Pensioni: quando l’INPS attiva il tre per due sui contributi? Pazzesca sorpresa per pochi

Quanto vale di più ogni anno di contributi? Quando l'INPS valuta 18 anni di contributi come 20? Il sistema per raggiungere la pensione se manca poco.

Chi ottiene un vantaggio contributivo per andare in pensione? Quando l’INPS su due anni di contributi versati attribuisce un valore più alto. Tanti lavoratori spesso si trovano nelle condizioni in cui manca davvero pochissimo per richiedere la pensione, a volte stentano per poco a perfezionare 42 anni e 10 mesi per ottenere il trattamento economico anticipato ordinario. Altri, invece basterebbe appena un anno per maturare 20 anni di contributi necessari per il rilascio della pensione di vecchiaia. 

La verità è che per un anno di versamenti contributivi salta l’accesso alla pensione. Purtroppo, i casi sono molteplici possono cambiare le formule previdenziali per cui si richiede l’adesione, ma il problema resta il mancato perfezionamento del requisito contributivo il più delle volte poco meno di un anno. 

D’altra parte, non si può nascondere che per la carenza di un anno di contributi, in tanti vedono sfumare il meritato riposo. Anzi, spesso, le misure per cui si prospettava un’uscita dal lavoro si irrigidiscono tanto da   intralciare anche in modo irreparabile l’accesso al trattamento economico previdenziale. 

La buona notizia, è che esistono delle condizioni che permettono di aggirare non pochi paletti, la pessima realtà è che bisogna rientrare in diverse condizioni.  

Pensioni: quando l’INPS attiva il tre per due sui contributi? Pazzesca sorpresa per pochi

Con la consapevolezza che spesso manca davvero un filo per raggiungere la pensione, ci premere rispondere alla richiesta di Anna, che si chiede:

“Buongiorno, mi chiamo Anna scrivo da Fiumicino, ho raggiungo 67 anni a marzo 2022, dalla mia posizione contributiva risultano accreditati 18 anni di versamenti. Una mia amica mi ha parlato della possibilità di ottenere dall’INPS conteggio diverso dei contributi o, meglio che esistono degli anni contributivi che valgono di più. Un discorso che mi interessa particolarmente visto che potrei arrivare alla pensione. Sicura della risposta, gentilmente la saluto”.  

L’INPS può ripescare i contributi silenti, ovvero quella parte di contribuzione che da sola non permette di raggiungere la pensione. D’altra parte, la contribuzione non utilizzata è davvero molta. Non tutti riescono a utilizzare ai fini pensionistici tutti i contributi maturati nel periodo lavorativo. 

Questo, perché alla base esistono una parte di contribuzione a riscatto, molto onerosa dal lavoratore e per scelta quasi accantonata. Poi, c’è una bella fetta di contribuzione che singolarmente non è sufficiente a perfezionare il requisito contributivo di una misura previdenziale, per cui restano dormienti o inutilizzati. 

La verità è che nelle casse dell’INPS non per tutto scatta il meccanismo previdenziale, esiste una fetta corposa di contributi incassati dall’Istituto e mai oggetto di pensione, per cui non restituiti. 

Non a caso anche la lettrice rientra in questa casistica. Infatti, possiede un montante contributivo effettivo di 18 anni non utili ai fini pensionistici, per cui rischia di lasciarli dormienti nelle casse dell’Istituto. 

Quanto aiuta la maggiorazione contributiva per ottenere la pensione 

La maggiorazione contributiva potrebbe risultare uno strumento utile per perfezionare il montante contributivo della nostra lettrice, se rientra nelle condizioni disposte dalla normativa.

 In alcuni casi, un anno di versamenti viene considerato mezzo anno in più, quindi varrebbe un anno e mezzo. Ma, esistono delle condizioni in cui due anni di versamenti vengono considerato dall’INPS come tre anni di contribuzione. 

Pero, esistono delle circostanze a cui rapportarsi per poter richiedere questo particolare vantaggio. Il discorso cade sulla possibilità di versare un anno contributivo che viene valutato dall’INPS il doppio. Una condizione che permette di raggiungere la pensione. 

Per poter richiedere la maggiorazione contributiva è necessario rientrare nei contributi puri o nella categoria dei lavoratori precoci. È possibile che la lettrice rientri nelle condizioni generali fissate dalla normativa per Quota 41, per cui ha maturato un anno di versamento prima dei 19 anni di età. 

Mentre, i contributivi puri è una identificazione per coloro che hanno iniziato un percorso lavorativo in seguito alle disposizioni messe a regime per il sistema contributivo, ovvero con un’anzianità contributiva maturata dopo il 1996.

La normativa prevede che colui che ha intrapreso un percorso lavorativo prima dei 18 anni può come regola generale ottenere una valutazione maggiore della contribuzione versata in quello stesso periodo. Una condizione attivabile solo se il primo accredito viene registrato dopo il 31 dicembre 1995.

Sommariamente, tutti color che vantano un percorso lavorativo composto da 52 settimane formato nel periodo tra i 17 ed entro i 18 anni di età, possono richiedere un 1,5 anni di contributi versati a fronte del periodo preso in esame. 

Concludendo, nel caso della lettrice la maggiorazione contributiva non è applicabile, occorre ricordare che tale meccanismo serve per acquisire il diritto alla pensione. Oltretutto, va considerato che tale sistema risulta di poco aiuto per il calcolo dell’assegno pensionistico, per cui vengono considerati solo gli anni di contribuzione versati. 

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