In pensione con Opzione donna con vecchi requisiti! Ecco come 

Chi può andare in pensione con opzione donna nel 2022? Quanto si prende di pensione con l'opzione donna? Chi va in pensione con opzione donna nel 2023?

Le donne possono richiedere la pensione con Opzione donna sfruttando ancora i vecchi requisiti. Dal 2023 la pensione anticipata per le donne potrebbe diventare molto più rigida. Ad oggi, le lavoratrici che hanno raggiunto 58 e 59 anni di età possono decidere di avanzare la richiesta di pensionamento, quindi di allontanarsi definitivamente dal lavoro. Tuttavia, le fortunate dovranno aver maturato un’anzianità di 35 anni di contributi

La Legge di Bilancio 2022 contiene la proroga della misura Opzione donna per tutto l’anno. La misura scade il 31 dicembre 2022, tutte coloro che hanno maturati i requisiti per l’assegnazione della pensione anticipata entro il 31 dicembre 2021, possono presentare la domanda diretta per la pensione, ancora prima di aver maturato i 67 anni di età indispensabile per l’accesso alla pensione di vecchiaia.  

Il rinnovo della misura Opzione donna non è stato mai semplice, è apparso sempre un provvedimento forzato per placare i malumori. D’altra parte, due sono le misure che dovrebbero essere riconfermate nel 2023, la prima è la misura Ape sociale, con l’uscita a 63 anni di età per determinate categorie di lavoratori, l’altra è, invece, la pensione Opzione donna con l’uscita anticipata a 58 anni di età. 

Le prospettive potrebbero essere anche diverse, non è detto che vengano mantenuti i medesimi requisiti, anzi è probabile che vengano inasprire le regole di ammissione alla pensione anticipata donna. 

Le prime ipotesi formulate sulla misura Opzione donna non sono proprio favorevoli alla classe delle lavoratrici. Tant’è vero che c’è già un ferreo dibattito in corso, tanto da far emergere un quadro previdenziale poco rassicurante.

In ogni modo, se dovessero subentrare delle rettifiche, non sarà più possibile accedere a un’uscita flessibile a 58 e 59 anni. Si parla, infatti dell’inasprimento del requisito anagrafico che spingerebbe l’accesso alla pensione Opzione donna a 60 e 61 anni di età.  Nessuna variazione per il requisito contributivo che resterebbe di 35 anni di versamenti. 

In pensione con Opzione donna con vecchi requisiti! Ecco come 

In pensione con Opzione donna, ma solo per poco? Sono forse ancora poche le fortunate che potranno presentare l’istanza di pensionamento anticipato a 58 e 59 anni di età. 

D’altra parte, apportando degli aggiusti alla misura si riduce lo scalone che porta all’uscita dal lavoro a 67 anni di età. Non si tratta più di un ottimo piano anticipato, anche se molto penalizzante, ma una pensione anticipata di appena sette anni, rispetto ai requisiti previsti per la pensione di vecchiaia. 

In sostanza, verrebbe a mancare il principio per cui è stata creata la pensione donna, ovvero permette alle lavoratrici l’accesso a una formula previdenziale particolarmente flessibile, tale da consentire una scorciatoia previdenziale per non raggiungere i 67 anni di età

Al momento, esiste una altra misura anticipata flessibile che permette un’uscita anticipata a 64 anni con un requisito contributivo minimo di 38 anni di versamenti. Però, anche Quota 102 è incanalata verso la scadenza naturale fissata per il 31 dicembre 2022

Sebbene, le discussioni principali sulla misura Opzione donna sono orientate verso una proroga e rafforzamento della misura, lo stesso non si può dire di Quota 102. 

Opzione donna, tutto quello che c’è e che manca alle lavoratrici

Vista dall’esterno la misura Opzione donna rappresenta una grande possibilità di accesso alla pensione anticipata. Ma, la maggiore flessibilità di uscita dal mondo del lavoro viene scompensata dalla forte penalizzazione contenuta nella misura. 

In sostanza, la possibilità di collocarsi in quiescenza a 58 e 59 anni viene paga dalle lavoratrici con uno scorporo nella misura del -3% applicata nella fase di liquidazione dell’assegno pensione. 

La forte penalizzazione è strettamente legata all’anticipo di circa 10 anni, rispetto alla formula di vecchiaia, con cui si esce da 67 anni di età. 

Uno dei punti oscuri contenuti nella misura è il calcolo dell’assegno. Infatti, le donne che presentano la richiesta per la pensione Opzione donna devono accettare obbligatoriamente un calcolo dell’assegno con il sistema contributivo.

Uno svantaggio incredibile per le donne con una carriera lavorativa prima del 1996, in quanto si vedono azzerata l’intera quota dell’assegno che regolarmente dovrebbe essere calcolato con il sistema retributivo e misto.

Nessuna considerazione della carriera lavorativa della donna, nessun valore alle donne impegnate in contesti lavorativi, sociali e culturali.

Viene meno, in concetto di anticipo previdenziale falciato da una penalizzazione senza uguali. Oltretutto, le stime dell’INPS per il futuro delle lavoratrici prevedono altri cinque anni in più di lavoro, rispetto ai colleghi uomini. 

Ad oggi, per presentare la domanda di pensione donna occorre essere registrati presso l’AGO o nei fondi esclusivi o sostitutivi INPS. Le iscritte alla gestione Separata non possono collocarsi in riposo con Opzione donna. 

Per soddisfare il requisito contributivo è possibile eseguire un’operazione di ricongiunzione, riscatto o contribuzione volontaria. 

L’INPS, ricorda che le donne per l’accesso alla pensione Opzione donna devono aver maturato i requisiti entro  il 31 dicembre 2021.

Concludendo, le donne prima di ritirarsi dal lavoro con Opzione donna non solo devono valutare tutti i benefici prodotti dall’anticipo previdenziale, ma considerare anche una finestra mobile di 12 e 18 mesi.

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