In pensione nel 2022: chi può andarci grazie alla Legge 104

Andare in pensione nel 2022 sfruttando le opportunità messe a disposizione dalla Legge 104: sì, è possibile farlo. Indipendentemente dalle scelte del Governo.

Andare in pensione nel 2022 sfruttando le opportunità messe a disposizione dalla Legge 104: sì, è possibile farlo. Indipendentemente dalle scelte del Governo. Essere un caregiver, che assiste quotidianamente un familiare, è un lavoro pesante, anche se fatto con amore. Ma che, soprattutto, richiede molto tempo e lascia pochi spazi per sé. Riuscire ad andare in pensione anticipatamente, sfruttando le possibilità offerte dalla Legge 104, troppo spesso, diventa una necessità.

La normativa, fortunatamente, cerca di andare incontro ai caregiver, che possono usufruire di alcune agevolazioni. Per andare in pensione anticipatamente, comunque, è necessario aver maturato alcuni requisiti. Proviamo a vedere quali sono, ma soprattutto cosa prevede la nostra normativa.

Andare in pensione nel 2022!

Nel momento in cui si raggiungono i 67 anni è possibile accedere alla pensione di vecchiaia. È necessario, comunque, aver maturato almeno vent’anni di contributi. La normativa previdenziale, però, permette di uscire dal mondo del lavoro anticipatamente: per poterlo fare è necessario rispettare alcune condizioni. Possono andare in pensione anticipatamente quanti stiano svolgendo dei lavori usuranti e quanti siano affetti da alcune patologie. La richiesta per poter andare in pensione anticipatamente può anche essere presentata da un caregiver, ossia la persona che stia assistendo un familiare ai sensi della Legge 104.

Nel corso del 2022 questi soggetti potranno uscire dal lavoro prima del raggiungimento dell’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia. Due sono le strade percorribili: Quota 41 e Ape Social. Sostanzialmente il Governo permette di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, cercando di agevolare anche i caregiver. Soffermandoci un attimo alle persone che assistono un familiare ai sensi della Legge 104, possiamo segnalare la possibilità di andare in pensione a 63 anni con un minimo di 30 anni di contributi. In alternativa sarà possibile uscire dal mondo del lavoro una che siano stati maturati almeno 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica raggiunta.

Legge 104: quale strada scegliere per il proprio futuro

Una delle prime possibilità, che hanno a disposizione i caregiver, grazie alla Legge 104, è l’Ape Social. In questo caso è necessario assistere un familiare affetto da invalidità da almeno sei mesi. Un altro requisito è che la persona assistita sia la moglie o il marito (in alternativa un convivente). È possibile beneficiare di questa misura per prestare assistenza ad un figlio o ad un parente di primo grado del convivente, un parente oppure un affine di secondo grado convivente. In questo caso i genitori o i conviventi della persona con disabilità devono avere più di 70 anni o devono essere deceduti, mancanti o affetti da gravi patologie. Per poter andare in pensione grazie all’Ape social, il diretto interessato dovrà presentare la domanda direttamente all’Inps. Per farlo sarà possibile accedere al sito internet dell’istituto nazionale previdenza sociale – utilizzando i sistemi di verifica della propria identità previsti dalla legge – o si potrà recare presso un patronato per farsi seguire nella pratica.

Un’altra strada che i caregiver possono percorrere è quella di andare in pensione anticipatamente grazie a Quota 41. In questo caso, stiamo parlando di quella misura che permette di lasciare il proprio posto di lavoro con 41 anni di contributi alle spalle. Indipendentemente dall’età anagrafica che si è raggiunta. Il diretto interessato dovrà aver versato almeno 12 mesi di contributi prima di aver compiuto 19 anni. Per poter andare in pensione nel 2022 con Quota 41 è necessario fare in fretta: si deve presentate la domanda direttamente all’Inps entro il 1° marzo 2022. La tempistica è fondamentale per occupare i posti più in alto della graduatoria che l’ente seguirà per stabilire gli accessi alla prestazione.

Pensione di reversibilità, come cambia nel 2022

In cosa consiste la pensione di reversibilità? Molte semplicemente è una prestazione che spetta al coniuge ed ai figli, nel caso in cui il pensionato o il lavoratore dovessero morire. Questo trattamento arriverà unicamente al coniuge che sia unito civilmente o divorziato, nel caso in cui sussistano particolari condizioni. Possono accedervi i figli minorenni, quelli maggiorenni che non stiano lavorando e quelli inabili al lavoro. Se il lavoratore o il pensionato dovessero morire, la famiglia è tutelata per legge. Ma soprattutto, diventa una forma di tutela molto importante nel caso in cui ci sia un’inabilità lavorativa.

È possibile ottenere la pensione di reversibilità nel caso in cui sia stata riconosciuta l’invalidità civile e l’inabilità lavorativa da parte dell’ente che eroga la misura. I due concetti, invalidità civile e inabilità lavorativa, non coincidono ma sono strettamente legati nella definizione del diritto di ricevere la prestazione. L’inabilità lavorativa, comunque, deve sussistere nel momento in cui il pensionato o il lavoratore vengono a mancare. Nel caso in cui le condizioni di salute si dovessero aggravare dopo il decesso, non sarà possibile richiedere la pensione di reversibilità. Un altro requisito molto importante è la non autosufficienza economica del familiare disabile. Al momento della morte del parente, dunque, il disabile deve risultare a carico del defunto per poter ricevere la prestazione.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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