Pensioni: uscita a 63 anni? Ecco come da gennaio 2022!

Nuova riforma pensioni? Per adesso dovremmo accontentarci di Quota 102, ma per uscire dal mondo del lavoro c'è un'altra opportunità! Ecco quale!

La legge di bilancio, approvata in tutta fretta alla fine del vecchio 2021, non ha prodotto nessuna novità relativa alla riforma pensioni 2022. Inizialmente, si pensava potesse contenere una rivoluzione, ma, invece, ci dovremo accontentare della nuova Quota 102.

Tuttavia, le promesse da parte di Draghi erano altre. Era stato previsto, infatti, un incontro tra il governo e le parti sociali per discutere in merito a tre diversi temi caldi della riforma, ovvero la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, la previdenza per le donne e per i giovani e la previdenza complementare.

Il governo Draghi aveva, quindi, previsto l’introduzione della Quota 102 solamente inizialmente, per poi passare gradualmente alla legge Fornero entro il 2024. L’intento sarebbe quello di fornire ai cittadini una legge che sia da un lato duratura e dall’altro lato anche sostenibile.

In che senso? Applicare una riforma sostenibile significherebbe arrivare a risparmiare miliardi di euro, ma quanto ci è costata Quota 100? Dal momento in cui è entrata in vigore Quota 100 ci è costata all’incirca 12 miliardi di euro. Tuttavia, i fondi messi a disposizione per la copertura ed il mantenimento della misura risultano essere molti di più, ovvero 20 miliardi di euro.

Questi fondi, quindi, potrebbero essere reindirizzati a nuove riforme e a nuove misure pensionistiche che consentirebbero l’uscita dal mondo del lavoro per tutti. Questa, tuttavia, sarà valida solo per tutto l’anno 2022. Ma se esistesse un modo per andare in pensione senza ricorrere a Quota 102? 

Pensioni: l’uscita dal mondo del lavoro, i temi caldi dopo la legge di bilancio

Sicuramente, la flessibilità in merito all’uscita dal mondo del lavoro è un argomento che interessa a molti dal momento che attualmente per andare in pensione i lavoratori devono possedere dei requisiti stringenti e difficili da raggiungere.

Il Presidente dell’INPS Tridico è concorde nel proporre l’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni di età, percependo l’assegno contributivo, e successivamente, al compimento dei 67 anni d’età, iniziare a percepire anche l’assegno retributivo.

Che impatto avrebbe questa soluzione per lo Stato? L’impatto sarebbe minimo ed i lavoratori riuscirebbero ad andare in pensione ad un’età decente. Dovrebbero solamente sopportare la riduzione dell’assegno, ma solo per un periodo molto breve.

Altro tema che sta molto a cuore attualmente è l’uscita dal mondo del lavoro delle donne. Sappiamo tutti quanto sia difficile per le donne entrare nel mondo del lavoro, così come sarà successivamente difficile uscirne.

Opzione donna si rivolge proprio alle donne e permetterebbe l’uscita dal mondo del lavoro sia alle lavoratrici dipendenti sia alle lavoratrici autonome. Questa volta le parti sociali sono concordi con la proposta di riduzione dell’assegno previdenziale per sempre.

Anche i giovani subiscono la stessa difficoltà. Questi, devono non solo subire la disoccupazione dilagante, che è anche peggiorata a causa della pandemia, ma devono anche combattere contro un futuro incerto e privo di sicurezze.

Il governo ha discusso ampiamente in merito all’istituzione di un fondo per riuscire a colmare le lacune contributive sia dei giovani sia delle donne che da sempre costituiscono il motore economico di questo paese. 

Bisognerebbe investire di più sui giovani e sul loro futuro. Tantissime menti stanno già lasciando il loro paese in queste ore, in cerca di un futuro e di una vita migliori di quelli che l’Italia attualmente ha saputo offrire.

