Pensione di invalidità, ecco quando può essere tolta

Quando può essere tolta la pensione di invalidità? Nel caso in cui dovesse venire meno il requisito sanitario, da quando non spetta più l'assegno?

Quando può essere tolta la pensione di invalidità? Nel caso in cui dovesse venire meno il requisito sanitario, da quando non spetta più l’assegno? E soprattutto da quando si deve far parte il conto alla rovescia per rimborsare quanto ricevuto?

L’Inps provvede ad erogare la pensione di invalidità ogni mese. Per ottenere questo assegno, il diretto interessato deve presentare una domanda all’ente di previdenza. Hanno diritto a ricevere la pensione di invalidità i soggetti con una capacità lavorativa ridotta e che abbiano un reddito inferiore ad una determinata soglia. L’assegno, inoltre, spetta se si ha un’età compresa tra i 18 ed i 67 anni. Ottimo, abbiamo compreso quando l’Inps ci può riconoscere la pensione di invalidità: ma quando questo assegno viene completamente tolto. La risposta è molto semplice: nel momento in cui dovesse venire a mancare uno dei requisiti che abbiamo appena elencato.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24180/2022 del 4 agosto 2022, ha fatto alcune precisazioni, soprattutto sulla data nella quale viene meno il diritto all’assegno. Cerchiamo di scoprire cosa succede per i diretti interessati.

Pensione di invalidità: i requisiti per averla

Come abbiamo visto in apertura, per riuscire ad ottenere la pensione di invalidità è necessario essere in possesso di tre requisiti:

  • avere un’età compresa tra i 18 ed i 67 anni. Il 31 dicembre 2024 potrebbe esserci un aggiornamento sulle aspettative di vita e quindi potrebbe essere aggiornata l’età massima;
  • una riduzione della capacità lavorativa, che deve essere compresa tra il 74% ed il 99%;
  • per il 2022 è necessario avere un reddito inferiore a 5.015,14 euro.

Il potenziale beneficiario, inoltre, dovrà essere un cittadino italiano, comunitario o extracomunitario. In ogni caso dovrà avere necessariamente la residenza nel nostro paese.

La pensione di invalidità è costituita da un assegno dell’importo di 291,98 euro, che viene erogato per tredici mensilità. Ma soprattutto è esente Irpef. L’Inps lo eroga dal primo giorno del mese successivo rispetto a quello in cui è stata presentata la domanda. Nel momento in cui si raggiunge il requisito per ottenere la pensione di vecchiaia, l’assegno di invalidità, in automatico, si trasforma in assegno sociale ed il suo importo sale a 468,11 euro (questo, almeno, è l’importo fissato per il 2022).

I diretti interessati possono percepire la pensione di invalidità e svolgere contemporaneamente un’attività lavorativa: questa dovrà fruttare un reddito inferiore a 5.015,14 euro l’anno.

Pensione di invalidità: come si presenta la domanda

Sarà possibile presentare la domanda direttamente all’Inps per ottenere la pensione di invalidità solo e soltanto dopo aver ottenuto il verbale, attraverso il quale viene riconosciuta la minorazione. Il verbale dovrà essere redatto e rilasciato direttamente da un’apposita Commissione medico legale a seguito di un accertamento sanitario.

Il verbale dovrà essere allegato direttamente alla domanda, all’interno della quale dovranno anche essere indicati altri dati socioeconomici. Tra questi rientrano:

  • eventuali ricoveri;
  • svolgimento di attività lavorativa;
  • dati reddituali;
  • indicazione delle modalità di pagamento e della delega alla riscossione di un terzo o in favore delle associazioni.

L’Inps concluderà l’iter di riconoscimento inviando una raccomanda A/R o una Pec al richiedente, indicando se la domanda è stata accettata.

Quando viene tolta la pensione di invalidità

I diretti interessati perdono il diritto a ricevere la pensione di invalidità nel momento in cui:

  • superano l’età stabilità, ossia i 67 anni;
  • superano la soglia di reddito;
  • svolgono un’attività lavorativa che li porta a guadagnare oltre il reddito consentito;
  • dopo una visita di accertamento, dalla quale emerge che non si raggiunge più la percentuale minima di riduzione della capacità lavorativa.

La Corte di Cassazione ha stabilito che nel momento in cui viene a mancare il requisito sanitario, il diretto interessato dovrà restituire la pensione di invalidità ricevuta solo dalla data nella quale il provvedimento gli è stato comunicato. Non prima. Al fine di conteggiare, quindi, l’eventuale cifra da restituire, farà fede il giorno in cui l’esito della visita di controllo è stato portato a conoscenza dell’utente.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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