Pensione contributiva, troppi vincoli rischi di averla a 71 anni, se non fai subito questo

Quando si va in pensione a 64 anni con il contributivo? Chi va in pensione con il sistema contributivo ma non prima dei 67? In pensione a 71 anni chi rientra.

Pensione non sempre facile da ottenere, sicuramente non un argomento semplice da trattare, anzi la trama spesso si infittisce di misteri, specie se saltano i requisiti ordinari, mettendo in discussione l’asse pensionistico. È, importante, capire che anche la pensione contributiva, lo strumento tanto decantato da diversi esponenti politici e non, rischia di affossare i lavoratori. 

Partiamo da un semplice presupposto, il sistema contributivo è stato introdotto nella vita degli italiani dal 1996. A scombinare le carte della previdenza è stata la riforma Dini che ha introdotto un sistema di calcolo basato sul solo montante contributivo, senza considera gli emolumenti percepiti dal lavoratore nel periodo prima della pensione, falciando il vecchio metodo di liquidazione del trattamento economico previdenziale. 

Un momento particolare che ha cambiato l’asse pensionistico, non viene più presa in considerazione la retribuzione percepita, ma solo il montante contributivo. È, anche vero, che una bella carriera lavorativa con una ricca retribuzione porta in alto l’asticella anche della contribuzione, specie considerando che la contribuzione media viaggia su un’aliquota nella misura del 33%

Il vero problema, è che troppi lavoratori non rientrano più nel sistema misto o retributivo. La carriera lavorativa per tanti è iniziata dopo il 1996. A complicare il tutto la riforma Fornero che ha introdotto nuove regole all’insegna della rigidità ostacolando il passaggio alla pensione. 

Nello stesso tempo, sono state introdotte formule flessibili d’uscita dal lavoro e creato paletti limitandone l’accessibilità. Per cui, chi è privo di contribuzione al 31 dicembre 1995, si ritrova incastrato in non pochi limiti. 

Pensione contributiva, troppi vincoli rischi di averla a 71 anni, senza questa mossa

Non tutti i cittadini conoscono le condizioni, nonché i requisiti di accesso per la pensione contributiva, c’è anche da dire che in molti pensano che si tratti di un vantaggio, altri la considerano una tragedia. Fatto, sta che per rientrane nelle condizioni normative previste per questa tipologia di trattamento occorrono diversi requisiti. 

Il vantaggio è legato all’accesso al trattamento economico pensionistico, dato non solo dall’anzianità contributiva di 20 anni, ma anche dalla possibilità di richiedere il trattamento al compimento del 64esimo compleanno.

Tuttavia, a queste condizioni ne vanno aggiunte altre, non meno importanti. L’INPS richiede la presenza del primo contributo accreditato o versato dal 1° gennaio 1996. E, ancora, una pensione liquidata sulla base di un importo uguale, ma anche più alto di 2,8 volte il trattamento minimo.   

Pensione contributiva, occhio al divieto che fa saltare l’uscita 

I contributivi puri possono agganciarsi al trattamento di vecchiaia seguendo le regole ordinarie immesse nell’ordinamento previdenziale, coloro che hanno una carriera lavorativa, che ha fruttato una contribuzione prima del 1996. Tuttavia, occorre prendere atto della presenza di una particolare condizione che rischia di far saltare l’uscita. 

È, importante, comprendere che la pensione di vecchiaia per coloro che possiedono un margine contributivo precedente al 1996, contiene diversi requisiti che determinano l’accesso al trattamento economico. Il discorso non cambia molto, si parla sempre di un’anzianità contributiva minima di 20 anni.

In questo caso, non c’è la possibilità di anticipare l’uscita, ma bensì il trattamento economico viene rilasciato solo a partire dal 67esimo compleanno. E, ancora, per la liquidazione della pensione il margine dell’importo da considerare deve rientrare in un valore uguale, ma anche più alto di 1,5 volte il trattamento minimo. 

Peraltro, se i requisiti possono sembrare quasi identici, l’età non lo è, anzi si rischia di dover posticipare l’uscita a 71 anni di età, se non si rientra nei margini previsti per la liquidazione della pensione.  

Ecco, perché, molti lavoratori si ritrovano a richiedere la pensione di vecchiaia molti anni più tardi, rispetto a chi esce regolarmente a 67 anni. Anche, perché, raggiunti i 71 anni non esistono limiti sulla liquidazione della pensione. E, ancora, si parla di un’anzianità contributiva di cinque anni, contro i regolari 20. 

Cosa faccio se non rientro nella pensione contributiva e non riesco a prendere la pensione di vecchiaia? L’alternativa pronta a 67 anni 

Non sempre si riesce a centrare i requisiti innanzi descritti, spesso si arriva a 67 anni scoprendo l’esclusione di un beneficio economico. L’alternativa è la pensione o assegno sociale. Un trattamento economico assistenziale attivabile nei casi in cui manchino i presupposti per rientrare in un trattamento previdenziale, ma soprattutto, se il richiedente si trova in una condizione economica difficile.

Tuttavia, anche in questo caso, occorre prestare molta attenzione ai limiti reddituali previsti dalla normativa vigente. Oltretutto, per chi rientra nel requisito reddituale, la pensione o assegno di sociale può essere visto più in un’ottica di accompagno al trattamento economico previdenziale raggiungibile all’età di 71 anni. 

Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
774FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate