Pensioni: occhio alla reversibilità! Chi rischia di perderla

Pensioni: occhio alla reversibilità! Chi rischia di perderla. Se i superstiti hanno un reddito superiore a 600 euro, possono perdere l'assegno!

Quando si parla di pensioni il tema è sempre molto insidioso e delicato. Si tratta di una materia dalle mille sfaccettature che bisogna conoscere molto approfonditamente non per quel che riguarda i tecnicismi in sé, quanto piuttosto, relativamente a tutte le questioni relative alle situazioni che fanno nascere oppure decadere dal diritto di ricevere un trattamento di natura previdenziale.

La pensione infatti, è sempre un diritto acquisito, ma per poterne beneficiare, è necessario che si rispettino determinate condizioni, in mancanza delle quali si può addirittura trovarsi nella spiacevole situazione che tale beneficio possa essere tolto.

È la spiacevole situazione, in effetti, in cui potrebbero venire a trovarsi alcuni dei titolari dell’assegno di reversibilità, che per il 2022, potrebbero incappare nel rischio di perdere questo beneficio.

Ma per quale motivo questo può accadere? È proprio la domanda alla quale risponderemo all’interno di questo articolo, pertanto mettetevi comodi e godetevi la lettura.

Iniziamo innanzitutto nel dire che cosa è una pensione di reversibilità, che tipo di trattamento previdenziale rappresenta, quando matura questo diritto e chi ne sono i beneficiari.

Pensioni i trattamenti ai superstiti

La pensione di reversibilità, detta anche pensione ai superstiti, è un trattamento che viene erogato ai familiari superstiti sia di un lavoratore che di un pensionato, che sia iscritto ad una cassa previdenziale Inps.

Ovviamente, è un trattamento le cui modalità di calcolo e di erogazione, sono sempre stabilite per legge, così come per legge, vengono definiti anche gli ammontari spettanti a ciascun coniuge superstite che abbia diritto al trattamento.

Nello specifico quando parliamo generalmente di reversibilità, ovvero pensione che viene erogata ai familiari superstiti, bisogna dire che possiamo distinguere due diversi tipi di trattamento a seconda che questi familiari siano superstiti di un assicurato o di un pensionato.

In dettaglio, si parla propriamente di pensione di reversibilità per indicare quella che viene erogata ai familiari di un pensionato iscritto all’Inps che al momento del decesso dunque, era già titolare di un trattamento previdenziale.

Si parla invece di pensione indiretta, quella che viene erogata ai familiari di un soggetto che al momento del decesso, non era ancora pensionato quindi, titolare di pensione diretta, perché non aveva effettuato il versamento degli anni contributivi necessari per entrare nella fase di quiescenza.

Vediamo quindi di capire nel dettaglio questa pensione di reversibilità.

Pensione di reversibilità: cos’è

La reversibilità è, abbiamo detto, un trattamento economico di natura previdenziale che viene pagato direttamente dall’Inps ai familiari o di un pensionato o di un assicurato.

Il suo calcolo verrà fatto dall’Istituto tenendo conto sempre di due aspetti che sono la composizione del nucleo familiare e il grado di parentela che lega questi superstiti all’assicurato o al pensionato defunto.

Abbiamo detto che ci sono due tipi di reversibilità, il primo la pensione di reversibilità vera e propria, cui si ha diritto quando il decesso riguarda un assicurato che già percepiva la pensione o la cui pensione era in corso di liquidazione.

Tuttavia accanto alla pensione di reversibilità, l’Inps prevede anche la pensione diretta che viene erogata quando a morire sia un assicurato, ancora in fase di attivo, che si trova in una di queste condizioni.

Il lavoratore che decede per poter lasciare una prestazione ai superstiti deve aver versato almeno 15 anni di contributi oppure 5 anni di contributi, tre dei quali devono essere versati nei cinque anni antecedenti la data del decesso.

Per chi fosse interessato, il video tratto dal canale Studio legale Terrenzio – YouTube, aiuta ad approfondire l’argomento.

