La legge Fornero del 2012 è stata una delle leggi più odiate dagli italiani. L'allungamento del periodo per andare in pensione, sia con i contributi che con l'età anagrafica, non è stata digerita. Neanche dall'allora ex ministro del Lavoro, che ricorderete scoppiò in lacrime. Ma la stessa legge introduceva l'isopensione, cioè andare in pensione con 4 anni di anticipo, sui contributi o sull'età anagrafica. La legge di bilancio 2021 ha prorogato fino al 2023 la possibilità di approfittare dell'isopensione, confermando il maxi scivolo di 7 anni per i lavoratori dipendenti del settore privato. Cosa ci aspetta con il nuovo governo Draghi?
Riforma Fornero: cosa è l'isopensione
La legge Fornero dal 2012 permette ai lavoratori del settore privato, dipendenti, di poter anticipare i requisiti della pensione, sia di anzianità che vecchiaia, sfruttando uno scivolo di 4 anni per andare in pensione prima. Il dipendente che vuole lasciare il lavoro, potrà ricevere dal proprio datore di lavoro, un assegno di importo equivalente alla pensione (l'assegno prende il nome di isopensione) per l'intero periodo di esodo, sino al perfezionamento dei requisiti per il pensionamento. Sono a carico del datore di lavoro tutti gli oneri. I 4 anni di scivolo sono stati allungati a 7 anni. Il termine che scadeva il 1 gennaio 2021, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2023. Il maxi scivolo è stato confermato dalla legge di bilancio 2021 (art. 1 comma 345). L'Inps ha dato comunicazione con messaggio n. 227/2021, illustrando le novità della legge di bilancio, che può essere usufruita da chi ha i requisiti per la pensione anticipata (41 anni e 10 mesi di contributi le donne; 42 anni e 10 mesi di contributi gli uomini) oppure per la pensione di vecchiaia (67 anni e 20 anni di contributi). Non sapendo cosa riserverà il Governo Draghi, meglio beneficiare di questa proroga.
Lo strumento, invece, non può essere finalizzato all'erogazione della pensione con quota 100.
Riforma pensione Fornero: cosa cambia
La riforma Fornero nacque in un panorama economico di profonda difficoltà: una crisi dei mercati, in pieno periodo di speculazione finanziaria. Uno spread alle stelle, con il Governo Monti chiamato appositamente per attuare una politica di spending review. La stessa Commissione Europea chiedeva interventi duri sul fronte del sistema delle pensioni che nel lungo periodo non avrebbe più retto. Una necessaria cura dimagrante per riportare in equilibrio la spesa pensionistica a discapito dell'equilibrio generazionale. Oggi con il governo guidato da Mario Draghi, le condizioni sono diverse. Spread ai minimi dal 2015. Non c'è una necessità di spending review, ma di come invece utilizzare il bazooka di denaro che arriverà con il recovery fund. La conclusione è che non si vede, al momento, un'opportunità per il governo di dover intervenire sul fronte delle pensioni, anche se l'impronta europeista dell'esecutivo potrebbe far proprendere a dover rispettare i diktat dell'UE sulle pensioni. L'impressione è che si darà piena attuazione alla legge Fornero. Ma è ancora presto per fare pronostici.
A chi spetta la pensione anticipata con 35 anni
Uno dei capisaldi che Mario Draghi ha in testa, è quello di dare un futuro ai giovani. Sono state le parole dette non appena aveva ricevuto l'incarico dal presidente Sergio Mattarella. Ma non si può pensare al futuro dei giovani se non si interviene sul ricambio generazionale al lavoro. Ci pensa propro l'isopnsione che, nel settore privato, e per aziende con oltre 15 dipendenti, offre una prestazione di accompagnamento alla pensione. Il dipendente di un'azienda privata, con un contratto a tempo indeterminato che matura i requisiti di contribuzione o di età anagrafica entro 4 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro, può andare prima in pensione. Lo scivolo dei quattro anni è stato portato a sette anni con la legge 205/2017 nel triennio 2018-2020. Un emendamento alla legge di bilancio 2021 ha prorogato questo scivolo fino a dicembre 2023.
Come spiega l'Inps, già nel 2021 si potrà andare in pensione se quest'anno il dipendente cha ha i requisiti raggiunge 60 anni di età anagrafica, oppure 35 anni di contributi. Nel primo caso ci sarà l'accesso alla pensione di vecchiaia, nel secondo caso alla pensione di anzianità anticipata. Ai fini del perfezionamento dei requisiti contributivi per il diritto alla prestazione sono utili anche i periodi contributivi maturati all’estero in Paesi ai quali si applica la regolamentazione comunitaria in materia di sicurezza sociale (Stati UE, Svizzera e Paesi SEE) e in Paesi legati all’Italia da convenzioni bilaterali. Sono esclusi gli apprendesti, mentre possono rientrare i dirigenti ed i lavoranti a domicilio. Cosa significa andare in pensione con 35 anni di contribuzione?
