È una delle ipotesi avanzate sull’argomento, da parte del governo Draghi, per allinearsi alle indicazioni dell’Ocse. Se sei ancora ben lontano dall’età pensionabile, per quale motivo dovresti godere di una pensione di reversibilità? Ebbene sì, le novità sono dietro l’angolo. Ecco cosa si profila all’orizzonte.
Come leggiamo su Il Sole 24 Ore
il suggerimento principale è di non erogare la pensione di reversibilità finché il beneficiario non abbia raggiunto l'età di pensionamento, fornendo a chi è in età più giovane un aiuto temporaneo di adattamento, che tenga conto di fattori quali la presenza di figli.
Vista la spesa pubblica sproporzionata a tal riguardo (l’Italia è al 2,4%, per quanto riguarda i costi legati a questa pensione, contro l’1% della media Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), si decide dunque per una stretta sul fronte di tale provvedimento.
Se è pur vero che la pensione di reversibilità resta comunque necessaria, va sottolineato il fatto che urge, a ogni modo, una modernizzazione del sistema.
Le condizioni nel tempo sono mutate. Il matrimonio a vita è sempre meno popolare, i coniugi molto spesso lavorano entrambi, aumenta la longevità. Si rende indispensabile dunque promuovere la partecipazione al lavoro e creare incentivi all’occupazione, non sussidi per chi resta a casa ed è ben lontano dall’età pensionabile.
Ancora non ci sono dichiarazioni ufficiali. Ma questa è l’aria che tira, con altre novità: i tagli arriveranno fino al 50% ma con un allargamento della platea dei beneficiari, in particolare con quello già in atto alle unioni civili.
Vediamo tutti i dettagli.
Cos’è la pensione di reversibilità
Il caso più comune è quello di un coniuge che perde il proprio partner (lavoratore dipendente, autonomo o pensionato) e che quindi ha il diritto a percepire la sua pensione.
In presenza di un reddito di quest'ultimo, non superiore a tre volte il minimo Inps, la percentuale spettante è del 100% della pensione di reversibilità del coniuge deceduto (che si precisa corrisponde al 60% della stessa).
Ci sono però casi in cui anche altri parenti del defunto possono percepire la pensione di reversibilità, come ad esempio i figli minorenni o inabili al lavoro, ma anche fratelli e sorelle.
L'assegno erogato mensilmente non viene determinato nella stessa misura rispetto a quello delle persona assicurata nel momento in cui questa era viva. Ma ne costituisce solo una percentuale.
Chi ha diritto alla pensione di reversibilità
Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, nella maggioranza dei casi, la pensione spetta al coniuge rimasto defunto. Ma in percentuali differenti, a seconda delle situazioni familiari. Nella fattispecie, se il coniuge è rimasto completamente solo, allora gli spetta il 60% della pensione ma se ha un figlio a carico, questa percentuale sale all’80%. Nel caso in famiglia siano presenti due figli o anche più, allora la quota spettante è al 100%.
Inoltre, se il pensionato era sposato in seconde nozze e aveva l’obbligo di mantenimento della prima moglie divorziata, allora la pensione di reversibilità si divide tra entrambe le donne, in quote da stabilire soltanto in tribunale.
Per un approfondimento sulla tematica, si rimanda all'articolo di riferimento, che illustra nel dettaglio quando la pensione va dritta all'ex-coniuge.
Non sono questi gli unici casi in cui il superstite ne ha diritto al 100%. Anche i figli godono di questo diritto, se minorenni, inabili oppure studenti (fino a 21 anni di età, impegnati in corsi di formazione, senza fonti di reddito da lavoro; fino a 26 anni, in caso di percorso universitario).
Il reddito Irpef gioca un ruolo determinante, a tale scopo. Infatti se il coniuge rimasto in vita ha un reddito inferiore a 20.107,62 euro annui, allora mantiene il diritto al 100% sulla pensione di reversibilità.
Per il calcolo, si rimanda a tale articolo specifico sul tema.
Infine, in assenza di coniuge o figli, hanno diritto alla pensione di reversibilità:
- il fratello celibe o la sorella nubile,se non beneficiano già di altri trattamenti e risultano comunque inabili al lavoro
- anche i genitori ultra 65enni ma purché non siano già beneficiari di una propria pensione diretta.
Pensioni di reversibilità, come funziona?
La regolamentazione riguardante la pensione di reversibilità è ampia e varia e il suo funzionamento articolato. In particolare, non sussistono cause ostative per quanto riguarda un tempo minimo di matrimonio previsto, per poter poi godere del trattamento di favore. Inoltre non c’è al momento alcun limite fissato per l’età del coniuge ma è proprio in questo senso che il governo si sta orientando, per effettuare i primi tagli.
Un pensionato che ad esempio sposa una quarantenne o cinquantenne, lascia alla coniuge la sua pensione di reversibilità, anche se la moglie è così giovane e in teoria anche dopo un mese di matrimonio.
È importante sottolineare però che il coniuge superstite, che decide di risposarsi, perde in automatico il suo diritto a percepire la pensione. Si calcola una liquidazione una tantum che tiene conto del diritto fino al giorno in cui ha contratto il nuovo matrimonio.
