Con Draghi si va davvero in pensione a 57 anni con la RITA?

Sembrerebbe che con la RITA si possa andare in pensione a 57 anni, cioè 10 anni prima di quanto previsto dall'attuale riforma delle pensioni, cioè la Fornero del 2012. Da quanto conferma l'attuale governo Draghi semrberebbe di sì, ma uso il condizionale d'obbligo, perché non si sa mai. In effetti ci sono delle particolarità nella RITA che non saltano subito all'occhio.

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Per il mese di settembre ci sono molte novità, in particolare per le pensioni. Col ritorno nel governo Draghi dell'ex ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero come consulente per la task force relativa ai piani economici presieduta dal sottosegretario Bruno Tabacci, molti temono per eventuali riforme pensionistiche "lacrime e sangue". 

E per chi conosce la riforma delle pensioni Fornero sa che la pensione è diventata più lontana rispetto al passato. O almeno fino all'introduzione di Quota 100, e anche di altre pensioni che, di poco, violano il requisito anagrafico della riforma Fornero. 

In particolare d qualche anno c'è la possibilità di andare in pensione 10 anni prima rispetto all'attuale disposizione, grazie alla pensione RITA. Che non è né la Pavone né la Montalcini. Ma andiamo per gradi.

Pensione RITA, ecco come funziona rispetto alla Fornero

La pensione RITA, o meglio la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, è una tipologia di pensione disposta secondo l'articolo 1 (commi 168 e 169) della legge 205/2017, cioè durante il governo Gentiloni, e prevede, in soldoni, una pensione anticipata di 10 anni rispetto al requisito anagrafico della legge Fornero. 

Ma attenzione, la pensione RITA rientra come previdenza complementare, cioè che è funzionale a seconda della disposizione attuale del richiedente. Altrimenti dovrà rifarsi ad altre pensioni, o rimanere con la Fornero.

Che, ripetiamo, non prevederebbe solo il requisito anagrafico di 67 anni, bensì anche quello di almeno 20 anni di contributi maturati. 

Quindi 67 anni e 20 di contributi minimi. Constatando che, a dispetto della Riforma Dini del 1995, uno dei tentativi di riformare complessivamente il sistema pensionistico italiano, precedentemente era valido il principio delle quote, cioè avere come requisiti chiave l'età anagrafica sopraggiunta e un minimo di contributi richiesti.

Per la Fornero in realtà, data l'abolizione delle quote, è richiesto principalmente l'età dei 67 anni, non a caso uguale a quanto attualmente richiesto per le Pensioni sociali (oggi Assegno sociale) e per la Pensione di Cittadinanza. Sicché devi arrivare a 67 anni. Almeno così da quanto è stato stabilito dal 2019. Probabilmente dal 2022, come già supponeva Manuel Saccon, si andrà ad un aumento dell'età pensionabile, causa aumento della speranza di vita.  

D'altro canto, come segnala notizieora.it, la stessa pensione RITA potrebbe rischiare di subire ulteriori danni a causa della riforma della tassazione, prevista all'interno del Governo Draghi.

In pensione con la RITA, ma solo con i fondi pensione

Si può andare in pensione con la RITA dieci anni prima, questo è vero. Ma essendo una forma di previdenza complementare, devi avere un requisito non da poco per accedervi: essere iscritto ad un fondo pensione.

Cosa sono i fondi pensione? Si trattano di fondi pensionistici, di tipo complementare, previsti per determinate categorie lavorative, pressoché privati, i quali garantiscono una pensione a seconda di quanto sia stato devoluto a questo fondo. 

Ad essere precisi, serve che tu ti iscriva ad un fondo previsto per:

  • lavoratori dipendenti;
  • lavoratori autonomi;
  • liberi professionisti;
  • precettori di redditi diversi dal lavoro.

Addirittura, per arricchire la tua quota in questo fondo, potresti destinare il tuo Trattamento di Fine Rapporto, così ottieni un'integrazione migliore. Il problema è che per il momento hai solo accumulato la quota da destinare al fondo, il problema viene dopo.

Perché non è proprio detto che tu possa beneficiare direttamente a 57 anni, ma anche a 62 anni.

Pensione RITA a 57 anni o a 62 anni?

Sulla carta con la pensione RITA si va in pensione a 57 anni, ma in realtà questa rendita anticipata richiede appunto di anticipare qualcosa. Tipo la cessazione dell'attività lavorativa.

Sì, perché essere nelle condizioni di aver:

  • cessato l'attività lavorativa;
  • maturato i requisiti d'accesso alla pensione.

Nei cinque anni successivi a tale raggiungimento dei requisiti. Pertanto, dopo i 57 anni previsti. Quindi, la rendità sarà disponibile a 62 anni, praticamente l'età per Quota 100. Se non altro i versamenti sono solo 20 anni, contro i 38 anni di contributi previsti per Quota 100

Anche perché Quota 100 non richiede l'iscrizione al fondo pensione da almeno 5 anni, come invece prescrive la pensione RITA.

Va da sé che in realtà ci sarebbe una seconda possibilità, e stavolta puoi andare in pensione a 57 anni. Hai la rendita a 10 anni dall'età pensionabile prevista dalla Fornero se sei inoccupato da oltre 24 mesi.

Qual è la differenza tra inoccupato e disoccupato? In breve, “disoccupato” indica la situazione di chi al momento non ha lavoro ma è stato impiegato in passato; “inoccupato” si riferisce a chi non ha mai avuto un contratto di lavoro.

Pertnato questo è il sunto:

  • essere in un fondo pensione da 5 anni;
  • aver smesso di lavorare per andare in pensione a 62 anni;
  • essere inoccupato da 2 anni per andare a 57 anni.
  • avere 20 anni di contributi garantiti.

