Pensione anticipata o contributiva pura: cosa cambia e per chi, differenze e dettagli INPS

Cosa si intende per pensione anticipata contributiva? Quali sono i requisiti per andare in pensione anticipata? Quali sono i contributi puri?

Le due formule previdenziali permettono l’uscita dal lavoro a 64 anni, ma con quali differenze? Ecco gli ultimi aggiornamenti INPS.

Cosa significa pensione anticipata Quota 102? Una misura nata con l’esaurimento di Quota 100, che consente di lasciare il posto di lavoro per collocarsi in quiescenza a 64 anni di età. Non vi sono limiti o paletti, tuttavia esiste una condizione contributiva da rispettare, ovvero 38 anni di versamenti.

La misura Quota 102 resterà in vigore fino al 31 dicembre 2022 (salvo ulteriori modifiche). Un metodo previdenziale introdotto per garantire l’adesione a un progetto pensionistico anticipato alle persone che hanno iniziato a maturare una contribuzione utile ai fini previdenziali dal 1° gennaio 1996.

I contributivi puri come salvataggio dalla pensione di vecchiaia? Si tratta dell’applicazione delle regole normative introdotte con la legge Fornero. Nei contributivi puri rientrano tutti i cittadini che hanno iniziato ad accumulare una contribuzione dopo il 31 dicembre 1995.

Pensione anticipata o contributiva pura: cosa cambia e per chi, differenze e dettagli INPS

Con il calcolo della pensione attraverso il sistema misto vengono rispettati i requisiti ordinari per la pensione di vecchiaia. Ciò significa che, i lavoratori possono rispettare l’accesso alla pensione a 67 anni di età, se soddisfano la contribuzione di 20 anni.

Per i contributivi puri vengono agganciate regole previdenziale diverse, questo perché, con l’introduzione della riforma Fornero era palesata l’idea di una soluzione per non dover attendere necessariamente i 67 anni di età prima di collocarsi a riposo. Però, alla fine si è dimostrata nell’ennesima pia illusione di una diversità in regole rigide. 

Nel merito, appare in chiaro la presenza del valore dell’assegno pensione. Infatti, in questo caso la normativa per i contributivi puri prevede un importo che non scenda sotto 2,8 volte il trattamento minimo vitae.

Una circostanza che porta a ridurre l’assegno a 1,5 volte, mantenendo inalterati i requisiti per la pensione di vecchiaia. Mentre, se non si soddisfano tali condizioni, ma si possiede solo cinque anni di contributi si resta al lavoro fino al raggiungimento dei 71 anni di età.

Oltre tutto, capire l’importo pensione dei contributi puri non è semplice. Il rapporto tra contribuzione e assegno è uno degli elementi determinanti, senza tralasciare l’applicazione del coefficiente di trasformazione.

A titolo di esempio, 64 anni con 20 anni di versamenti  i contributivi puri ricevono un cedolino da 1.288,78 euro mensili. Però, questa considerazione è il frutto di un sostanzioso apporto contributivo.

Innanzitutto, bisogna considerare due elementi, il primo porta al coefficiente di trasformazione nella misura al 5,06%. L’altro valore è il montante contributi che dovrebbe attestarsi su 331.000, ovvero una remunerazione mensile mediamente di 4.000 euro mensili.

La misura anticipata sperimentale Quota 100 si è esaurita il 31 dicembre 2021. Un meccanismo previdenziale anticipato che ha permesso a tanti lavoratori di collocarsi in riposo a 62 anni.

Come contropartita la sola presenza di un montante contributivo non più alto di 38 anni. La normativa vigente permette l’uscita anticipata con Quota 100 solo con il meccanismo della cristallizzazione della pensione, ovvero solo in favore di coloro che hanno maturato i requisiti entro e non oltre la data di scadenza della misura.

Al momento, le persone che intendono avvalersi di uno strumento anticipato flessibile devono allacciarsi alla misura Quota 102.

Una misura introdotta dal Governo italiano, per attenuare lo scalone lasciato vacante da Quota 100, ovvero i cinque anni di tempo compresi da 62 a 67 anni.

Ecco, perché, uscire a 67 anni non fa più paura, tanto che in molti non prendono più in considerazione la possibilità di uscita anticipata a 64 anni.

La differenza è semplice, uscendo prima si riduce il valore dell’assegno di tre anni per l’effetto dell’anticipo, per cui in tanti restano collocati sul posto di lavoro

Per questo motivo, sul fronte pensioni si attendono decisamente tempi migliori.

Il Governo Draghi non è mai apparso propenso al rinnovo della misura Quota 102 anche per il 2023, più orientato a mantenere la formula dei contributivi puri, anzi a estenderla al quadro generale con qualche aggiusto.

L’intento dell’Esecutivo era orientato alla fine della pensione anticipata Quota 102 al 31 dicembre 2022, senza nessun intervento suppletivo di differimento, né tantomeno, dell’ingresso di una nuova misura.

Prima si tendeva a trovare soluzioni previdenziali tali da non impattare sui conti pubblici, oggi in vista delle nuove elezioni il vento è cambiato. Sicuramente, saranno introdotto nuovi cambiamenti, dunque, nuove possibilità di uscita anticipata flessibile.

Non si esclude un ritorno all’uscita anticipata a 62 anni di età. Un intervento che garantirebbe l’opzione di scelta al lavoratore, proprio in considerazione che l’età pensionabile è strettamente legata all’indice ISTAT sulla speranza di vita degli italiani, oggi bloccata.

Nel momento, in cui le lancette dell’orologio continueranno a scivolare andare in pensione per la nuova generazione sarà molto difficile.

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