Pensione di reversibilità: destinatari della prestazione

L’Inps stabilisce che possano ricevere pensione di reversibilità nell’ordine: il coniuge, i figli, i nipoti i genitori e a seguire i fratelli e le sorelle. Ovviamente, a seconda del soggetto che riceve la prestazione e dunque del grado di parentela, l’importo della pensione varia di conseguenza.

Analizziamo queste situazioni.

Pensione e reversibilità: coniuge superstite

Il coniuge superstite, sia esso marito o moglie ha sempre diritto alla reversibilità anche se non è a carico dell’assicurato che decede.

Il coniuge superstite non necessariamente deve essere ancora sposato, ma può essere anche separato o divorziato purché titolare dell’assegno divorzile e non abbia contratto nuove nozze.

Spetta altresì la reversibilità al coniuge legato al defunto dall’unione di fatto. Una situazione particolare disciplina il caso in cui il coniuge separato contragga nuove nozze.

In tal caso, la legge prevede che, anche in caso di nuove nozze, il coniuge superstite abbia diritto ad un assegno una tantum il cui ammontare corrisponde a due annualità, comprensive anche della tredicesima, della pensione che percepiva prima di contrarre il nuovo matrimonio.

Se invece è l’assicurato deceduto ad aver contratto il nuovo matrimonio, allora la quota di reversibilità spettante ai due coniugi superstiti, viene decisa dal Tribunale.

Pensioni e reversibilità: figli

Se nel nucleo ci sono poi dei figli, anche a questi al momento del decesso dell’assicurato o del pensionato, spetta la reversibilità, se però si tratta di minorenni.

Analogamente, ne hanno diritti tutti i figli che a prescindere dall’età siano inabili al lavoro e siano a carico del genitore che decede.

Se però nel nucleo ci sono figli studenti non lavoratori a carico del defunto, anche questi hanno diritto alla reversibilità. Spetta infatti ad essi l’assegno di reversibilità a fino a 21 anni, se stanno frequentando ancora le superiori oppure un corso professionale.

Il limite anagrafico per la reversibilità per i figli studenti si alza poi fino a 26 anni se questi frequentano un corso universitario.

In aggiunta, la legge stabilisce che hanno altresì diritto alla reversibilità tutti i figli, anche se maggiorenni, che però al momento del decesso del genitore lavorano ma percepiscono un reddito annuo inferiore all’importo che si ottiene aumentando del 30% il trattamento di minimo, ovviamente adeguandolo in modo corretto a tutta la durata del periodo lavorativo.

Ovviamente il trattamento non spetta solo ai figli naturali, ma anche alle altre situazioni espressamente previste dalla legge.

Pensione e reversibilità: nipoti, genitori, fratelli e sorelle

La legge prevede espressamente poi che a particolari condizioni, la pensione di reversibilità possa andare ai nipoti, ai genitori e ai fratelli e alle sorelle.

Nello specifico, va ai nipoti se sono minorenni e a carico del defunto, andrà ai genitori, in mancanza sia del coniuge che dei figli purché questi genitori, abbiano già compiuto 65 anni, siano a carico del deceduto e non siano titolari di altro trattamento pensionistico.

Spetta infine ai fratelli e alle sorelle in mancanza di coniugi, figli e genitori, se al momento del decesso, siano inabili la lavoro e a carico del lavoratore deceduto.

Pensione e reversibilità: come si calcola

Il diritto alla pensione di reversibilità scatto già a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si è avuto il decesso dell’assicurato o del pensionato.

Ovviamente, non si ha diritto all’intero importo, ma ad una percentuale dell’assegno di cui godeva il defunto, percentuale che varia a seconda della composizione del nucleo e del grado di parentela.

Nello specifico, l’assegno di reversibilità è pari al 60% se il nucleo superstite è formato solo dal coniuge, è pari all’80% se nel nucleo, oltre al coniuge, c’è anche il figlio.

L’importo della reversibilità sarà pari al 100% se nel nucleo ci sono il coniuge e due o più figli.

Ovviamente poi queste percentuali si abbassano progressivamente se il nucleo superstite è formato solo da figli, dai genitori, oppure da fratelli e/o sorelle.