Per altre informazioni, c'è il video a cura di Matteo Caponetti.

Anche perché si potrebbe valutare delle alternative, no? Supponiamo tu non sia rimasto soddisfatto dalla RITA, ci sono altri modi per andare in pensione a 57 anni?

Legge 104 come alternativa alla pensione RITA

Se vogliamo andare in pensione intorno ai 57 anni, e non si può accedere alla pensione RITA, una delle alternative è tramite la famosa Legge 104, cioè la L. 104/1992.

Questa opzione pensionistica è disponibile per un tipo particolare di categoria, cioè quelli aventi un handicap di almeno l'80% di invalidità riconosciuta. A patto che il lavoro, per il quale si ha una riduzione di capacità lavorativa, sia relativo al settore del privato. 

In tal caso, l'età scende, ma a seconda del genere:

  • per il genere maschile, si parla di 61 anni come requisito anagrafico;
  • per il genere femminile, si parla di 56 anni come requisito anagrafico;

La storia non cambia anche se si è non vedenti, anzi, questa condizione deve essere garantita da almeno 10 anni di assicurazione e contribuzione dopo la comparsa della malattia, cioè la cecità.

In tal caso, l'età scende, ma sempre a seconda del genere:

  • per il genere maschile, si parla di 61 anni come requisito anagrafico;
  • per il genere femminile, si parla di 57 anni come requisito anagrafico;

E sempre sarà necessario aver maturato almeno 20 anni di contributi nell'intera vita lavorativa. Teoricamente per gli uomini siamo sempre intorno ai 61 anni, mentre le donne hanno la garanzia di andare in pensione a 57 anni. Non tanto dissimile da Opzione Donna.

Opzione Donna per le lavoratici al posto della pensione RITA

Ci sarebbe anche, come alternativa alla pensione RITA; anche Opzione Donna o l'Ape Sociale. Ma solo se si è lavoratrici, pertanto è già di per sé escluso l'accesso ai lavoratori. 

Inoltre, come tutti, serve fare dei distinguo. L'Opzione Donna prevede due requisiti differenti a seconda della tipologia di lavoratrice:

  • se si è lavoratrici dipendenti, si richiede almeno 58 anni di età e 35 anni di contributi;
  • se si è lavoratrici autonome, si richiede almeno 59 anni di età e 35 anni di contributi.

E questo se si è maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2020, almeno a riferimento delle erogazioni per il 2021.

Come segnalato da Francesco Santone, c'è la possibilità di un rinnovo per il 2022 grazie al Governo Draghi, addirittura puntando ad un'integrazione nel sistema stesso, cioè renderla un'opzione permanente. E addirittura, il ministro per il Sud e la coesione territoriale nel governo Draghi Mara Carfagna ha proposto, come già anticipato, all'integrazione di Opzione Donna con una Quota Mamma, cioè un bonus contributivo per le donne che, in stile Ape Sociale, possano andare in pensione un anno prima per ogni figlio avuto. 

Per la cronaca, l'Ape Sociale permette la pensione, ma a 63 anni fissi. Cambia solo gli anni di contributi previsti:

  • almeno 63 anni di età;
  • almeno 30 anni di anzianità contributiva
  • almeno 36 anni di anzianità contributiva se lavoratore/trice di attività gravose (se donne, prevista una riduzione 12 mesi per ogni figlio, nel limite massimo di due anni);

Lo stile "Ape Sociale" è in merito alla riduzione appena accennata. Altrimenti, rimane la semplice previdenza integrativa.

La previdenza integrativa prima della pensione RITA

Tra le alternative alla pensione RITA abbiamo anche un intero sistema, quello della previdenza integrativa, che, come dice il termine, non è fondamentale, ma accessorio rispetto all'attuale sistema pensionistico base.

Sempre relativo ai fondi pensioni sopra descritti, possono essere già per conto proprio un'alternativa. Fatta l'iscrizione in uno di questi fondi pensione, prevede due fasi precise: accumulo e ritiro.

L'accumulo è quanto tu destini per il fondo, che tu sia un dipendente o libero professionista o precettore di redditi diversi dal lavoro. Questa è la prima fase.

Finito questo continuo accumulare di quote, passa la seconda fase, cioè il ritiro, che può essere come quota capitale o rendita, addirittura come anticipo o riscatto. Ma a seconda dei casi.

Per esempio, l'anticipo è:

  • fino al 75% della quota se per spese sanitarie giustificate da gravi condizioni di salute;  
  • fino al 75% per spese di acquisto o ristrutturazione della prima casa (ma dopo 8 anni di partecipazione);
  • fino al 30% per spese senza giustificazione e per motivi personali.

Invece per il riscatto è:

  • fino al 50% dopo 12 mesi dalla perdita del lavoro (dimissioni, licenziamento...)
  • fino al 100% dopo 24 mesi dalla perdita del lavoro.

Il riscatto è totale se risulti con una riduzione della capacità di lavoro almeno del 33%.

Poi, potresti anche scegliere la pensione RITA, ma non è necessario, perché già coi fondi pensioni hai un'integrazione. Ovvio, maggiore l'accumulo, maggiore risulterà l'importo della rata mensile della quale si beneficerà. Ma dovrai deciderti, se convertire tutto il capitale in RITA o solo una parte.

Il resto, cioè la parte residua nel caso di coversione parziale, sarà usata per l’erogazione della pensione integrativa vera e propria.

Come vedete, le soluzioni non mancano. Dipende solo da voi, e da come state messi. Altrimenti c'è Quota 100. Finché dura. Perché quando scadrà, e se scadrà, l'unica rimanente è la Fornero. Quella è (quasi) per sempre!