Pensione anticipata, conviene uscire prima dal lavoro? Ecco tutte le risposte in merito

Pensione anticipata, conviene usufruire dell’uscita anticipata da lavoro? Ecco tutte le risposte in merito e le alternative possibili praticabili.

La Legge Fornero resta ancora in vigore per tutto il 2023. E se la riforma delle pensioni tarda ad arrivare, diverse sono le alternative che permettono di andare in pensione in maniera anticipata evitando di aspettare i 67 anni. Ma è conveniente? Ecco tutte le risposte a riguardo.

A delineate le possibili soluzioni alternative di uscita anticipata da lavoro, ci ha pensato la Legge di bilancio 2023. Coloro che voglio uscire da lavoro prima dei 67 anni di età stabiliti dalla legge Fornero  possono ricorrere a varie possibilità.

Si calcola che circa 64 mila lavoratori potrebbero richiedere l’uscita anticipata da lavoro ricorrendo alle misure “ponte” previste dalla legge finanziaria.

Di questi molti ricorreranno a Quota 103, altri 20 mila all’Ape sociale ed Opzione donna sarà scelta invece da circa 2.900 lavoratrici.

Numerose perciò le possibilità offerte dalle leggi attualmente in vigore. Ma è veramente cosi conveniente uscire da lavoro in maniera anticipata? Vediamolo insieme.

Pensione anticipata, conviene uscire prima dal lavoro? Ecco tutte le risposte in merito

Lo sappiamo che la Legge Fornero così com’è non piace al governo Meloni. Ma è altrettanto vero che al momento il governo non ha messo mano al sistema pensionistico italiano, anche se numerose sono le misure ponte introdotte e riconfermate dalla legge finanziaria 2023.

Tra le alternative attualmente in vigore troviamo Quota 103, Quota 100 e 102, Ape sociale, Opzione Donna e molte altre.

Tutte le strade percorribili hanno specifici requisiti da rispettare ed è evidente come l’uscita da lavoro in maniera anticipata prevede la corresponsione di un assegno pensionistico più basso: più si rimane a lavoro più si riceve di pensione.

Questo perché il calcolo dell’assegno viene fatto in relazione al montante contributivo, ossia il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni in cui ha lavorato.

Una delle novità che permette di uscire dal lavoro in maniera anticipata è Quota 103. Questa opzione permette di lasciare il lavoro con 62 anni d’età e 41 anni di contributi.

Ma conviene accedere a quota 103? Per rispondere al quesito occorre considerare una serie di regole stabilite in sede di applicazione dell’opzione.

Per prima cosa l’importo lordo dell’assegno pensionistico non può superare di cinque volte il trattamento minimo previsto dall’Inps, circa 2.800 euro lordi, fino a quando raggiungerà l’età anagrafica per accedere alla pensione di vecchiaia, cioè 67 anni.

Accedere a Quota 103 non conviene a chi percepirebbe una pensione superiore ai 2.800 euro, e che quindi al momento gode di uno stipendio alto.

Inoltre attendendo qualche mese, si potrebbe accedere alla pensione anticipata ordinaria prevista dalla legge Fornero.

Con tale opzione si potrà uscire da lavoro solo grazie ai requisiti contributivi e sarà utilizzabile fino al 31 dicembre 2026.

Le donne potranno usufruirne con 41 anni e 10 mesi di contributi versati, gli uomini con 42 anni e 10 mesi. Come si può facilmente verificare si prescinde dall’età anagrafica.

Pensione anticipata, ecco i requisiti da considerare

Per coloro che sanno già che l’importo dell’assegno pensionistico è più alto rispetto all’importo massimo previsto da quota 103, conviene restare a lavoro ancora per un po’.

Gli altri dovrebbero considerare elementi personali quali i risparmi, sopportare stress lavorativo.

Inoltre va detto che qualora si opti per Quota 103 non è più possibile lavorare o per essere più precisi si può lavorare in maniera autonoma ed occasionale non superando il limite annuo di 5.000 euro.

E questo limite la differenzia della pensione anticipata ordinaria che non impone nessun paletto in tema di lavoro.

Pensione anticipata, c’è anche l’ex Bonus Maroni

Pur avendo raggiunto i requisiti per accedere a Quota 103, l’ultima manovra finanziaria del 2023 ha ripescato l’ex “bonus Maroni”.

Si tratta di un incentivo per restare a lavoro pur avendo i requisiti per accedere al pensionamento anticipato.

Tale bonus viene versato dal datore di lavoro direttamente in busta paga senza passare per l’INPS aumentando lo stipendio. Il lavoratore rinuncia all’accredito dei contributi per l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti.

Tale discorso vale per i lavoratori dipendenti e non per i lavoratori autonomi per i quali non è previsto nulla di simile.

Achiropita Cicala
Achiropita Cicala
Collaboratore giornalistico, classe 1985.Ho una laurea magistrale in Economia Applicata, conseguita presso l'Università degli Studi della Calabria. A percorso universitario ultimato, ho approfondito sul campo le competenze acquisite in Finanza e Statistica presso alcuni studi commerciali. Attualmente, collaboro con diverse testate giornalistiche online per le quali scrivo, con flessibilità, di argomenti che spaziano dall'economia alla politica, dal mondo della scuola a quello dell'amministrazione pubblica. Passioni? La scrittura in primis, la grafica in secundis!
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