Pensione 56 anni e 37 anni di contributi! Con questa legge da oggi puoi ottenerla anche tu

Chi può andare in pensione a 56 anni? Come andare in pensione con 37 anni di contributi? Come andare in pensione a 56 anni con 37 anni di contributi.

Come e quando si può andare in pensione a 56 anni con 37 anni di contributi? Non si tratta di estrapolare dal sistema previdenziale una formula pensionistica particolare. Ma, piuttosto, capire quali reali possibilità di pensionamento si possono sfruttare con 37 anni di 10 mesi contribuzione. Tenendo anche conto delle postille legate alla pensione di vecchiaia anticipata, tali da attivarsi a 56 anni per alcune categorie di lavoro. 

La risposta spesso è confinata nel mezzo, sebbene in tanti si aspettano di vedere spuntare nella riforma pensioni la misura Quota 41 senza vincoli per tutti i lavoratori, non è detto che questa opzione venga inserita nei provvedimenti urgenti.

Ad oggi, i lavoratori possono pensionarsi anticipando l’uscita di cinque anni utilizzando le disposizioni contenute nella Legge di Bilancio 2022. Alcuni lavoratori possono richiedere la pensione senza tener conto del requisito anagrafico. In questo caso, il trattamento economico previdenziale per cui si richiede l’accesso è disciplinato dalle norme applicate con la Riforma Fornero

Indispensabili 35 anni di contributi effettivi per l’accesso alla pensione anticipata ordinaria e Quota 41 precoci, vediamo come

L’INPS prende in considerazione coloro che vantano sulle spalle una lunga carriera lavorativa, per cui si comprende la necessità di capire quali sono i requisiti e le modalità di accesso alla formula Quota 41 ordinaria e del regime per i lavoratori precoci.

Anche se piace l’idea di andare in pensione senza dover tener conto dell’età anagrafica, esistono diversi criteri da rispettare.

L’INPS tiene conto dei coloro che richiedono l’accesso alla pensione anticipata ordinaria, se sono presenti alcune condizioni, tra cui:

  • il trattamento previdenziale viene riconosciuto agli uomini con complessivi 42 e 10 mesi di contribuzione;
  • il trattamento previdenziale viene riconosciuto alle donne con complessivi 41 anni e 10 mesi di contribuzione;
  • è necessario che nell’intero pacchetto contributivo, siano presenti 35 anni di contributi effettivi, esclusi i periodi legati a malattia o disoccupazione.

Non cambiano le regole per i precoci, che mantengono nel complesso i medesimi requisiti innanzi descritti, fatta eccezione per l’introduzione presenza di un periodo di un anno anche non continuativo registrato in conto contributivo prima dei 19 anni di età.

E, ancora, l’appartenenza alle categorie di tutela della legge n. 232/2016, comma 199, come: disoccupati, caregiver, invalidi al 74%, impiegati in attività gravose da un minimo di sette anni su 10 o 6 anni su sette.

Pensione 56 anni e 37 anni di contributi! Con questa legge da oggi puoi ottenerla anche tu

Il Governo italiano ha rinnovato la misura per le aziende con almeno 100 dipendenti di rinnovare i piani generazionali, favorendo quel ricambio indispensabile per alcune categorie di lavoro. Nello stesso modo, si permette l’uscita dal lavoro per i lavoratori anziani.

In un contesto semplice che consente di anticipare l’uscita dal lavoro anche di cinque anni, rispetto alle condizioni ordinarie che portano a 67 anni di età. L’azienda procede al ricambio generazionale assicurando la copertura figurativa ai lavoratori anziani.

Attraverso il contratto di espansione i lavoratori possono collocarsi in quiescenza a 56 anni di età, ma anche se si trovano nella condizione di aver maturato 37 anni e 10 mesi di contribuzione. La procedura va attivata previo accordo sindacale accompagnata dall’autorizzazione del Governo.

Inoltre, nei casi particolari, si può richiedere la pensione di vecchiaia anticipata, un trattamento economico favorito dalla presenza di condizioni d’invalidità contiene regole più morbide per una categoria di lavoratori.

La normativa prevede per le persone con disabilità la presenza di condizioni più vantaggiose per l’accesso al trattamento economico previdenziale ordinario. Per cui, le donne disabili possono tranquillamente andare in pensione a 56 anni con un montante contributivo di 37 anni, mentre gli uomini devono attendere i 61 anni di età.

Appare particolarmente interessante il montante contributivo di 37 anni, in quanto per la formula previdenziale in questione occorrono almeno 20 anni di contributi. In questo caso, un montante contributivo più alto aiuta a ottenere una pensione più consistente.

In pensione con 37 anni di contributi: quanto prenderò nel cedolino INPS

Gli aspetti che incidono fortemente sul calcolo della pensione sono diversi, in primo luogo la carriera lavorativa, ma soprattutto, capire se e quanto dei 37 annui di anzianità risulta maturata prima o anche successivamente il 1996.

Se la carriera lavorativa si è formata prima del 1996 o almeno risultano 18 anni in tale periodo, la pensione viene liquidata con il sistema retributivo e misto, di conseguenza si ottengono più soldi sull’assegno.

A titolo di esempio, se con 37 anni di contributi si perfeziona una retribuzione media annua lorda del valore di 25.000 euro, al raggiungimento di 67 anni il lavoratore ottiene una pensione del valore di 1.029 euro, una lieve discrepanza rispetto allo stipendio di 1.300 euro.

Se lievita la retribuzione media aumenta anche il valore dell’assegno, viceversa se tale valore si riduce porta in diminuzione la pensione.

A titolo di esempio, se la retribuzione media annua lorda corrisponde al valore di 20.000 euro, si ottiene un assegno pensione del valore di circa 830 euro mensili, contro una retribuzione di circa 1.100 euro.

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