Un fondo contributivo potrebbe riuscire ad eliminare il divario lavorativo generazionale. Ma, secondo il sito https://www.pensionioggi.it/, un altro progetto in corso d’opera è la previdenza complementare:

“è necessario dare un fortissimo impulso alla previdenza complementare, un istituto che in Italia a differenza degli altri Paesi europei più evoluti, stenta a decollare. Destinando il TFR alla previdenza complementare le nuove generazioni potranno avvalersi di quella “seconda gamba” che, in aggiunta alla pensione pubblica, permetterà a chi esce dal mondo del lavoro una vita dignitosa.”

Pensioni, cosa accadrà nel 2022? Si parla di prepensionamento

Ma a cosa potremmo assistere nel corso di questo 2022? Sicuramente vedremo in azione Quota 102, ma solo fino alla fine del 2022. Ebbene sì, la misura resterà in vigore fino alla fine dell’anno e poi il vuoto. Forse, per assistere all’approvazione di nuove riforme pensionistiche, dovremmo aspettare l’approvazione di una nuova legge di bilancio.

Vorrei aprire una piccola parentesi sulla legge di bilancio: come avete avuto modo di assistere in questi ultimi mesi, la legge di bilancio è stata approvata in tutta fretta, in extremis, senza nessun confronto parlamentare. Solamente pochissimi emendamenti sono stati discussi e approvati. Questi, arrivavano anche di notte.

Non esiste attualmente una nuova riforma delle pensioni, ma si suppone la proroga per tutto il 2022 di Opzione donna e dell’Ape sociale, altre due misure che vi consentiranno di andare in pensione anticipata. Per chi non lo sapesse, l’Ape sociale consente a tutti i lavoratori che svolgono attività usuranti di andare in pensione anticipata.

Proprio in merito all’Ape sociale sono in corso delle novità. Le categorie delle attività usuranti sono aumentate e, di conseguenza, l’accesso alla pensione è consentito ad un numero molto più ampio di persone.

Inoltre, per i lavoratori che lavorano nell’ambito dell’edilizia, i requisiti per accedere all’Ape sociale sono cambiati: se prima la misura prevedeva il possesso di 36 anni contributivi, adesso, invece, gli anni contributivi sono stati ridotti a 32 anni.

Mentre, gli anni anagrafici dovranno sempre essere 63. E non solo i lavoratori del settore edilizio avranno accesso all’Ape sociale, ma anche i ceramisti. Ma cosa accadrà superato il 2022? Queste misure saranno prorogate o avremo un vuoto normativo?

Pensioni: le previsioni per il 2023

In risposta alla domanda del paragrafo precedente, non credo dovremmo preoccuparci più di tanto. Il tema della riforma pensioni è stato solamente rimandato di un anno. Potremmo, quindi, assistere ad un cambiamento nel 2023?

Certamente Quota 102 non avrà vita lunga. Questa, è soltanto una misura momentanea e durerà solamente per tutto l’anno 2022. Il governo sta già pensando alla definizione di una nuova riforma strutturale post Quota 102.

All’orizzonte, però, le acque non sono calme. Secondo https://www.ilgiornale.it/, infatti,

“Le parti sociali potranno proporre delle soluzioni per intervenire sulla legge Fornero; tuttavia, non esiste al momento alcuna possibilità di compromesso sulla formula, che Draghi vuole mantenere integralmente di tipo contributivo.”

Ma quale sarebbe il punto? Per uscire anticipatamente dal mondo del lavoro bisognerà basarsi esclusivamente sul calcolo dei contributi versati ed in base a questo sarà calcolato anche l’importo dell’assegno previdenziale.

Su quest’ultimo punto i sindacati non riescono a trovare un accordo. Inoltre, non si riesce a trovare un accordo anche in merito all’ampliamento dell’Ape sociale. Ma per quale motivo? La riforma chiesta dai sindacati secondo il governo è troppo costosa.

Secondo il MEF, infatti, questa ci costerebbe all’incirca 141,2 milioni di euro e riguarderebbe circa 21.200 pensionati, ma solo nel 2022. Mentre, nel 2023 il costo si innalzerebbe a 275 milioni di euro.

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