In pensione a 62 anni! Draghi rivoluziona pubblico e privato

In questi giorni continua a rimane acceso il dibattito sulla riforma delle pensioni, in vista anche dell'addio, a dicembre, di Quota 100. Fino ad oggi il Governo guidato da Mario Draghi, sembrava prendere tempo e non occuparsi della questione previdenziale: sono stati gli interventi di Renato Brunetta, Ministro per la Pubblica Amministrazione, ed Andrea Orlando, Ministro per il lavoro, che hanno scompigliato un po' le carte ed hanno permesso di fare un passo avanti a quella che potrebbe essere la riforma delle pensioni targata Mario Draghi.

Image

In questi giorni continua a rimane acceso il dibattito sulla riforma delle pensioni, in vista anche dell'addio, a dicembre, di Quota 100. Fino ad oggi il Governo guidato da Mario Draghi, sembrava prendere tempo e non occuparsi della questione previdenziale: sono stati gli interventi di Renato Brunetta, Ministro per la Pubblica Amministrazione, ed Andrea Orlando, Ministro per il lavoro, che hanno scompigliato un po' le carte ed hanno permesso di fare un passo avanti a quella che potrebbe essere la riforma delle pensioni targata Mario Draghi.

In questi ultimi giorni agli onori della cronaca ci è andato il cosiddetto pacchetto lavoro, che dovrebbe essere inserito all'interno del Decreto Sostegni bis, e che permetterebbe di andare in pensione a 62 anni ai lavori impiegati nel settore privato. Da non dimenticare, però, nemmeno quello che è stato definito come lo Scivolo Brunetta, che però è stato riservato ai dipendenti del settore pubblico. Proviamo un po' ad andare a vedere come cambierà il volto delle pensioni per tutti.

Riforma delle pensioni: cosa cambia nel pubblico!

Renato Brunetta ha deciso di incentivare i dipendenti pubblici ad andare in pensione a 62 anni. Il Ministro avrebbe allo studio un meccanismo che incentivi, volontariamente, i lavoratori che abbiano intenzione di andare in pensione, e che rispettino determinati requisiti. La misura è rivolta principalmente a quei dipendenti che abbiano una professionalità che non sia più in linea con il nuovo modello che si sta creando di ammnistrazione locale e statale.

Nella Pubblica amministrazione c’è molto più bisogno di ingegneri che di economisti, avvocati e laureati in giurisprudenza - ha spiegato Renato Brunetta -. C'è un portale per figure professionali ad hoc individuate e scelte con meccanismi di intelligenza professionale su piattaforme fornite dagli ordini professionali. Ogni amministrazione e ogni progetto avrà la responsabilità di scegliere i migliori con una sorta di linkedin italiana. Niente concorsi carta e penna e tempi brevissimi di inserimento con contratti a termine che prevederanno 3+2. Dopo questa fase l'Italia l'Italia potrà cambiare: più crescita, produttività, transizione green e digitale.

Passo importante, per poter permettere ai dipendenti pubblici di andare in pensione a 62 anni, è quello di ovviare ai problemi di copertura finanziaria. Si starebbe, infatti, valutando l'introduzione di un meccanismo che vada a penalizzare l'assegno previdenziale che incasseranno quanti siano andati in pensione anticipatamente rispetto a quanti vadano in pensione a 67 anni.

Pensioni, arriva la svolta anche nel privato!

Buone ntizie all'orizzonte anche per quanti stiano lavorando nel privato. Il ministro Andrea Orlando, tra le proposte inserite all'interno del Dl Sostegni Bis, ne ha inserita una che prevede il potenziamento del contratto di espansione, una misura che la Legge di Bilancio 2021 aveva provveduto a confermare per tutto il 2021. Questa misura, ricordiamolo, prevede la possibililtà di mandare in pensione i lavoratori 5 anni prima rispetto ai requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia od anticipata. Per poter accedere a questa misura è necessario che venga siglato un accordo tra aziende e sindacati da sottoscrivere presso la sede del Ministero del Lavoro. E' importante che l'accordo contenga anche un certo numero di nuove assunzioni qualificate o di apprendistato. Lo scopo principale del contratto di espansione dovrebbe essere quello di favorire la ristrutturazione delle imprese in crisi, ma sorpattutto di sollecitare il ricambio generazionale, senza necessariamente aver bisogno di ricorrere agli incentivi all'esodo.

Ricordiamo che il contratto di espansione venne introdotto dal Decreto Crescita del 2019. In un primo tempo era rivolto unicamente alla aziende di grandi dimensioni, quelle che avevano più di 1.000 lavoratori e permetteva di andare in pensione solo con due anni di anticipo. Grazie all'ultima manovra è stata ampliata la platea dei beneficiari, arrivando a coinvolgere anche le medie imprese, che abbiano un organico di almeno 250 lavoratori. Il Decreto Sostegni bis compie un ulteriore passo avanti ed abbassa i requisiti per poter accedere al contratto di espansione: la misura sarà estesa alle aziende con 100 dipendenti, arrivando ad ampliare, in questo modo, la platea dei beneficiari a quasi 15.000 aziende e a 27.000 dipendenti per l'anno in corso. Gli stessi numeri sono confermati anche per il 2022. Aggiungiamo solo che il contratto di epsansione permette, oltre che ad andare in pensione a 62 anni, di ridurre l'orario di lavoro a quei lavoratori che siano privi dei requisiti per potervi accedere: diciamo che, a tutti gli effetti, stiamo parlando di una speciale cassa integrazione a costo zero per l'azienda. Il tetto massimo di riduzione dell'orario di lavoro è pari al 30%.

Pensione: una flessibilità ragionata!

Quando si parla di pensioni, il chiodo fisso sembra essere quello di una flessibilità ragionata. A parlarne è Domenico Proietti, segretario confederale Uil, che spiega:

la disponibilità ad aprire un confronto sulle pensioni espressa dal Ministro Orlando è un fatto positivo. Abbiamo ripetutamente sollecitato l'apertura di un tavolo perché è indispensabile definire alcuni aspetti relativi a una questione particolarmente delicata che ha importanti risvolti sociali.

Secondo la Uil, al centro del dibattito ci dovrebbe essere un saldo principio, che preveda l'accesso ai lavoratori alla pensione a partire dai 62 anni.

Il tutto, in un contesto in cui venga finalmente attuata la separazione della previdenza dall'assistenza che renderà evidente, anche in Europa, l'assoluta sostenibilità del nostro sistema previdenziale - spiega proietti -. Aspettiamo, dunque, la convocazione del Ministro: noi siamo pronti per realizzare una riforma che dia risposte alle lavoratrici e ai lavoratori, alle giovani e ai giovani e al Paese intero.

I sindacati si muovono proprio in questa direzione. Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, spiega che le proposte

vanno nella direzione di una riforma che consenta una flessibilità in uscita dopo 62 anni o con 41 anni di contributi, oltre a interventi che riconoscano il lavoro di cura e delle donne, i lavori gravosi, aiutino i disoccupati con età avanzata e le categorie fragili e infine offrano una prospettiva previdenziale ai giovani e al lavoro povero, tutelino il potere d'acquisto delle pensioni. Temi che il sindacato, unitariamente, rilancerà con l'iniziativa nazionale del 4 maggio, a cui parteciperanno i tre segretari generali.