Nello specifico, si parte dal valore più alto del 70% quando il nucleo è formato solo da un figlio, per arrivare ad una percentuale minima dell’assegno del 15%, quando il nucleo sia formato solo da un genitore o solo da un fratello o una sorella.

Bisogna ricordare che la pensione di reversibilità viene erogata solo dietro domanda che può essere fatta solo per via telematica, da sito dell’Inps.

Pensione e reversibilità: attenzione a chi potrebbe perderlo

Avendo descritto fino a questo punto che cosa è e a chi spetta l’assegno di reversibilità, evidenziamo ora un altro aspetto fondamentale relativo all’argomento in questione.

Bisogna prestare molta attenzione perché nel 2022, si possono verificare delle condizioni per cui alcune persone, possono perdere il diritto a ricevere quest’assegno di reversibilità

Ma chi sono quelli che rischiano, e per quali ragioni? Questo è quello che andiamo a specificare

La situazione è in fibrillazione perché sarà quest’anno l’anno in cui l’Inps avvierà tutti i controlli perché si verifichi l’esistenza, in capo a tutti i beneficiari degli assegni di reversibilità, dei giusti requisiti che diano il diritto alla fruizione dell’assegno.

Questo perché possono essere accaduti degli eventi nella vita dei beneficiari che possano aver modificato il diritto a ricevere questa prestazione.

Ad esempio si può avere già una riduzione dell’assegno di reversibilità nei casi in cui si abbia un reddito superiore al minimo di tre, quattro o cinque volte. Le percentuali di riduzione saranno allora del 25%, del 40% e del 50% rispettivamente.

Tuttavia, al di là di queste situazioni che possono portare alla riduzione dell’assegno, ci sono altre, invece, che fanno venir meno proprio il diritto a ricevere l’assegno stesso.

Pensione e reversibilità: perché possono perderla il coniuge e i figli

Abbiamo visto che se il nucleo superstite è formato solo dal coniuge, ad esso spetta una percentuale di reversibilità del 60%, che sale progressivamente fino ad arrivare al 100%, se poi nel nucleo oltre al coniuge ci sono due o più figli.

Nello specifico il coniuge, e lo abbiamo già detto in precedenza, perde il diritto a ricevere con regolarità l’assegno nei casi in cui contragga nuovo matrimonio.

In tale eventualità infatti, gli verrà erogato un importo una tantum pari a due annualità della pensione spettante in precedenza.

Se in questa situazione ci sono poi anche i figli e i figli percepivano già la pensione, ovviamente, la mancata erogazione al coniuge per effetto del nuovo matrimonio, porterà il ricalcolo dell’assegno in capo ai figli.

Tuttavia abbiamo visto che anche i figli possono perdere il diritto alla reversibilità. La prima causa, la più semplice, è il compimento del diciottesimo anno, tuttavia quest’età può essere prolungata e arrivare a 21 oppure a 26 anni se ci sono figli studenti.

Pensione e reversibilità: la situazione per i figli lavoratori

A partire da quest’anno poi, è stato stabilito che perda immediatamente l’assegno di reversibilità, colui che percepisce un reddito mensile superiore a 600€.

In modo molto più dettagliato, l’ente ha specificato nella sua circolare n.335 del 1995, che si sospende con effetto immediato o si revoca con effetto immediato, il diritto agli assegni di reversibilità se il beneficiario supera determinate soglie di reddito.

Per il 2022 tale soglia di reddito è posta pari a 670,25 euro mensili, che corrisponde all’ammontare del trattamento di minimo stabilito dal Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti, aumentato del 30%.

Questa situazione potrebbe dunque verificarsi per tutti quei figli all’inizio fiscalmente a carico del genitore defunto e che percepiscono quindi, assegni di reversibilità, ma che successivamente trovano un impiego o danno vita ad una propria attività.

L’Inps in questo caso, non andrà più a pagare l’assegno di reversibilità se lo stipendio mensile percepito da questo soggetto, è superiore a questo importo minimo di riferimento.

In tale eventualità, quindi, l’assegno di reversibilità per i figli superstiti dell’assicurato o del pensionato, verrà di fatto, immediatamente revocato.

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