Pensioni, tocca dire addio anche a quota 41. Ma ci sono delle alternative valide

Quota 41 non ci sarà nelle pensioni disponibili dal 2024. Ma rimangono ancora disponibili tutta una serie di alternative valide.

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In molti hanno sperato nella Quota 41 confermata per il 2024. E invece per le pensioni richiedibili dal 1° gennaio del prossimo anno l'uscita anticipata con 41 anni di contributi non ci sarà.

E non ci poteva essere: i costi per mantenere una simile uscita previdenziale erano troppo alti per le casse dell'INPS. Così da anni, se si pensa che dal 2021 se ne parla di questa potenziale uscita anticipata.

A dire definitivamente addio a Quota 41 è stato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, durante il meeting di Rimini.

Però non è tutto perduto. Ci sono comunque delle valide uscite anticipate, anche se non tutte prevedono i requisiti che avrebbe avuto Quota 41.

Pensioni, tocca dire addio anche a quota 41

Da mesi uno dei principali protagonisti della coalizione di Governo, la Lega, ha puntato molto sull'introduzione di Quota 41, una misura previdenziale che avrebbe consentito a tutti l'uscita anticipata con soli 41 anni di contributi versati.

Ma da anni questa Quota era malvista dai conti dell'INPS. Senza un limite di accesso anagrafico (previsto in tutte le altre uscite previdenziali, meno che in quella Anticipata della Fornero), il costo per le coperture sarebbe stato di (minimo) 5, se non 9 miliardi di euro.

Il pacchetto dei rinnovi inoltre è molto contenuto per la Manovra di Bilancio 2024: solo 1 miliardo e mezzo. Insufficiente anche per alzare le pensioni minime a 1000 euro, ed era uno dei cavalli di battaglia dell'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Anche lo stesso ministro Giorgetti ha dovuto spegnere le speranze a tutto il centrodestra, anche perché tra le proposte presenti in sede di Riforma delle Pensione, "nessuna [...] tiene nel medio e lungo periodo con il nostro tasso di natalità".

Questo potrebbe gettare un'ombra anche per il futuro delle altre quote, come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale. Non essendo misure strutturali, ogni anno vanno rinnovate secondo le disponibilità delle casse dello Stato. E quest'anno i soldi sono decisamente meno rispetto all'anno prima. A malapena si potrà rinnovare la misura straordinaria di 600 euro per gli over75, nonostante la speranza di arrivare addirittura a 700 euro nel 2024.

Quando ci perdevo con quota 41

Teoricamente il contribuente non avrebbe perso nulla con Quota 41, anche se significherebbe comunque smettere di lavorare tot anni prima. Ed essendo su base contributiva, non potrai più aumentare il tuo montante contributivo con altri contributi versati.

È il problema della pensione anticipata: esci prima, ma con meno soldi; altrimenti rimani, e dopo tot anni hai una pensione più robusta.

A perderci con Quota 41 sarebbe stato lo Stato. E a dirla tutta, il problema di Quota 41 non si sarebbe limitato solo all'assenza di limiti anagrafici. A pesare nelle casse dell'INPS sarebbe stato anche il fatto che, a differenza delle altre misure d'anticipo pensionistico, Quota 401 non avrebbe appunto previsto una riduzione dell'assegno.

Come visto anche per Opzione Donna, le misure anticipatorie non possono garantire lo stesso assegno che si avrebbe una volta maturati i 67 anni per la pensione di vecchiaia.

L'INPS ha infatti disposto delle riduzioni che possono andare dal 30-40% per Opzione Donna fino al tetto massimo di 1.500 euro per l'Ape Sociale.

È altresì vero che anche Quota 103 non prevede riduzioni, ma la misura è stata studiata per contenere comunque la platea: 41 anni di contributi, ma il richiedente deve avere 62 anni compiuti, e non deve accumulare ulteriori redditi fino a 67 anni, anno per il passaggio alla pensione di vecchiaia.

Tutte limitazioni non previste in Quota 41. Da qui gli alti costi stimati dallo Stato.

Ma ci sono delle alternative valide

Quota 41 non è comunque l'unica uscita anticipatoria prevista per il 2023, né tantomeno per il 2024.

Il lavoratore in odor di pensione ha sempre a disposizione una serie di alternative valide, come l'Isopensione o la Pensione Precoci.

Simile a Quota 41, l'Isopensione prevede la pensione anticipata per il lavoratore di un'azienda avente più di 15 dipendenti, anche se gli mancano 7 anni alla pensione di vecchiaia (prima del decreto Milleproroghe 2023 il limite era a 4 anni).

La misura però ha dei limiti. L'azienda dovrà accordarsi con i sindacati e l'INPS, al punto da garantire una fideiussione per garantire la solvibilità dell'impegno finanziario verso il lavoratore. Inoltre con l'Isopensione non si avrà diritto alla perequazione né agli assegni familiari. E non potrà essere usata per riscatti o cessioni del quinto.

Nel caso della Pensione Precoci, si potrà uscire dal lavoro anche solo con 41 anni di contributi. Ma il richiedente dovrà essere::

  • disoccupato (in seguito a licenziamento, ma anche a dimissioni per giusta causa);

  • avere un'invalidità superiore o uguale al 74%;

  • essere caregiver;

  • aver svolto o svolgono attività particolarmente faticose o usuranti.