Pensioni INPS: si salvi chi può! Uscite da prendere al volo!

Il protrarsi dell’emergenza sanitaria ha messo in secondo piano il tema della riforma delle pensioni INPS. Eppure, alla fine del 2021 mancano soltanto 8 mesi, e per ora abbiamo a disposizione esclusivamente opinioni e ipotesi di possibili scenari che non creano altro che confusione e false illusioni. Le uniche certezze, le possiamo leggere dal sito web INPS. Qui facciamo una sintesi delle uscite pensionistiche ancora possibili.

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A proposito delle pensioni leggiamo da almeno due anni fiumi di parole. La necessità di una riforma pensionistica si fa sempre più pressante. Il 31 dicembre 2021 è ormai in vista, ma l’emergenza sanitaria ha rallentato pesantemente lo studio e le contrattazioni fra Governo e Sindacati.

In questo apparente silenzio istituzionale, di tanto in tanto si eleva una voce, un’opinione, o soltanto un’ipotesi di riforma pensionistica che potrebbe adattarsi al 1° gennaio 2022, e fare fronte al temibile scalone dei 5 anni, quando Quota 100 esaurirà la propria missione.

Ne è un esempio la proposta del Presidente di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, che alcuni giorni fa dalle pagine del Corriere della Sera ha tratteggiato un possibile futuro pensionistico.  Un’ipotesi di Quota 102 che fra l’altro era già stata proposta alcuni mesi fa. Dall’archeologia giornalistica traiamo questo articolo che in gran parte anticipa quanto letto in questi giorni.

Tuttavia, ciò che possiamo leggere, almeno per ora, non sono altro che possibili scenari, il cui rimbalzo da una pagina all’altra dei quotidiani, tratteggia un torbido futuro per i lavoratori prossimi (forse) ad accedere alla pensione, e apporta ulteriore confusione oltre a quella che già regna.

In questo teatro fumoso e ipotetico, cosa conosciamo allora con certezza? L’INPS ci propone una serie di possibili uscite dal mondo del lavoro, che almeno fino al termine del 2021 sono garantite. Alcune di queste sono state oggetto di recenti aggiornamenti, altre di proroghe, in quanto il loro periodo sperimentale era nel frattempo terminato. Altre, invece, sono vecchie conoscenze per i lavoratori, come la pensione di vecchiaia tradizionale.

Pensione INPS di vecchiaia

Fra tutte le tipologie di prestazioni pensionistiche, la pensione di vecchiaia è forse quella che richiede meno descrizioni.

L’età minima di accesso alla pensione, per il biennio 2021-2022, e per tutte le categorie, è fissata a 67 anni. Al requisito anagrafico si aggiunge il requisito contributivo, fissato a 20 anni, ottenibile sia con contributi lavorativi che con quelli versati per riscatti di laurea, contribuzione figurativa correlata alla NASpI, maternità e accrediti gratuiti del servizio militare.

L’erogazione è a beneficio dei lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all'Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), e agli iscritti alla Gestione Separata.

Per la pensione di vecchiaia non è prevista la finestra mobile. Il trattamento viene erogato dal primo giorno successivo a quello in cui il lavoratore ha raggiunto l’età anagrafica richiesta.

Pensione INPS anticipata

Il trattamento INPS anticipato prescinde dal requisito anagrafico. Il conseguimento dell’assegno pensionistico si raggiunge prima di avere compiuto l’età della pensione di vecchiaia (67 anni), qualora sia maturato un determinato requisito contributivo che per gli uomini è fissato a 42 anni e 10 mesi, per le donne, invece, a 41 anni e 10 mesi.

I lavoratori destinatari sono gli stessi che possono accedere alla pensione di vecchiaia. A differenza di quest’ultima, però, l’erogazione del trattamento pensionistico avviene solo dopo 3 mesi dal conseguimento del requisito di accesso.

Ape Social INPS

Insieme all’Opzione Donna, è stata una misura sperimentale prorogata dal Governo Conte per tutto il 2021.

È un’indennità di natura assistenziale a carico dello Stato, erogata a domanda dall’INPS, in  favore di lavoratori che abbiano compiuto almeno 63 anni e non siano già titolari di pensione diretta. Altro requisito richiesto è lo stato di bisogno che si configura in uno dei quattro profili di tutela: invalidità di almeno il 74%, disoccupazione, caregivers, occupazione in una o più delle mansioni cosiddette gravose.

L’Ape Social va intesa come un anticipo pensionistico corrisposto dall’INPS fino al raggiungimento dell’età pensionabile, o in alternativa al conseguimento del trattamento pensionistico anticipato.

APE Volontario INPS

L’Ape Social, trattamento economico a carico dello Stato, non va confuso con l’APE Volontario. Quest’ultimo è un prestito commisurato e garantito dalla pensione di vecchiaia, erogato dalla banca in 12 mensilità, che il beneficiario otterrà alla maturazione del requisito anagrafico, 63 anni, e contributivo, 20 anni.

Possono accedere i lavoratori dipendenti pubblici e privati, gli autonomi e gli iscritti alla Gestione separata. Sono esclusi i liberi professionisti iscritti alle casse professionali.

Si tratta dunque di un prestito erogato da soggetti finanziatori per un minimo di 6 mesi, e fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia.

Raggiunta quest’ultima, il prestito sarà restituito in 240 rate, in un periodo di 20 anni mediante una trattenuta effettuata dall’INPS all’atto del pagamento di ogni mensilità pensionistica.

Pensione INPS per lavoratori precoci

Strettamente connessa alla misure appena viste di pensione anticipata, il beneficio per lavoratori si rivolge ai soggetti cosiddetti precoci che abbiano svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del compimento dei 19 anni di età.

