Pensioni, addio Quota 100, ritorno Fornero: cosa succederà

Pensioni, addio Quota 100: si avvicina il momento di dire addio alla misura, introdotta dal governo giallo-verde per contrastare gli effetti della Riforma Fornero, e operativa fino a dicembre 2021. In attesa del 27 luglio, data fissata per il confronto tra Governo e parti sociali, il Premier Mario Draghi richiama proprio Elsa Fornero come consulente nel neonato Consiglio d’indirizzo per l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica.

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Pensioni, addio Quota 100: si avvicina il momento di dire definitivamente addio alla misura introdotta nel 2019 dal governo giallo-verde per contrastare gli effetti della Riforma Fornero e che sarà operativa fino a dicembre 2021. 

In attesa del 27 luglio, data fissata per il confronto tra Governo e parti sociali, il Premier Mario Draghi richiama proprio Elsa Fornero come consulente nel neonato Consiglio d’indirizzo per l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica, istituito dal sottosegretario della Presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci.  

Una decisione che ha già scaturito diverse reazioni: immaginabile quella di Matteo Salvini, il cui incarico dell’ex ministra in veste di consulente al governo non tranquillizza; ma anche preoccupazione da parte degli italiani che ricordano ancora bene quelle lacrime che accompagnarono la conferenza stampa nel 2011. 

Ma l’ex ministra, con molte probabilità, non tornerà per occuparsi delle pensioni, il cui nodo deve ancora essere sciolto. Diverse sono le ipotesi sul futuro post Quota 100. Vediamone alcune. 

Pensioni, addio Quota 100: (in)successi e criticità della misura sperimentale del governo giallo-verde

Quota 100 venne introdotta con il decreto legge n. 4 del 28 gennaio 2019 che, all’articolo 14- disposizioni in materia di trattamento di pensione con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi, permise agli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della stessa gestite da INPS, di avere diritto alla pensione anticipata

La misura aveva l’obiettivo di affiancare i canali di pensionamento previsti, appunto, dalla legge Fornero, cioè la pensione anticipata e la pensione di vecchiaia

Oggi sono diversi i canali di pensionamento dei quali è possibile usufruire nel 2021. Lucia Pirruccio, consulente previdenziale, raccoglie i principali metodi per andare in pensione durante quest’anno, analizzando i requisiti per l’uscita dal lavoro con la pensione di vecchiaia, pensione anticipata, quota 100, opzione donna e Ape Sociale. Consigliamo una visione del video per avere una panoramica sulle diverse possibilità nel 2021: 

I canali per il pensionamento subiranno però un importante cambiamento dal mese di gennaio 2022. Infatti, come si sa, Quota 100 è una misura temporanea, introdotta per il solo periodo dal 2019 al 2021. Al termine di quest’anno, dunque, non sarà più possibile ritirarsi dal lavoro a 62 anni di età e 38 di contributi senza penalizzazioni. 

Oltre all’esistenza di altri canali di pensionamento che potranno comunque essere sfruttati dopo la naturale scadenza della misura fortemente voluta dalla Lega, Quota 100 non sembra comunque aver centrato gli obiettivi prefissati. 

Le adesioni hanno disatteso le previsioni: 

avrebbero dovuto essere circa 500 mila i nuovi pensionati che avrebbero scelto la misura, con 130.000 domande nel 2020, circa il 40% in meno rispetto all’anno precedente. 

Inoltre, Quota 100 sembra aver apportato vantaggi per lo più a lavoratori del settore pubblico e con redditi medio alti, come si legge nel rapporto annuale dell’INPS di luglio 2021

la misura è stata utilizzata prevalentemente dagli uomini, nel settore pubblico e da soggetti con redditi medio alti. Se ci si limita ai soggetti di sesso femminile, emerge che aderiscono al provvedimento anche donne con redditi molto elevati. 

Inoltre durante questi anni di sperimentazione, Quota 100 non ha favorito il ricambio generazionale auspicato, non essendo state rilevate chiare evidenze di uno stimolo a più assunzioni grazie alla possibilità di pensione anticipata. 

Pensioni, cosa succederà dopo Quota 100: le soluzioni per evitare il temuto “scalone” 

Con la scadenza di Quota 100, il governo si è dovuto mettere al lavoro per trovare delle soluzioni sostenibili e, al contempo, vantaggiose per i lavoratori, specialmente per evitare l’effetto “scalone” tanto temuto. 

Nel rapporto annuale dell’INPS vengono messe a disposizione alcune soluzioni, tra meno dispendiose e più dispendiose da parte dello Stato, per superare Quota 100 e, allo stesso tempo, accogliere le proteste dei lavoratori prossimi all’uscita dal mondo del lavoro e che richiedono più flessibilità e sistemi che permettano un’uscita anticipata rispetto ai requisiti ordinari.  

La prima è la proposta della quale si sente parlare da più tempo e che era stata individuata come l’ipotesi più papabile dopo la scadenza di Quota 100: ci si riferisce alla cosiddetta “Quota 41”, ovvero la possibilità di consentire l’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica del soggetto. Tale proposta, però, secondo i calcoli dell’INPS, sarebbe anche quella che richiederebbe maggiori costi. 

