 anni e cinque mesi. Sono richiesti 36 anni di contributi, ma per le lavoratrici donne che svolgono mansioni gravose possono ottenere l'Ape Sociale nel momento in cui maturino almeno 34 o 35 anni di contributi.

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Pensioni, il capitolo dei lavori gravosi!

Senza dubbio uno dei capitoli più importanti che andranno a modificare l'età per andare in pensione - arrivando ad abbassarla, ovviamente - è quello legato ai lavori gravosi. Attraverso la Legge 160 del 2019 è stata istituita la Commissione per i lavori gravosi, che, diventata operativa nel corso del mese di maggio 2021, ha concluso una prima tappa dei suoi lavori il 20 settembre 2021. La Commissione ha provveduto ad identificare qualcosa come 203 mansioni gravose, che a breve potrebbero entrare direttamente nella lista di quei lavori che danno la possibilità di accedere alla pensione anticipata a causa proprio la lavoro usurante di questi determinati lavori. Nell'elenco rientrano le colf, i bidelli, i tassisti e le badanti. Non sono stati dimenticati nemmeno i tranvieri ed i saldatori, solo per redigere un elenco non completo.

A presiedere la Commissione è stato Cesare Damiano, ex ministro. Ad oggi è stata redatta una lista che sarà sottoposta al giudizio ed al vaglio Governo. Sarà analizzata dai ministeri del Lavoro e dell'Economia e quindi arriverà direttamente in Parlamento. Questo immenso elenco di lavoratori usuranti darà la possibilità alle persone che li svolgono quotidianamenti di andare in pensione a 63 anni grazie all'Ape Sociale. A questa importante lista, la Commisisone è giunta ricalcolando gli indici statistici che sono stati forniti da Inail, Istat ed Inps, che vengono utilizzati per valutare la fatica fisica e psicosociale dei lavori che vengono svolti.

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Pensioni, le nuove categorie!

La Commisisone ha individuato 15 categorie a rischio, per un totale di 65 lavori. Si arriverebbe a aggiungerne 27 agli attuali: per il momento stiamo parlando solo e soltanto di un'aggiunta potenziale, che potrebbe portare a 203 mansioni, che registrano un indice combinato di malattie profesisonali ed infortuni sopra la media. Stiamo utilizzando il condizionale per una semplice ragione: questi lavori gravosi sono stati individuati dalla commissione, ma l'ultima parola spetta al Governo. Che potrebbe anche decidere di non introdurli tutti.

Se tutto dovesse andare come in molti sperano, le regole per andare in pensione potrebbero essere cambiate per almeno mezzo milione di lavoratori. Allargare l'elenco dei lavori gravosi comporta la possibilitò di ottenere l'assegno previdenziale al raggiungimento dei 63 anni con 36 di contributi. Si otterrebbe un assegno di 1.5000 euro fino al raggiungimento dell'età della pensione. Questa iniziativa sarebbe valida per quanti abbiano svolto delle mansioni ritenute gravose per almeno sei anni negli ultimi sette, o per almeno sette anni negli ultimi dieci.

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