Per loro, sia uomini che donne, indipendentemente dall’età anagrafica, sono richiesti 41 anni contributivi e l’appartenenza alle 4 categorie meritevoli di tutela: disoccupati, caregivers, invalidi almeno al 74% e addetti a lavori gravosi.

In presenza dei tre requisiti, il lavoratore può accedere alla pensione anticipata, maturando il diritto al trattamento decorsi 3 mesi dalla maturazione dei 41 anni contributivi. Da qui l'espressione Quota 41.

L’Opzione Donna INPS

Altra misura sperimentale prorogata dal precedente esecutivo, fino a tutto il 2021. 

Il beneficio si rivolge a lavoratrici iscritte all’AGO e ai fondi esclusivi o a questa associati. Offre loro l’accesso alla pensione di vecchiaia con requisiti anagrafici più favorevoli, a condizione di optare per il sistema di calcolo contributivo della pensione.

Le donne lavoratrici possono accedere all’Opzione Donna se entro il 2020 hanno compiuto i 58 anni di età (59 per lavoratrici autonome) e maturato 35 anni contributivi. 

La finestra mobile per le donne che optano per questo trattamento pensionistico è davvero ampia. La pensione avrà decorrenza dal 12° mese dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici autonome, dal 18° per le autonome.

In pensione INPS con Quota 97,6 per lavori usuranti

Quota 97,6 è un’opportunità di pensionamento non molto conosciuta, che si rivolge ai lavoratori dipendenti del pubblico e del privato, occupati in mansioni particolarmente faticose e pesanti.

Con l’espressione ‘lavori usuranti’, la normativa fa riferimento ad es. alle attività svolte in galleria, in spazi ristretti, con esposizione alle alte temperature, alle mansioni svolte su turni e sulla linea a catena, ai lavori notturni, ecc. 

La categoria ‘lavoro usurante’ non va dunque confusa con quella di ‘lavoro gravoso’, vista in occasione dell’APE Social e Quota 41.

Cosa prevede il trattamento INPS? Prevede un accesso anticipato al pensionamento per i lavoratori dipendenti con un’età minima di 61 anni e 7 mesi, e una contribuzione minima di 35 anni. Come ulteriore requisito, è richiesto che le attività usuranti siano state svolte per la metà della vita lavorativa, o per almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera.

Per i lavoratori notturni, che svolgono le proprie mansioni per tutto l’anno fra le ore 24 e le 5 sono previsti ulteriori requisiti specifici, reperibili da questa pagina del sito web INPS.

In pensione a 60 anni con l’Isopensione

L’Isopensione è un trattamento che si discosta dai precedenti in quanto prevede un accordo fra azienda e dipendente, volto a anticipare la risoluzione del contratto di lavoro.

Si tratta di una misura applicabile alle aziende con un organico superiore a 15 dipendenti e che abbiano siglato un accordo di esodo con i Sindacati di categoria.

Anche questa è una misura sperimentale, che la Legge di Bilancio 2021 ha prorogato a tutto il 2023, estendendo l’anticipo pensionistico a 7 anni, dai 4 di partenza.

Se teniamo in considerazione che per questo biennio, l’età pensionistica è fissata a 67 anni, il lavoratore che ha trovato il giusto accordo con il proprio datore può accedere all’Isopensione già a 60 anni.

Lo scivolo pensionistico con il contratto di espansione

Introdotto dal Decreto Crescita (DL  n. 34/2019), il contratto di espansione nasce con l’intento di agevolare una staffetta generazionale all’interno delle aziende, capace di avvicinare al lavoro i giovani con competenze più vicine alle nuove esigenze del mercato, e al contempo accompagnare al pensionamento i lavoratori che non risultano più proficuamente occupabili.

L’azienda, la cui soglia dei 250 dipendenti è stata fissata dalla Manovra Finanziaria 2021, si impegna a riconoscere un’indennità mensile, di esodo, eventualmente anche comprensiva dell’indennità NASpI, per l’intero periodo fino al raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia.

Il lavoratore, oltre a dare il proprio consenso in forma scritta al piano, deve trovarsi a non più di 5 anni dal conseguimento del diritto alla pensione (sia di vecchiaia che anticipata).

In pensione INPS con Quota 100

Concludiamo questo breve excursus pensionistico con la regina delle discordie sul tema: la Quota 100

Fortemente voluta da Salvini, esosa, invisa all’UE, fonte di infinite disquisizioni, incapace di tenere il passo delle stesse aspettative alimentate alla sua nascita, la madre dello scalone che attende i lavoratori a fine 2021, Quota 100 si centra con 62 anni di età e 38 di contributi.

Le penalizzazioni di fatto rappresentano più una questione tecnica di calcolo che ricadute economiche per l’ex lavoratore. Effettivamente, Quota 100 prevede la perdita del montante contributivo e una relativa pensione di importo minore a seguito ai minori contributi versati. Il tutto però è compensato dal fatto che si percepisce l’assegno per un numero maggiore di anni.

Insomma, Quota 100 non è un obbligo, ma una possibilità per il lavoratore. Gli scenari, soprattutto se inscritti nella filosofia di tendenza della ‘Quota’, sono variegati e lo saranno sempre più a mano a mano ci avvicineremo alla fine del 2021.

Fra Quota 100 e la pensione di anzianità INPS ci sono 5 anni, che per un grande numero di lavoratori possono fare la differenza. Per ora, questo intervallo temporale è colmato esclusivamente da chiacchiere e opinioni.

Starà nelle capacità di resilienza del lavoratore optare per una delle certezze viste poco sopra (se possiede i requisiti) oppure attendere la nuova Riforma delle pensioni INPS.