Come funziona la pensione anticipata con scivolo
La parola scivolo evoca il meccanismo dell'isopensione. Se al termine dello scivolo sono richiesti 67 anni di età (con 20 di contributi), con 7 anni abbuonati, chi nel 2021 compie 60 anni può richiedere di andare in pensione anticipata. Lo stesso meccanismo vale per la pensione di anzianità. Se chi nel 2021 ha 35 anni di contribuzione (34 anni per le donne), sfruttando lo scivolo dei 7 anni, può fare domanda per andare in pensione anticipata. Questo sistema sarà concesso fino al 2023, con ultima finestra novembre di quell'anno.
Questi sono i requisiti per la pensione anticipata
Il lavoratore deve essere un dipendente assunto con contratto a tempo indeterminato. L'azienda deve impiegare mediamente più di 15 dipendenti. Inoltre ci deve essere un accordo sindacale avente per oggetto esodi resosi necessari per poter ristrutturare l'azienda o riorganizzarla: in altri termini in caso di eccedenza del personale, il datore di lavoro, in presenza di accordo sindacale consente al lavoratore che ha i requisiti di contribuzione o anagrafico di andare in pensione fino a 7 anni di anticipo.
Possono richiedere di accedere all'isopensione anche i dirigenti risultati in esubero nell’ambito di un processo di riduzione di personale conclusosi con un accordo firmato da un’associazione sindacale stipulante il contratto collettivo di lavoro della categoria.
Pensione anticipata: obblighi dell'azienda
Negli anni di scivolo il datore di lavoro paga il lavoratore mensilmente fino alla data di pensionamento, mediante il versamento di un assegno di accompagnamento alla pensione. Oltre all'assegno, il datore di lavoro deve versare anche la relativa copertura contributiva (cioè la contribuzione correlata), utile a garantire ai lavoratori la copertura pensionistica fino al raggiungimento del diritto all'assegno di quiescenza definitivo. Al fine di garantire il costante pagamento, all'azienda è richiesto di rilasciare una fidejussione bancaria a garanzia della solvibilità. Nel caso in cui però il versamento di quanto spetta al lavoratore avviene in un'unica soluzione, non c'è alcuna necessità di prestare garanzia, ma dovrà sostenere l’eventuale maggiore costo della prestazione risultante in sede di liquidazione definitiva della stessa.
Pensione anticipata negata senza accordo sindacale
In momenti di crisi economica come quell'attuale, in cui molte aziende potrebbe richiedere una procedura di mobilità o esubero, per poter "sopravvivere", l'isopensione può essere un'opportunità per alleggerire il costo del lavoro ma anche centrare un duplice obiettivo: avviare alla pensione chi ha già lavorato gran parte della sua vita e permettere in fase di ripresa dell'azienda di assumere giovani. Per poter procedere con le operazioni di isopensione, uno dei requisiti da rispettare è quello di un accordo scritto e sottoscritto tra azienda e sindacati, tra quelli più rappresentativi a livello aziendale, in cui si definiscono le condizioni ed i termini per la gestione degli esuberi. Il lavoratore che è eleggibile alla pensione anticipata non è obbligato ad accettare l'accordo che non è vincolante. Spesso però le aziende al fine di portare a termine l'operazione di ristrutturazione incentivano l'accompagnamento alla pensione. Nell'accordo devono essere previsti la situazione di eccedenza del personale, l’indicazione del numero dei lavoratori risultanti in esubero ed il termine entro il quale il programma di esodo deve concludersi.
L'importo dell'assegno della pensione anticipata
Andare in pensione prima, significa percepire l'importo mensile che il lavoratore percepirà in via teorica al momento di cessazione del rapporto di lavoro per effetto del raggiungimento dei requisiti di pensionamento. Il lavoratore quindi beneficia per 7 anni dell'assegno pensionistico, esclusa la contribuzione correlata che il datore di lavoro si impegna a versare per il periodo di esodo.
Il lavoratore percepisce l'assegno per 13 mensilità. Il lavoratore potrà riceverla come tutte le prestazioni INPS, recandosi agli sportelli dell'ufficio postale della propria città di residenza, oppure farsela accreditare sul proprio conto corrente o postale. L'assegno pensionistico fa reddito, quindi è soggetto a tassazione ordinaria Irpef, in base allo scaglione in cui ricade l'importo della pensione. Su questo assegno non matura l'assegno per il nucleo famigliare e non è reversibile.
Come richiedere la pensione anticipata
Quello che il lavoratore deve fare è comunicare al proprio datore di lavoro la volontà di accedere alla pensione anticipata. Il datore di lavoro contatterà l'Inps per avviare l'iter. Per l’accesso alla prestazione il datore di lavoro preliminarmente presenta alla sede Inps presso la quale assolve i propri obblighi contributivi apposita richiesta di accesso utilizzando il modulo SC77 con il programma annuale di esodo contenente l’elenco dei lavoratori interessati e il relativo accordo aziendale. Non appena il datore di lavoro riceve conferma dell'accettazione della fidejussione a garanzia della solvibilità dei suoi obblighi, può presentare alla stessa sede dell'Inps le domande di prestazione anticipata per ogni lavoratore che ha aderito.
La domanda deve essere sottoscritta dal lavoratore. Le modalità di gestione della prestazione di esodo sono illustrate nella circolare n. 119/2013 (prestazione a favore dei lavoratori iscritti alle gestioni pensionistiche private).