Riforma fiscale: possibile proroga della quota 103

Sul tavolo della riforma fiscale del Governo c'è, persistente, il tema delle pensioni. Vediamo quindi quali sono le principali novità della riforma sul tema, a partire dalla quota 103.

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Per quanto riguarda le pensioni, per ora sul tavolo del governo ci sono solo la proroga di un anno della quota 103, l'età contributiva di 41 anni e l'età pensionabile di 62 anni introdotte dal Presidente Draghi. Ma la situazione potrebbe cambiare: vediamo come.

Il tema delle pensioni in Italia

Toccare questo tema è delicato per le istituzioni europee in un momento in cui la BCE ha sospeso gli acquisti di titoli di Stato e Bruxelles si astiene dal discutere il patto di stabilità su pensioni e spesa corrente.

Pertanto, l'ipotetica quota 41 potrebbe non essere attuata prima del 2025. Per allora, Palazzo Chigi potrebbe aver trovato un meccanismo per consentire il pensionamento anticipato e sostituire la reintroduzione della legge Fornero.

La soluzione strutturale proposta dall'iniziativa guidata dalla Lega, che si basava sul pensionamento anticipato universale con 41 anni di contributi, costerebbe 9 miliardi di euro.

Attualmente, però, esistono già categorie di lavoratori che possono richiederla. Infatti, possono optare per la quota di 41 anni i lavoratori precoci che sono stati attivi prima dei 19 anni o i lavoratori gravosi.

Ecco le disposizioni in merito alla quota 103

Per l'anno prossimo non è cambiato nulla o quasi: se si opta per la quota 103, il governo ha fissato un tetto massimo all'assegno pensionistico, che non può superare cinque volte il versamento minimo.

Questo tetto deve essere rispettato fino a quando non saranno soddisfatte le condizioni per ricevere la pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati).

Per chi decide di andare in pensione in questo modo, non ci sono penalizzazioni sui criteri di calcolo dell'assegno, ma solo un tetto al trattamento erogato.

In pratica, fino al 31 dicembre 1995 si applicherà un sistema di incentivazione calcolato sulla base della retribuzione e dell'anzianità di servizio, mentre dal 1° gennaio 1996 si applicherà un sistema di incentivazione calcolato esclusivamente sulla base dei contributi versati.

Tuttavia, chi decide di aderire a questa quota non può ricevere più di cinque volte il versamento minimo, cioè un totale di 2.870 euro, come già detto, fino al raggiungimento dell'età della pensione di vecchiaia; dai 62 ai 67 anni (età di inizio del pagamento della pensione di vecchiaia), se si opta per la quota 103, ci si dovrà dimenticare dei versamenti; dopo i 67 anni, si riceveranno le prestazioni a cui si ha diritto in base alla propria situazione contributiva.

In questo contesto, va notato che la pensione minima ammonta attualmente a circa 525 euro al mese, ma secondo la legge di bilancio, questo importo aumenterà a 574 euro entro il 2023.

Pertanto, tenendo conto della pensione minima di 574 euro, significa che chi va in pensione prima dei 67 anni non riceverà un assegno pensionistico superiore a 2.870 euro.

Al contrario, se si prende come parametro la pensione minima del 2022, il tetto sarà di 2.625 euro.

Per quanto riguarda la previdenza sociale, vale la pena ricordare che il governo Draghi si è orientato verso il pensionamento anticipato, soprattutto introducendo l'idea di una soluzione "morbida", il cosiddetto "caso Tridico".

Questa ipotesi si riferisce a un assegno che consente il pensionamento anticipato a 63 anni, calcolato sulla base dei contributi pieni. In questo caso, gli stipendi diminuirebbero in media del 3% all'anno per quattro anni.

La soluzione proposta dal Presidente dell'INPS ha il vantaggio di superare, in due tempi e in maniera soft, il rischio di reintrodurre la legge Fornero, che rischia di intrappolare migliaia di lavoratori creando un divario tra loro e coloro che hanno raggiunto la pensione anticipata negli ultimi tre anni.

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