Pensioni di reversibilità INPS, occhio ai redditi. Ecco quando si riduce l’assegno

Pensioni INPS, attenzione ai limiti di reddito che fanno scattare la riduzione della pensione di reversibilità. Ecco i dettagli e quando si perde.

Dai primi giorni del 2023 è scattato per le Pensioni INPS un aumento degli importi a seguito delle rivalutazioni. La maggiorazione ha interessato anche le pensioni di reversibilità.

Ma attenzione adesso ai limiti di reddito che potrebbero determinarne una riduzione. Ecco tutte le novità a riguardo e quando si perde.

Da qualche tempo arriva qualche buona notizia per i pensionati italiani. Da gennaio 2023 i fruitori degli assegni pensionistici hanno visto aumentare gli importi delle prestazioni a seguito delle indicazioni previste nella legge di bilancio approvata a dicembre.

Gli aumenti sono relativi alla rivalutazione annuale a seguito dell’inflazione rilevata dall’Istat.

Ad essere oggetto di questa rivalutazione anche la pensione di reversibilità o pensione ai superstiti.

Si tratta di una prestazione che spetta ai familiari di una persona deceduta a condizione che si verifichino alcune condizioni particolari.

Nello specifico questa può essere indiretta qualora il defunto non aveva ancora maturato il diritto alla pensione, ma aveva versato almeno 15 anni di contributi o in alternativa almeno 5, di cui 3 nei cinque anni precedenti al decesso. 

Quella di reversibilità invece è legata alla prestazione pensionistica già percepita dal defunto, qualsiasi essa sia, pensione di vecchiaia o anticipata, di invalidità o di inabilità.

Ma attenzione perché ci sono casi in cui la pensione di reversibilità si perde oppure si riduce nell’importo corrisposto, qualora vengano superati alcuni limiti di reddito.

Vediamo nel dettaglio.

Pensioni di reversibilità INPS, occhio ai redditi. Ecco quando si riduce e si perde

Da gennaio 2023 sono scattati gli aumenti delle prestazioni pensionistiche. Ad essere oggetto di tale aumento anche le pensioni di reversibilità.

Si tratta di uno strumento di sostegno entrato in vigore nel 1939 a sostegno dei familiari superstiti di un pensionato (o lavoratore) deceduto.

Per poter beneficiare della pensione di reversibilità i familiari di un soggetto deceduto in pensione o che non ha maturato il diritto alla pensione. In questo caso è necessario aver maturato 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa oppure 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva, di cui 3 nei 5 anni precedenti la data del decesso.

A poter richiedere la pensione di reversibilità il coniuge o chi è unito civilmente con il deceduto, oppure i figli superstiti fino a 21 anni che non svolgono attività lavorativa o i figli universitari fino a 26 anni e per tutta la durata del corso di laurea. Questi devono essere a carico del soggetto deceduto e non svolgere attività lavorativa.

Ad accedere al sussidio anche i figli inabili, indipendentemente dall’età sempre se a carico del pensionato. Inoltre tale prestazione spetta anche al coniuge divorziato, nel caso che sia titolare dell’assegno divorzile.

La pensione di reversibilità non spetta se si tratta di una coppia di fatto  o il coniuge contrae nuove nozze.

Questo non spetta ai genitori che non hanno ancora compiuto 65 anni oppure ai fratelli o sorelle del defunto se questi non sono a carico o che siano o già titolari di pensione o abili al lavoro.

Le somme della pensione di reversibilità sono cumulabili con gli altri redditi del coniuge ma solo nel caso in cui non si superano determinati limiti.

In questo caso la pensione viene ridotta, ad eccezione del caso in cui il coniuge del defunto faccia parte di un nucleo familiare con figli minori, studenti o inabili.

Ci sono alcune casistiche secondo cui si perde in tutto o in parte il diritto all’assegno di reversibilità.

Quando i figli compiono i 18, 21 o 26 anni e hanno completato gli studi o se iniziano a lavorare e percepiscono un reddito annuo superiore al trattamento minimo di pensione, maggiorato del 30 per cento.

Pensione di reversibilità, queste le cifre

L’importo degli assegni della pensione di reversibilità sono più bassi dell’importo che toccava al defunto. Questa viene calcolata in base ad una percentuale a seconda del grado di parentela dell’avente diritto e dal numero dei figli:

Se a beneficiarne è il coniuge questo spetta nella misura del 60%, 80% se gli aventi diritto sono il coniuge e un figlio o due figli senza coniuge, 100%, se a beneficiarne sono il coniuge e due figli o tre o più figli. Mentre se a beneficiarne sono gli altri familiari tocca il 15%.

La pensione di reversibilità può essere cumulata con i redditi personali del beneficiario basta che non si superi la  soglia di 20.449,26 euro circa l’anno.

Pensione di reversibilità, questi i limiti di reddito

Qualora la somma indicata venga superata, l’importo dell’assegno si riduce in base a determinati limiti di reddito.

La riduzione è graduale. Infatti questa corrisponde:

  • al 25 per cento, qualora il reddito sia compreso tra 20.489,82 e 27.319,76 euro;

  • al 40 per cento con redditi fino a 34.149,70 euro;

  • al 50 per cento qualora i redditi siano superiori a cinque volte il trattamento minimo.

Non si applicano le riduzioni qualora non si superano i 20.489,82 euro e se nel nucleo familiare sono presenti figli minori, studenti o inabili.

Achiropita Cicala
Achiropita Cicala
Collaboratore giornalistico, classe 1985.Ho una laurea magistrale in Economia Applicata, conseguita presso l'Università degli Studi della Calabria. A percorso universitario ultimato, ho approfondito sul campo le competenze acquisite in Finanza e Statistica presso alcuni studi commerciali. Attualmente, collaboro con diverse testate giornalistiche online per le quali scrivo, con flessibilità, di argomenti che spaziano dall'economia alla politica, dal mondo della scuola a quello dell'amministrazione pubblica. Passioni? La scrittura in primis, la grafica in secundis!
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