Addio a Quota 100. Ecco come Draghi ci cambia le pensioni!

E' partito il conto alla rovescio: tra 10 mesi Quota 100 andrà definitivamente in pensione e i lavoratori si troveranno davanti la Legge Fornero. La misura introdotta dal Governo giallo-verde concluderà la propria fase sperimentale a dicembre di quest'anno e, per quanti siano in profumo di pensione, si applicheranno appieno le regole introdotte nel 2011, senza sconti e senza mezzi termini.

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E' partito il conto alla rovescio: tra 10 mesi Quota 100 andrà definitivamente in pensione e i lavoratori si troveranno davanti la Legge Fornero. La misura introdotta dal Governo giallo-verde concluderà la propria fase sperimentale a dicembre di quest'anno e, per quanti siano in profumo di pensione, si applicheranno appieno le regole introdotte nel 2011, senza sconti e senza mezzi termini. Il nuovo Governo guidato da Mario Draghi, comunque, si sarebbe già messo all'opera e le discussioni sono iniziate proprio in queste ore.

La Lega e Matteo Salvini starebbero già premendo per una riconferma di Quota 100. Al momento, comunque, sembra poco probabile che il Ministero al Lavoro, guidato da Andrea Orlando, possa accettare l'ipotesi di continuare con questa misura. E' necessario, comunque, sottolineare che il tema della riforma delle pensioni è la prima delle priorità di Mario Draghi. E' soprattutto l'Europa a chiederci di muoverci con delle riforme strutturali: le pensioni devono essere necessariamente riformate e la richiesta che è arrivata in questo senso da parte dell'Europa è una sorta di ricatto. Nel corso delle prime contrattazioni per ottenere le risorse comunitarie, che dovrebbero servire a far ripartire il nostro paese, i paesi frugali basavano la loro opposizione all'erogazione dei fondi proprio sui problemi del sistema previdenziale nostrano. E' quindi quanto mai necessario provvedere ad una riforma strutturale delle pensioni, nella quale non troverebbe posto Quota 100.

Pensioni: uno scoglio tutto da superare!

La riforma delle pensioni è uno dei primi scogli che il nuovo Governo guidato da Mario Draghi dovrà superare. L'Europa continua a premere su questo tema ed invetibabilmente sarà necessario metterci le mani sopra, ed effettuare un importante intervento sulla nostra previdenza già nelle prossime settimane. Lo stop ad un'eventuale mini-proroga di Quota 100, oggi come oggi, sembra abbastanza inevitabile.

Andrea Orlando e Daniele Franco, Ministro all'Economia, dovrebbero iniziare a lavorare sul dossier pensioni partendo proprio dal fascicolo lasciato aperto dal Governo Conte 2. Tra l'altro era già stato redatto un fascicolo al termine della fase di concertazione con le parti sociali. L'ex ministro Nunzia Catalfo, aveva già provveduto a riunire una commissione tecnica per iniziare a sviluppare delle proposte di integrazione e modifiche al sistema delle pensioni. Sul tavolo erano già arrivate alcune ipotesi. Una di queste prevedeva di costruire un sistema flessibile, con le prime finestre di uscita dal mondo del lavoro, che sarebbero dovute arrivare a 63 o 64 anni, purché il lavoratore avesse maturato almeno 38 anni di contributi. In questo modo sarebbe stata aumentata solo di un anno l'età di pensionamento prevista da Quota 100. Contestualmente sarebbe stato anche corretto il limite di vecchiaia dei 67 anni e sarebbero state introdotte delle tutele per i lavoratori impiegati nelle attività usuranti.

Quali sono le opzioni possibili per la pensione!

Ma non finisce tutto qui. Una delle opzioni che sono rimaste sul tavolo delle proposte - e che potrebbe inglobare Quota 100 - è quella che prevede come requisito minimo l'aver compiuto 62 anni per andare in pensione. E' necessario, però, aver maturato almeno 41 o 42 anni di contributi. Un'ipotesi che piace ai sindacati, ma che al momento non avrebbe trovato il beneplacito dell'esecutivo.

Una della altre opzioni che sarebbero al vaglio - e che potrebbe essere quella di attuazione più facile - è quella che potrebbe portare alla modifica del montante contributivo versato. Stiamo parlando di una vera e propria correzione attuariale, che coinvolge gli anni di versamento precedenti al 1996 e precedenti alla Riforma Dini. In estrema sintesi, in questo caso, si starebbe parlando di effettuare un vero e proprio ricalcolo fatto in proporzione al rapporto tra il coefficiente della pensione a 67 anni ed il coefficiente di uscita a 63 o 64 anni, innescando un ricalcolo importante dello schema di indicizzazione delle pensioni. Quest'ultima ipotesi sembra trovare maggiori consensi, in quanto peserebbe di meno sulle casse dell'Inps.

Inps, un buco che pesa sulle pensioni!

La riforma delle pensioni dovrà necessariamente tenere conto del buco di quasi 16  miliardi di euro del bilancio dell'Inps. A lanciare l'allarme è stato, nelle scorse settimane, Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e verifica dell'istituto di previdenza.

Ben 15,7 miliardi sono un buco creato dalla Cig Covid, una misura straordinaria introdotta dal governo quando ha chiuso il Paese - spiega Loy -. E che però è stata anticipata da Inps attingendo ai suoi fondi. Se non viene ripianato, quando si tornerà all'ordinario l'Inps rischia di non avere le risorse, che ricordo sono frutto di contributi di imprese e lavoratori, per erogare le prestazioni. O doverle ridurre.

Su quanto affermato da Loy, l'Inps prova a fare chiarezza:

Non esiste alcun allarme per il pagamento delle pensioni e delle altre prestazioni dell'Istituto, che possono essere finanziato attingendo, sulla base di vari strumenti che le legge mette a disposizione, a risorse dello Stato.