La seconda proposta è invece quella che viene definita, nel rapporto INPS, “opzione al calcolo retributivo”, dando a tutti la possibilità di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro con 64 anni di età e almeno 20 di contributi e con un importo minimo della pensione di almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Per la medesima proposta, data la limitata possibilità di adesione da parte di donne e autonomi, si propone anche l’alternativa di 64 anni di età e 36 di contributi, senza limiti sull’importo dell’assegno. 

Infine, la terza proposta prevede, per i lavoratori del sistema misto, un anticipo pensionistico della sola quota di pensione contributiva quando vengano raggiunti i 63 anni di età e 20 di contributi e un importo minimo pari a 1,2 volte l’assegno sociale. Una volta raggiunto il requisito di vecchiaia, viene poi riconosciuta anche la quota retributiva della pensione. 

Pensioni dopo Quota 100, altre proposte: contratto di espansione, opzione donna, Ape Sociale

Oltre alle proposte contenute nel rapporto annuale dell’INPS, il governo sta comunque vagliando anche altri strumenti per superare Quota 100, sia evitando lo scalone sia stimolando il ricambio generazionale. 

Un’opzione, per quest’ultimo punto, è rappresentata dal contratto di espansione che il decreto Sostegni bis ha allargato anche per le aziende con 100 dipendenti, ampliando tale misura, dunque, anche per medie e piccole imprese. 

L’obiettivo del contratto di espansione è proprio quello di favorire il ricambio generazionale, consentendo ai lavoratori intenzionati ad aderire, un prepensionamento per i dipendenti a 5 anni dalla pensione anticipata o dalla pensione di vecchiaia. 

Per il 2022 è comunque possibile anche una proroga per Opzione Donna, introdotta dalla L. 243/2004 e che consente alle lavoratrici di anticipare l’uscita dal lavoro con un assegno calcolato in base al metodo contributivo:

Opzione Donna permette alle donne di 58 anni di età (59 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. 

La misura, tra l’anno di entrata in vigore della legge e il 2020, ha coinvolto 79.369 donne nel settore privato e 7.359 del pubblico, con un’adesione maggiore tra donne con redditi bassi e lavoratrici autonome. 

Come consigliato anche nel rapporto annuale dell’INPS, una maggiore attenzione per quel che riguarda la riforma del sistema pensionistico dovrebbe inoltre andare, oltre che alle nuove generazioni, anche alla tutela di alcune tipologie di lavoratori come quelli impegnati in lavori gravosi. Per questi, suggerisce l’Istituto, andrebbero rafforzati strumenti come l’Ape Sociale

Pensioni, addio Quota 100, bentornata Fornero: di cosa si occuperà l’ex ministra?

In un contesto in cui il confronto sulla riforma delle pensioni si fa sempre più imminente, con la scadenza di Quota 100 e le soluzioni vagliate per evitare il tanto temuto scalone, il ritorno di Elsa Fornero, richiamata dal Premier Draghi a occuparsi dell’economia italiana, ha già prodotto reazioni, sia da parte dei partiti che dai cittadini. 

È difficile, infatti, dimenticare quella conferenza stampa del 2011 in cui veniva richiesto un sacrificio (parola che è rimasta fluttuante sotto le lacrime dell’ex ministra) agli italiani. Un passaggio busco da quello che era un sistema misto al sistema contributivo che provocò effetti anche devastanti per alcune categorie di lavoratori a un passo dal pensionamento. 

Ora, sul sito del Dipe (Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica) il comunicato dell’istituzione del Consiglio di indirizzo per l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica, istituito dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci, indica tra le nomine proprio Elsa Fornero. 

Immaginabile la reazione di Matteo Salvini che, all’epoca, aveva chiesto l’esilio dell’ex ministra. Il leader della Lega ha già espresso il suo dissenso con un tweet che recita: 

La Fornero scelta dal PD per occuparsi dei pensionati italiani??? No grazie, la Lega non ci sta, la signora ha già fatto troppi danni. 

È comunque bene evidenziare che non è detto che tra gli incarichi dell’ex ministra sia previsto un suo intervento diretto sulla riforma delle pensioni. Il Consiglio istituito da Tabacci, in forza della delega ricevuta dal Premier, ha infatti l’obiettivo di rendere efficiente e di orientare il coordinamento dell’attività economica. 

Quest’ultima non si limita, infatti, alla sola riforma del sistema pensionistico, bensì abbraccia un contesto molto ampio, specialmente in vista degli interventi legati al PNRR

Pensioni e riforma: Quota 100 fa male ai giovani?

C’è comunque da dire che la posizione su Quota 100 espressa di Elsa Fornero è sempre stata chiara ed è stata ribadita solo pochi mesi fa, a maggio 2021.

Per l’ex ministra Quota 100, oltre a non aver spazzato via né cancellato la legge Fornero del 2011, ha richiesto una consistente spesa, aumentando il debito e andando a risolvere problemi temporanei, a scapito delle nuove generazioni, i contribuenti di domani, destinati a pagarne i costi.

Tra le altre cose, l’introduzione della misura non ha permesso quel ricambio generazionale che si intendeva raggiungere e, comunque, non si rivolge a persone con difficoltà di lavoro o di salute.