Quando arriva la pensione di reversibilità?
I superstiti, che si stabilisce abbiano diritto al trattamento economico in questione, iniziano a ricevere l’assegno, a partire dal mese successivo a quello della morte del pensionato o assicurato.
L’Inps taglia fino al 50%!
Pensione di reversibilità addio dunque, perlomeno in parte. È proprio l’Ocse che lo chiede all’Italia. In realtà si tratta di un provvedimento specifico che riguarda questa tipologia di trattamento, ma che rientra in un più ampio piano di rinnovamento dell’intero sistema pensionistico italiano.
Lo stabilisce l’Ocse nel report “Economic Survey” dedicato all’economia italiana.
suggerisce in particolare di contenere i costi delle “pensioni di reversibilità permanenti, che attualmente si muovono intorno al 2,4% del Pil, ben sopra la media dell’Ocse (1%). Come? Prima di tutto escludendo questa misura alle fasce fortemente al di sotto dell’età pensionabile.
Ovviamente, si specifica, non si tratta di una perdita del diritto. Ma di un differimento nel tempo, nell’attesa che il soggetto beneficiario del trattamento raggiunga l’età pensionabile.
L’aspettativa è di vedere introdurre le novità già a partire dal 2022. Al momento, non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali bensì ipotesi, seppur alquanto probabili.
Ecco quali.
Innanzitutto, si specifica che i tagli si effettuano soltanto nel caso in cui il reddito è soggetto a Irpef, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali. Il coniuge ha senza dubbio diritto a un trattamento minimo, se il reddito che percepisce non supera quest’ultimo di tre volte, altrimenti si taglia del 25%, del 40% e addirittura del 50% della pensione di reversibilità (in modo proporzionale).
Si anticipa, riservandosi di approfondire l’argomento in altri articoli, che le disposizioni dell’Ocse in tal senso, prevedono altri tipologie di tagli e, in primis su Quota 100, bocciata a pieno titolo in quanto ritenuta troppo dispendiosa per l’economia dello Stato.
Appare chiaro infatti che Quota 100 verrà definitivamente cancellata alla fine di questo anno 2021.
Ecco chi la perde!
Il taglio del 50% sulle mensilità di questo trattamento pensionistico rappresenta senza dubbio “la perdita” maggiore che è possibile subire.
Ma c’è anche chi rischia di perdere il beneficio una volta per tutte.
In particolare si tratta, come abbiamo già avuto modo di evidenziare, del coniuge che decide di contrarre nuovamente matrimonio. In tal caso, si procede con un calcolo ben preciso, che prevede una liquidazione una tantum, pari a 26 volte l’importo a cui si aveva diritto prima del nuovo matrimonio.
Se invece il beneficiario del trattamento di reversibilità è un figlio minorenne, allora perde il diritto nel momento in cui raggiunge la maggiore età.
E se, alla vigilia della morte del coniuge, in realtà la coppia aveva già avviato le pratiche di separazione? In questo caso specifico, la pensione di reversibilità, secondo tutte le condizioni del caso, resta comunque un diritto per il coniuge superstite.
Differente, però il caso in cui sia stata già emessa la sentenza di divorzio.
La giurisprudenza in questo caso prevede che, se in fase di divorzio, il giudice abbia stabilito un assegno di mantenimento per il coniuge più vulnerabile, allora resta in vigore anche il diritto a percepire il trattamento pensionistico lasciato in eredità.
Modello Red: perché è obbligatorio per la pensione di reversibilità
Si tratta di un documento essenziale ai fini dell’ottenimento di tale beneficio, in quanto, senza il modello Red, l’Inps arriva a sospendere l’erogazione del trattamento.
Pertanto tutte le persone interessate a percepire il trattamento in oggetto devono, in maniera obbligata, presentare questa documentazione. Non solo dichiarazione dei redditi dunque (che si tratti di modello 730 oppure Unico)ma, chi vuole beneficiare di questo trattamento economico, deve presentare il modello Red entro il 31 marzo di ogni anno.
Ovviamente la conseguenza di una mancata presentazione è la sospensione del pagamento da parte dell’Inps, che potrà sfociare anche in una revoca definitiva.
C’è da sottolineare il fatto che comunque l’Inps invia i solleciti a chi è inadempiente da tale punto di vista (non personalmente ma l’ultimo comunicato è stato pubblicato il 21 luglio scorso). Al momento si eseguono accertamenti sulle situazioni reddituali del 2017 e del 2018 e, chi non ha presentato i relativi modelli Red entro il 15 di settembre 2021,data fissata come termine ultimo) subirà il taglio dell’assegno mensile.
Per ulteriori informazioni, e per conoscere le modalità da seguire per ottenere la pensione di reversibilità, è possibile visitare direttamente il sito INPS muniti di Spid,Carta di identità digitale (CIE) o Carta dei servizi (CNS).
Sono disponibili anche altri servizi come l'assistenza fornita da un Caf o ancora il numero verde del contact center dell'INPS ovvero 803.164.